Quella che segue e' la sintetica cronaca di una brutta avventura nel Kossovo, territorio della ex-iugoslavia prevalentemente popolato da genti di etnia albanese.

IL FATTO

Sabato 1 agosto 1992 a mezzogiorno, partito da Sofia con un amico taxista bulgaro, ho transitato senza problemi il confine bulgaro-serbo sulla strada Sofia-Nis.
Alle ore 16, presso la cittadina di Podujevo, il primo grosso centro abitato da albanesi, 30 kilometri a nord di Pristina, l'auto sulla quale viaggiavo e' stata fermata dalla milizia serba in un posto di blocco organizzato con controlli ancor piu' approfonditi di quelli propri di un confine di stato. Nel mio bagaglio personale la milizia ha rilevato cento copie del giornale "Il partito nuovo", edizione di maggio in lingua albanese.

STATO DI POLIZIA. STATO DI ASSEDIO

Sono stato per tale motivo condotto nel posto di polizia nel centro della stessa cittadina, dove ho sostato in attesa dei controlli polizieschi e dove non ho potuto fare a meno di rimanere impressionato dalla presenza di cannoni e carri armati. I miliziani serbi hanno convocato alla stazione alcuni collaborazionisti albanesi per far loro tradurre oralmente il giornale, compito eseguito con perfetto eccesso di zelo. Infatti, tanto i miliziani serbi quanto i collaborazionisti albanesi apparivano miseramente gongolanti del potersi guadagnare promozioni dal fatto di avermi "beccato".

ITALIANO KAPUTT

Durante le lunghe ore di permanenza nella puzza di latrina di tale caserma, non ho subito violenze fisiche ma "solamente" psicologiche: nessuno tra gli oltre venti miliziani presenti parlava o accettava di parlare una qualsiasi delle maggiori lingue europee; alle mie richieste di chiarimenti - "problemi?" - rispondevano minacciosamente in serbo "grandissimo problema" o "problema nerissimo", nel caso piu' confortante, mentre nelle forme meno gradevoli mi si ingiuriava "italiano mafioso", "italiano kaputt" o "italiano bum-bum" con relativo gesto della mano nell'atto di sparare.

DANCIO IL TAXISTA

L'amico taxista - per quanto anch'egli trattenuto con me - gode di una posizione tranquilla proprio in quanto taxista che fa il suo lavoro indipendentemente dal cliente. Ma non e' un vigliacco, era questo il nostro leale patto in caso di "risk", lui si sarebbe chiamato fuori rinnegandomi per far salvo se' stesso ma aiutando anche me: quando infatti gli sbirri mi minacciano di morte io mi sento gelare il sangue come un condannato e sussurro a Dancio in un soffio: "ambasada-italia-sofia". Dancio annuisce con gli occhi e cio' basta a confortarmi, ma e' un brutto momento e non fatico ad ammettere che ho avuto veramente tanta paura.

PRISTINA IN KOSSOVO

Dopo le ore 20.00 mi trasferiscono al comando regionale di Pristina, 30 kilometri piu' in giu', in un cellulare con 6 militari in assetto di guerra in giubbotto antiproiettile armati di kalashnikov con doppio caricatore per scortare 55 kilogrammi di militante radicale disarmato !
Al comando regionale sono stato interrogato utilizzando un interprete - funzionario della milizia - che parla inglese e recita la parte del "buono" per farmi "cantare". Quattro o cinque diversi funzionari mi ripetono le stesse domande; in particolare mi contestano le dimostrazioni del Pr in Iugoslavia nel 1989 che risultano dai loro archivi (ma guarda un po', penso tra me e me, se io povero incolpevole devo far le spese della destabilizzazione ad opera di quelle bestie di Ottoni, Lensi, Dupuis, ecc.).
Studiando il giornale e parlando tra loro, gli sbirri commentano quanto leggono sui giornali sequestratimi. Potete immaginare quale buona opinione possano essi formarsi leggendo la "mozione-bosnia" in terza pagina, o la cronaca del congresso nel paginone, o il considerevole numero di iscritti croati riportato nel riquadro in prima pagina.
C'e' poi quel tale "Marzo Panela", del quale in occidente non si ha idea di quanto sia popolare qui tra i dissidenti democratici in Kossovo, il cui prestigio decisamente non depone a mio favore !

NARODNO SOBRANIE

Finalmente trovo una cosa utile a tirarmi fuori dai guai: un pezzo di carta stropicciato che mi accredita come giornalista corrispondente presso il parlamento bulgaro ("Narodno Sobranie"); scade proprio oggi, ultimo giorno di lavoro della Assemblea nazionale bulgara.
Oh, lo conservero' incorniciato; quei 20 centimetri quadrati timbrati dal protocollo del parlamento hanno cambiato il mio status e forse determinato la mia liberazione; improvvisamente sono diventato un giornalista. Sia benedetta la Repubblica di Bulgaria e l'Ufficio stampa della sua Assemblea nazionale !

GRAND HOTEL

A mezzanotte il poliziotto calatosi nei panni del "buono" ci fa accompagnare al Grand Hotel. La riconquistata liberta' - sia pure molto vigilata - ha il sapore di una birra Extra ed una Partner con filtro (trattasi di marca di sigarette). Nello squallore di questo grande albergo, lussuoso e tristissimo nel buio dell'embargo, trascorro una notte intervallata dagli spari di fucile, vicinissimi nel centro della citta'. Sono il solo "western", in questo albergo fino a ieri abitato dal solo coraggioso corrispondente della British Broadcastin' Corp. Ed e' proprio il world-service della BBC a informarmi dello sterminio in atto nei campi di concentramento in Bosnia, il mattino seguente - oggi domenica 2 agosto 1992 - mentre col fedele taxista inseriamo il turbo della Lada per raggiungere al piu' presto l'amata Bulgaria.

IN CONCLUSIONE

Cio' che avviene in Kossovo non puo' essere semplicemente definito "Stato di polizia", ma piuttosto "Stato di assedio". Se questo si trasformera' in guerra, sara' certamente sanguinosissima. Nessun governante occidentale potra' affermare senza ipocrisia di non essere stato edotto per tempo di questo

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