Capitolo 6 - 1963 - 1966
LA TRAVERSATA DEL DESERTO

"Crediamo che minoranze laiche attive e decise, schierate sui problemi civili oltre che economici, morali oltre che tecnici, ideali oltre che realisti, possano giocare un grande ruolo rivoluzionario insieme alle forze tradizionali della sinistra proletaria e socialista" (Sinistra radicale, ottobre '62).

Questo è il programma radicale per gli anni '60. Nel '62 è nato il primo governo Fanfani di centro-sinistra. "I nuovi radicali non erano né intellettuali di prestigio, né avevano alle spalle particolari strutture e ambienti che li sostenessero, se si fa eccezione per l'esperienza della politica universitaria", scrive Massimo Teodori nel suo libro I nuovi radicali (con Piero Ignazi e Angelo Panebianco, ed. Mondadori, 1977).

I giovani del Pr si gettano subito nell'azione. Pannella, Rendi e Bandinelli nel gennaio '63 vanno a Oxford, a una conferenza mondiale pacifista cui partecipano personaggi del calibro dei Nobel Bertrand Russell e Linus Pauling, del gandhiano indiano Devi Prasad e del deputato greco Gregori Lambrakis, quello immortalato da Yves Montand nel film Z, l’orgia del potere di Costa Gavras. È un vero e proprio summit antimilitarista, poche settimane dopo il mancato conflitto atomico per la crisi di Cuba. Sono presenti anche i dirigenti della nascente New Left americana, che l'anno successivo esploderà con le contestazioni in California all'università di Berkeley e contro la guerra in Vietnam.

Tornati a Roma, i radicali fondano il Comitato per il disarmo atomico e convenzionale dell’Europa. In aprile organizzano una marcia antimilitarista con mille partecipanti. Mettono in imbarazzo il ministro della Difesa Giulio Andreotti svelando i piani di una base Nato segreta per sottomarini alla Tavolara in Sardegna. Nel maggio '64 Pannella partecipa a Firenze a una riunione della Consulta per la pace, ma il dissidio fra i pacifisti filosovietici del Pci e gli antimilitaristi radicali e nonviolenti risulta insanabile. Così la Consulta si scioglie. Il Comitato radicale per il disarmo, invece, raccoglie l'adesione di 400 Comuni italiani sulla proposta Thirring di smilitarizzare l'Europa centrale.

Pannella nel '63 deve però fare i conti con lo stato del partito radicale. Gli iscritti non sono più di cento in tutt'Italia, e quasi tutta l'iniziativa politica viene prodotta dalla sezione di Roma. Decide allora di sospendere le iscrizioni nazionali e di prendere la via del federalismo: ogni sezione lavorerà autonomamente, e quando ci saranno abbastanza iscritti si convocherà un congresso nazionale. Nel frattempo Pannella rimane segretario unico provvisorio. Non vuole imitare, insomma, i partitini burocratici che spendono gran parte delle proprie energie nell'organizzazione interna, nel dibattito sulla linea politica e nella ricerca di iscritti da far pesare ai congressi, tralasciando l'azione verso l'esterno.

Nelle elezioni politiche del '63 il Pr non si presenta. Invita a votare per uno dei partiti della sinistra (Pci, Psi, Psdi, Pri) e pubblica, col titolo Il voto radicale, le dichiarazioni di voto di vari personaggi: Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Elio Vittorini, Nelo Risi, Roberto Roversi, Massimo Mila, Silvio Ceccato, Mario Boneschi. È un episodio di "trasversalità transpartitica", in omaggio alla linea del Pr: "Unità, rinnovamento e alternativa di sinistra". Giancarlo Pajetta propone ai radicali di entrare come indipendenti nelle liste del Pci, garantendo loro tre eletti, in un'operazione che avrebbe avuto come capofila l’editore Giulio Einaudi. Ma Pannella declina l'appetitoso invito.

Nel giugno '63 il leader radicale convoca il consiglio nazionale del Pr e propone un dilemma che dopo di allora avrebbe ripetuto molte volte: "O cresciamo o ci sciogliamo. Sopravvivere è impossibile". Quella volta la soluzione trovata è Agenzia radicale, un organo di stampa quotidiano stampato in ciclostile da distribuire a giornali, parlamentari e iscritti. Dal '63 al '67 sarà il principale strumento di lotta dei radicali. Anche perché fra loro Pannella non è l'unico giornalista: lo sono anche Spadaccia (all'Agi, agenzia Italia), Aloisio Rendi e Giuseppe Loteta (che diventetà notista politico del Messaggero).

L'Agenzia radicale conduce campagne martellanti. Quando affronta un argomento non lo molla per mesi, offrendo sempre nuove rivelazioni. La campagna contro l'Eni, che ha Eugenio Cefis come vicepresidente dopo la morte di Mattei, è memorabile: va avanti dal '63 al '66. I radicali riescono a documentare la corruzione che l'ente petrolifero di Stato esercita nei confronti della stampa, anche di sinistra, distribuendo venti miliardi di allora in pochi anni.

