LA CAMPAGNA PER L’ISTITUZIONE DELLA COMUNITA’ EUROPEA DEI GRANDI FIUMI
[da ITALIANI IN BULGARIA numero 8 del 8 dicembre 1997]
Era uno dei punti principali delle Linee di iniziativa politica che Emma Bonino presentò proprio qui a Sofia nel luglio 1993. oggi Bonino è commissaria europea a Brussels e in questa terza puntata della serie sul Danubio rileggiamo insieme le sue idee e proposte per una authority danubiana sovranazionale
L’OBIETTIVO di questa campagna è la istituzione di una Comunità europea delle idrovie, vale a dire di una Autorità sovranazionale con poteri di gestione, dal punto di vista economico e ambientale,, del gigantesco sistema idroviario incentrato sul Danubio. Si tratta di un obiettivo a priorità massima, che può agire da volano delle politiche di sviluppo economico, protezione ambientale e progresso civile e politico in tutta l’Europa centro-orientale.
IL DANUBIO è l’asse portante di un sistema idroviario che, già dal 1992, attraverso collegamenti con il Meno e il Reno, attraversa o tocca le frontiere di nove paesi: Olanda, Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria, Serbia, Bulgaria, Romania e Ucraina (con terminali Rotterdam – Mare del Nord e Foce del Danubio – Mar Nero). Questo asse navigabile riduce sensibilmente (oltre 2.500 km) le rotte marittime oceaniche, da Rotterdam al canale di Suez. Sono previsti completamenti a breve e medio termine, che coinvolgerebbero Francia, Italia, Slovenia e Croazia; mentre nel lungo termine si ipotizza il collegamento con la grande idrovia russa che collega già il Mar Baltico con il Mar d’Azov – Mar Nero, attraversando tutta la Russia in direzione nord-sud.
SI TRATTA del progetto più impegnativo e importante che interessa i paesi dell’ex blocco sovietico. Infatti la creazione di un sistema unificato e integrato di trasporto dell’Europa centrale e orientale rivoluzionerebbe il commercio e l’economia di tutto il continente, fornendo ai paesi ex-comunisti importanti chance di sviluppo ed integrazione con i paesi occidentali. Tuttavia questa prospettiva non sarà perseguibile se non si sosterrà il disegno economico con istituzioni e strumenti di gestione sopranazionali; è facile anzi prevedere che il persistere delle rivalità tra gli stati provocherò conflitti e crisi difficilmente governabili. Il problema si pone, a maggior ragione, per la protezione dell’ambiente.
FINORA nella costruzione di questo gigantesco sistema di trasporto le questioni di impatto ambientale sono state trascurate o completamente ignorate, così da provocare danni irreversibili al sistema ambientale-paesistico; maggiori i rischi che comporta lo sviluppo dei futuro dei traffici e delle attività produttive. L’ambiente naturale su cui insiste buona parte del sistema idroviario è tra i più belli d’Europa, ricco di ecosistemi unici e di prestigiose testimonianze storiche di antiche urbanizzazioni. In mancanza di politiche e strumenti sovranazionali di tutela, l’incremento del trasporto fluviale provocherà il progressivo inquinamento delle acque superficiali e di falda lungo tutto il letto dei corsi d’acqua fino agli sbocchi al mare. A questo si aggiungerà l’inquinamento atmosferico che, per effetto per le piogge, filtra nei terreni, inquina le falde e rifluisce in parte nei fiumi. C’è infine la questione dei rifiuti, solidi e liquidi, di origine industriale, agricola oppure urbana, che già oggi è estremamente preoccupato.
QUESTO COMPLESSO di problemi non può essere affrontato e risolto che attraverso la creazione di un’Autorità di gestione dotata di poteri sopranazionali. L’ultima riprova viene dalla controversia sorta tra Ungheria e Slovacchia a cusa dei lavori di sbarramento del Danubio, al confine tra i due paesi., per la costruzione di una centrale idroelettrica. Occorre perciò cogliere l’occasione, che non si ripresenterà facilmente, per affermare in concreto i nuovi approcci cultural-politici, solennemente sanciti dalla Conferenza di Rio, fondati sulla tutela dell’ambiente, sullo sviluppo ecologicamente sostenibile, sul rispetto delle diversità culturali e dei diritti civili delle popolazioni.
ATTUALMENTE è in vigore una convenzione internazionale che regola la navigazione del Danubio (vedi le precedenti edizioni di ITALIANI IN BULGARIA). Essa è stata firmata a Belgrado nell’agosto 1948 da Unione sovietica, Bulgaria, Cecoslovacchia, Romania, Ungheria, Ucraina e Yugoslavia. Le vicende degli ultimi anni l’hanno messa in crisi, ponendo all’ordine del giorno il problema del suo superamento. È da notare che da circa un secolo e mezzo la navigazione sul Danubio è sottoposta a uno statuto internazionale e che ogni passaggio storico rilevante ha causato una rinegoziazione di esso: l’ultima, all’indomani della seconda guerra mondiale, ha avuto il suo dominus nell’ex Unione sovietica.
QUINDI L’OBIETTIVO da perseguire è l’istituzione di una Comunità europea dei grandi fiumi e delle idrovie. Il modello di riferimento è quello a suo tempo definito per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, con l’obiettivo di farne, come avvenne già per la CECA, il volano per l’avvio di un processo di integrazione, economica e politica dell’Europa orientale, elaborando proposte e risoluzione nei parlamenti nazionali ed europeo.
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