IN GITA A SOFIA: ABBIAMO LA METROPOLITANA!

[da ITALIANI IN BULGARIA numero 18 del 11 maggio 1998]

FINALMENTE avete avuto il buon senso di non scappare da Sofia nel fine settimana inseguendo il traffico dei gitanti autoctoni, e vi trovate in una capitale quasi vivibile, senza diplomatici americani, studenti greci e soprattutto pochissimi automobilisti bulgari. Il boulevard Tsar Osvoboditel è quasi tutto per voi per passeggiare tranquillamente dallo Sheraton ai giardini del monumento dall’armata sovietica, dove potrebbe perfino capitarvi d’incontrare l’ambasciatore d’Italia e signora che portano a spasso il cane. Proseguite in direzione sud-est per portarvi nel parco detto Borisova gradina (o parco della libertà) dove trovate i più grossi impianti sportivi della capitale: gli stadi Levski, del 1953, e CSKA, sedi delle omonime, maggiori squadre di calcio di Sofia, il velodromo in rovina e poco più oltre il Maria Luisa.

SI TRATTA DI un complesso pluviale che comprende tre piscine all’aperto: una piscina olimpica, una meno profonda con l’acqualand per i bambini e una più profonda per i tuffi con trampolino fino a dieci metri. Ci sono anche un campo di pallavolo su sabbia, dei piccoli bar sui bordi delle piscine, un ristorante abbastanza decente e un attrezzato fitness-centre aperto tutto l’anno, mentre non è chiaro se la stagione di apertura delle piscine si aprirà il 24 maggio o il 1° giugno, causa gli attuali lavori di manutenzione, né quanto costerà l’abbonamento stagionale per i quattro mesi da giugno a settembre compresi, anche se possiamo ipotizzare una cifra attorno ai 70-80mila leva. Il difetto: in alcuni giorni ed ore l’impianto sarà molto affollato. Il pregio: in teoria l’impianto rimarrà aperto non-stop durante le più calde notti d’estate.

PASSEGGIANDO AL RITORNO verso il centro potete ammirare il monumento Bratska mogia, pene cementizio dedicato alla resistenza antifascista eretto nel 1956 ed opera dello scultore Yordan Kachmarov. I giardini del parco, che è il più grande in città (360 ettari), sono anche i più antichi (la loro sistemazione cominciò nel 1896) e sono popolati di pensionati, bambini giocosi e cani liberi di defecare ovunque. Vi trovate anche i busti di santi, martiri e poeti vari. Ne abbiamo contati 33, nessuna donna, 23 dei quali coi baffi. Bandiamo un mini-concorso: chi sono gli unici due con gli occhiali e senza baffi?

SIAMO ANCORA IN GITA A SOFIA e ci spostiamo dall’altro lato della città per un viaggio emozionante: la metropolitana! Ciò che è un’abitaudine quotidiana per per gli abitanti di tutte le capitali d’Europa, per quelli di Sofia è sta una sorpresa tirata fuori dal cappello in anticipo dal sindaco Sofiansky nel gennaio scorso. In effetti il metrò di Sofia per adesso non serve a un tubo (appunto): connette solo cinque stazioni periferiche e non potrà diventare veramente utile prima che siano completate almeno le due stazioni che mancano per portarlo in centro, mentre il collegamento più ovvio, quello con l’aeroporto (sfruttando linee ferroviarie già esistenti), non ci si può ragionevolmente aspettare prima del quarto millennio, considerati i tempi bulgari.

NELL’ATTESA I SOFIANTSI godono della metropolitana come qualcosa di esotico da sperimentare come gita nel fine settimana. Abbiamo viaggiato con loro e li abbiamo visti scendere con noi al capolinea, dove non c’è neanche una pecora, per risalire sullo stesso treno che li riportava indietro. E’ una gita turistica, per ora, la metropolitana di Sofia, fatta di una cosa originale e curiosa: le decorazioni di ogni stazione, il modo stesso in cui ne è scritto il nome, sono differenti, affidate al gusto degli architetti cui sono stati affidati i lavori. Non è male come idea, rompe la monotonia delle solite moderne stazioni metropolitane tutte dello stesso colore per identificarne la linea. Non avendo che una sola (mezza) linea da identificare, a Sofia ci si è sbizzarriti con le stazioni.

D’altra parte però la monotonia riappare con i convogli, vecchie carrozze russe i cui altoparlanti ripetono ossessivamente: “DONG! Stanno per chiudersi le porte… DONG! La prossima fermata è Lyulin… DONG! Stiamo per arrivare a Lyulin… DONG! Stanno per aprirsi le porte… DONG! Stanno per chiudersi le porte… DONG!” evidentemente è una forma di condizionamento psicologico per abituare i sofiantsi, che hanno l’impressione di viaggiare sullo space shuttle, all’oggetto misterioso e al curioso fenomeno per cui le porte, a differenza di quelle dei tram, si aprono e chiudono sempre e solo nelle stazioni.

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