Il Pr denuncia una strana coincidenza: nel '63 l'ex radicale Felice Ippolito, segretario nazionale del Cnen (l'ente per l'energia nucleare), viene arrestato e condannato in seguito alle accuse del settimanale di destra Specchio. E lo Specchio, guarda caso, è finanziato con mezzo miliardo dall'Agip (gruppo Eni). L'energia atomica dà fastidio ai petrolieri di Stato? Nel maggio '64 la procura di Roma apre un procedimento contro i massimi dirigenti dell'Eni, ma nessun giornale dà spazio alle accuse radicali. Men che meno quelli di sinistra, ideologicamente favorevoli all'industria statale.

"Subito dopo la convocazione giudiziaria", ricorda Pannella, "in due giorni, nottetempo, si trasferirono da Roma a Milano senza preavviso sei piani del grattacielo dell'Eur, sede Eni: tutta o quasi la documentazione amministrativa e contabile. E a giugno, forse a poche ore da decisioni assai gravi, papa Montini — al quale Cefis aveva finanziato i comitati per le nuove chiese quand'era arcivescovo di Milano — ricevette in blocco i massimi dirigenti dell'Eni e rivolse loro un discorso nel quale si magnificava, come cristianamente esemplare, la gestione dell'Ente petrolifero. Tutti i giornali, confindustriali e operai, pubblicarono con grande rilievo il discorso...".

I radicali tengono gli occhi aperti anche sulla minaccia di golpe dell'estate '64: "Scrivemmo sui rapporti che, stranamente, intercorsero tra Cefis, il presidente Antonio Segni e il generale Giovanni De Lorenzo in un momento delicatissimo della vita pubblica", dice Pannella. E nel '67, quando sull'Espresso Jannuzzi e Scalfari fanno scoppiare lo scandalo Sifar-De Lorenzo, il Pr denuncia l'appoggio che il Pci aveva dato al "neutralista" e "democratico" generale De Lorenzo.

Nel '65 l'Agenzia radicale scatena un'altra campagna, questa volta con successo: quella sull'Onmi (Opera nazionale maternità e infanzia), contro il sindaco dc di Roma Amerigo Petrucci e il suo assessore all'Igiene Clelio Darida (poi sindaco e ministro). Con anni d'anticipo sullo scandalo delle sevizie di suor Diletta Pagliuca ai suoi bambini, i radicali denunciano le truffe che la Dc commette nel campo dell'assistenza.

"Il mondo clericale", scrive l'Agenzia, "in questo ventennio ha saccheggiato settori essenziali della vita del Paese: dal ministero della Pubblica istruzione all'apparato poliziesco, da quello militare a quello della sicurezza sociale". E rivela che lo Stato, mentre dà solo 300 lire al giorno alle madri bisognose per allevare un figlio, ne fornisce ben tremila agli istituti clericali per lo stesso scopo. Questa volta però la stampa di sinistra (Espresso, Astrolabio, Paese) riprende le circostanziate accuse del Pr, e il sindaco Petrucci finisce in galera.

Nelle elezioni amministrative del novembre '64 il Pr invita a votare Psiup (Partito socialista di unità proletaria, staccatosi dal Psi quando questo entra al governo: ne fanno parte Lelio Basso, Lucio Libertini, Vittorio Foa), e un mese dopo festeggia l'elezione del candidato di sinistra Giuseppe Saragat alla presidenza della Repubblica (ma gli ingraiani del Pci e il Psiup, in odio al fondatore del partito socialdemocratico, appoggiano il dc Amintore Fanfani).

Nel giugno '66 Pr e Psiup presentano una lista comune per le elezioni a Roma. Pannella arriva terzo con l.l20 preferenze, ma non entra in consiglio comunale. Ci riuscirà 23 anni dopo, con 33mila voti. Il segretario radicale ha però sotto gli occhi l'esempio francese, che nel '65 aveva visto tutta la sinistra unita con François Mitterrand alle presidenziali contro Charles De Gaulle.

"Invece in Italia abbiamo solo epigoni e larve dei grandi leader rivoluzionari o riformisti del socialismo", si lamenta Pannella. "Fra un voto a Fanfani, uno a Tambroni e uno a Rumor, gli inchini al vescovo della circoscrizione, i consigli del gesuita-progressista-di turno, trascorre il centro-sinistra, con la sua "svolta storica" e la "stanza dei bottoni": un grottesco brechtiano che vorremmo tentasse la fantasia del Marco Bellocchio di Pugni in tasca".

Ma non c'è soltanto il Psi succube della Dc, nel mirino dei radicali. Nell'agosto '66 Pannella fa arrabbiare il Pci con un'intervista a Giano Accame di Nuova Repubblica, il settimanale dell'ex segretario pri Randolfo Pacciardi spostatosi su posizioni presidenzialiste di destra. Dichiara il segretario radicale: "Il Pci ha sostenuto l'estensione delle strutture corporative volute dal fascismo: l'Inps amministrato da sindacalisti di sinistra, l'Iri che garantisce la privatizzazione dei profitti della nostra industria settentrionale, l'Eni a tal punto amato a sinistra che molto spesso sono avvenuti passaggi di "quadri" dal Pci all'Ente. Né il maggior monopolio italiano, che è ridicolo continuare a considerare forza "privata', la Fiat, si è vista riservare trattamento peggiore: i bilanci pubblicitari di certi giornali di estrema sinistra possono confermarlo".

