LA FACOLTA’ DI ITALIANO ALL’UNIVERSITA’ DI SOFIA

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 9 del 25 dicembre 1997]

Di Boris Katsamunski, studente all’università di Sofia Sveti Kliment Ohridski. ITALIANI IN BULGARIA “premia” con la pubblicazione sul nostro bollettino i migliori temi di italiano degli studenti bulgari

HO INIZIATO A STUDIARE L’ITALIANO nel 1989. c’è gente che si mette a studiare una lingua per motivi pratici (serve nel lavoro), va in paese dove questa lingua è ufficiale, oppure capita in una scuola dove altre non se ne insegnano. Io, invece, benché avessi completato gli studi della scuola media superiore, avevo in me un desiderio indistinto che sentivo piuttosto col cuore che con la ragione. Era una specie di attrazione che provavo nei confronti di tutto quello che era italiano. Questo desiderio è maturato nella decisione di intraprendere un’attività intellettuale non fine a sé stessa, bensì collegata a tutto quello che sostituisce il mondo delle emozioni. Insomma, ho capito che era arrivato il momento in cui il germoglio doveva sbocciare e cioè di trasformare questa aspirazione morale in una attività pratica. È stato un passaggio brusco, nessuno se lo aspettava, tanto meno io, di quelli che mi conoscevano. Un giorno ho detto: devo trovare libri in italiano e mettermi a tavolino. Sono uscito, li ho trovati il giorno stesso, sono tornato a casa e ho cominciato. Con una lena sorprendente sono riuscito a divorare in otto mesi il materiale che era previsto per due anni. È inutile, però, che continui in questa maniera perché rischio di dedicare troppo al lato personale che qui dovrebbe avere una funzione introduttiva. Dico soltanto che la strada imboccata mi ha mandato all’esame di ammissione alla cattedra di filologia italiana presso l’università di Sofia, svoltosi nel giugno 1993. la cattedra occupa un piccolo stanzone nella soffitta dell’università che viene chiamato…

LA COLOMBAIA. Benché piccolo, lo stanzone riesce a contenere tutto quello che la cattedra possiede: una decina di dizionari, alcune grammatiche della lingua italiana, alcuni volumi di storiografia della letteratura italiana, libri di storia e non molte opere letterarie, soprattutto le opere di cui l’Italia si vanta e mai letteratura moderna. Con tale scarsezza di fonti, le quali oltre ad essere insufficienti vengono curate come la pupilla degli occhi e di conseguenza non sono a portata di mano tutti i giorni, l’italiano si insegna e si insegna bene. il sistema è sperimentato, la cattedra esiste da più di cinquant’anni e i nostri studenti che vanno di quando in quando a corsi di approfondimento, organizzati in Italia, brillano e superano di gran lunga i rispettivi “rivali” degli altri paesi con tali insegnamento. I professori di ruolo sono sei e non c’è che dire: sono preparatissimi. Conoscono tutti gli aspetti della lingua, ne analizzano gli aspetti in modo invidiabile, spiegano i fenomeni linguistici da veri ricercatori e ciò viene determinato anche dal carattere stesso delle materie che si insegnano: ore di traduzione, morfosintassi, linguistica generale, grammatica storica e letteratura italiana dal duecento al novecento.

SI E’ SEMPRE PROVVEDUTO a impegnare un lettore italiano il cui compito è farci esercitare la lingua parlata e limarci lo stile. È qui il posto per esprimere la nostra soddisfazione per il nuovo lettore, Uberto Malizia, un giovane che ha la vocazione per l’insegnamento e che è il non plus ultra dell’entusiasmo. Una persona come lui ci voleva proprio perché la cattedra ha molti problemi non essendo sostenuta da nessuno. I rapporti culturali tra la Bulgaria e l’Italia non poggiano su una base solida. L’istituto di cultura italiano non ha uno studio indipendente, ma con funzioni limitate viene ospitato dall’ambasciata, la quale ha un atteggiamento indifferente nei riguardi della cattedra, mancano donazioni e finanziamenti. Mancano soprattutto voglia di fare ed entusiasmo che se ci fossero porterebbero alla interazione e coordinazione tra tutti gli interessati a una divulgazione e apprendimento efficace della lingua italiana in Bulgaria. Diversamente rimaniamo allo stesso livello e i nostri insegnante, pur essendo bravi, non potranno aggiornarsi, seguiranno sempre la norma e dedicheranno vieppiù meno spazio alla prassi linguistica (tendenza che ormai si profila) e non avranno chi li sostituisce.

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