Continua Pannella: "Il Pci è antipacifista, si limita a chiedere una maggiore "democraticità" dell'esercito. È l'unico partito laico che non ha mai presentato una legge per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza. Bisogna sfatare il mito di un'opposizione totale del Pci al sistema, per analizzarne invece anche la storia di compromissioni. Il Pci è paralizzato ogni volta che una campagna di moralizzazione investe centri di potere vaticani. Ecco perché nelle ultime elezioni a Roma molti comunisti hanno votato per noi".

L'Unità, con un commento intitolato Pannella demistificato vergato anonimamente da Maurizio Ferrara, padre di Giuliano, replica tacciandolo di "anticomunismo". "Accusa ingiusta, perché Pannella aveva sempre cercato il rapporto con il Pci", commenta Lorenza Ponzone nel suo libro Il partito radicale nella politica italiana (ed. Schena, Fasano-Brindisi, 1993).

I radicali in quegli anni si impegnano anche nel sindacato della scuola. Ma sono soprattutto le "azioni dirette nonviolente" (sit-in, volantinaggi in luoghi proibiti, gesti dissacratori) a caratterizzare il loro modo nuovo di fare politica. Per la verità non inventano nulla: si limitano a importare dal mondo anglosassone i metodi di Bertrand Russell, di Martin Luther King e degli studenti statunitensi. Ma in Italia l'azione diretta viene confusa spesso con il "bel gesto" dannunziano, esibizionista e vacuo: "Pannella è passato da Pannunzio a D'Annunzio", scherzerà il liberale Valerio Zanone.

Invece è proprio quel metodo concreto, nel '65-'66, ad attrarre nel Pr i giovani hippy e provos che anche in Italia seguono la rivoluzione musicale di Bob Dylan, Beatles e Rolling Stones. Anche perché il piccolo partito libertario è l'unico ad aprire gratuitamente le proprie sedi a chiunque. "Noi radicali eravamo non più di 70-80 in tutta Italia, a metterci dentro anche i malati e i dormienti", ammette Pannella. "Però in quei quattro anni di censura e disattenzione, della "lunga traversata nel deserto", eravamo diventati quelli delle marce, dei capelloni e della musica pop, delle sedi dove si scopava nei gabinetti, in cui ci si riuniva, si ciclostilavano i volantini e si preparavano i cartelli-sandwich, in cui arrivavano le denunce e i primi mandati d'arresto, in cui già apparivano attivi gli omosessuali, in cui si riunivano i comunisti di Bordiga e i trotszkisti di Maitan, gli anarchici di Valpreda e Pinelli e i situazionisti di Silvestro e Valcarenghi, iraniani e sudvietnamiti, disertori e latitanti, divorzisti e cristiani anticlericali..."

Si avvicina il '68. Dopo la prima marcia per il Vietnam (aprile '65), a Milano gli studenti radicali Lorenzo e Andrea Strik Lievers distribuiscono un volantino a favore del servizio civile e vengono arrestati. Don Lorenzo Milani scrive L'obbedienza non è più una virtù, lettera ai cappellani militari in cui difende gli obiettori di coscienza. I milanesi Andrea Valcarenghi (futuro animatore di Re Nudo, del Macondo e degli arancioni), Felice Accame e Aligi Taschera, con i lorc gruppi Onda verde e Mondo beat, vengono anch'essi arrestati per antimilitarismo il 4 novembre '66, anniversario della "Vittoria".

Ma il successo più grande Pannella lo ottiene con il divorzio. Nell'ottobre '65 il deputato socialista Loris Fortuna presenta una proposta di legge per la legalizzazione. Nel dicembre '65 i radicali organizzano il primo dibattito sul divorzio al teatro Eliseo di Roma. La sala è stracolma, le relazioni sono di Fortuna, Mellini e Castellina per il Pci. Pannella è in Algeria. Ma quando torna, assieme a Mellini fonda subito la Lid (Lega per l'istituzione del divorzio), con l'adesione del vicepresidente dell'Unesco Adriano Buzzati Traverso e del giurista Alessandro Galante Garrone.

Grazie all'impegno del settimanale popolare Abc (diretto ed edito da Enzo Sabato) vengono inviate in Parlamento 32mila cartoline di lettori in sostegno a Fortuna. Nell'aprile '66 c'è un imponente comizio di Pannella al Lirico di Milano e il 13 novembre '66, in piazza del Popolo a Roma, arrivano 20mila divorzisti da tutta Italia. La "rivoluzione dei cornuti" (così vengono sbeffeggiati i separati) sta per incominciare.

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