Il prode agente segreto Roberto Granzotto fumava nervosamente una sigaretta pensando a quella sporca faccenda. Roberta Aliceblu, il corpo rilucente e coperto solo da spiragli di luce soffusa che penetravano complici le fessure della tapparella abbassata creando eccitanti giochi di sofisticati chiaroscuri, era sdraiata accanto a lui, il braccio sinistro proteso oltre la nuca a mettere in evidenza il seno compatto e maturo, la gamba destra piegata ad arco sulla sinistra, e la pelle vellutata leggermente imperlata dall'afa di agosto che s'insinuava tenue ed astuta.
- Sicché a tuo parere in ufficio ci sarebbero le prove che Polezel è stato il mandante della crudele eliminazione di Boselli -
- Sicuro! Polezel aveva spesso rapporti con quel tipo, come si chiama... Dupuis!, colui che sospettiamo essere l'esecutore materiale. Inoltre intratteneva losche relazioni d'affari con un altro tipo che gli assomigliava molto. Lo ricordo perché ogni volta che veniva si divertiva a spaventarmi con il cavallo -
- Con il cavallo hai detto? -
Granzotto si fece perplesso, grattandosi il disgustoso brufolo sul naso tumefatto.
- Già, proprio con un cavallo -
confermò Roberta Piccinini mentre Granzotto si stimolava le idee continuando a pasticciarsi il brufolo.
- Oggi ti accompagnerò in ufficio per effettuare una rapida perquisizione -
decise Granzotto facendosi scoppiare il brufolo e cospargendosene il grasso sul viso butterato.
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Il tornitore dell'Alfa Romeo Roberto Pistola Amedeo fumava nervosamente una sigaretta pensando che non avrebbe mai più comprato i libri resi celebri dal forum. La moglie Roberta Pistola Amedea, la massa informe e coperta solo da un coraggioso spiraglio di luce schifata che penetrava inorridita dalle fessure della tapparella abbassata creando abominevoli masochismi di chiaroscuro, era sdraiata accanto a lui, il salsicciotto sinistro proteso oltre la capa a mettere in evidenza il tettume flaccido e marcio, la zampa destra ripiegata sulla sinistra, e la raggrinzita pellaccia pelosa fradicia per il sudore d'agosto che secerneva abbondante ai primi smog del mattino.
Roberto Amedeo si gettò dal quindicesimo piano del casermone con un urlo lancinante che passò in secondo piano causa il rutto assordante della moglie e il disinteresse dei lettori nel seguire le vicissitudini di gentaglia normale afflitta dalla quotidianità del nostro di noi tutti trascinarci penosamente a penzoloni in questa tragica valle di lacrime e sangue.
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Era una notte buia e tempestosa, resa ancor più buia e tempestosa dal sole abbagliante che splendeva sui longobardi cieli dominati da Roberta Formigoni. Roberto Cappato stava facendo rientro nel suo appartamento al Ripamonti Residence, un po' a piedi e un po' camminando, e un po' anche in metropolitana, rimembrando obliose nostalgie di un amore troppo tormentato per essere impossibile e troppo assurdo per non esserlo. Gli si avvicinò inopinato uno di quei tipi che vanno metropolitando a destra e a manca in sella ad un lama.
- Salve! Sono Robert Dupuis in sela a un lama, tanto per cambiare cavalo. Poso chiederle cosa ne pensa del... -
- No, io non penso -
- Come non pensa? Ma non crede che... -
- Io non credo -
- Ah! Ma vede, io... -
- Io non vedo -
- Ma che raza di gente sc'è in giro! Ma vafanculo! -
- Io non vado -
Roberto Cappato non voleva uscire dal bagliore della notte e metropolitò fino al mattino, quando sarebbe riemerso dai cunicoli per inebriarsi con le prime oscurità dell'alba.
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Il commissario capo Roberto Spinelli della sezione narcotici diede fuoco al terzo cannone della mattinata pensando alla buonanima della bisnonna.
- La qualità della cannabis immessa recentemente sul mercato sta peggiorando in termini di percentuale di tetraidrocannabinolo, checché sostenga Roberto Fini. La partita che abbiamo sequestrato ieri sera non è al livello delle precedenti -
meditò a voce alta pensando alla buonanima del bisnonno.
- Ma sant'iddio e santamadonna! Un integerrimo funzionario con la tua qualifica che si fa le canne in uggifio, cioè, ufficio! Andiamo, un po' di dignità, almeno per dare il buon esempio ai tuoi subordinati -
si finse scandalizzato il comandante della buoncostume Roberto Pasquale Quinto Moticucco, pizzicando di nascosto il sedere della prostituta che aveva trattenuto dopo la retata della sera precedente.
- Ma piantatela tutti e due, indecenti! -
intervenne il commissario Roberto De Stefano della sezione omicidi
- ricordate che siamo qui per lavoro! Ho chiesto la vostra collaborazione per aiutarmi a indagare negli ambienti della droga e della prostituzione chi ha ucciso Roberto Dentamaro. Purtroppo non dispongo di molti indizi e dovremo scavare in tutte le direzioni. Inoltre l'unica testimone, Roberta Veronesi, non vuole collaborare e temo che voglia farsi giustizia da se -
affermò gravemente il detective della squadra omicidi mentre tirava nervosamente freccette sul pannello di polistirolo espanso che riproduceva l'immagine di un carabiniere in alta uniforme.
- Ok, Ok -
dissero in coro gli altri due commissari di polizia, che avevano visto molti film americani in cui i poliziotti okeiavano in continuazione
- Ci metteremo subito al lavoro. Dopo pranzo, naturalmente. Ti sapremo dire qualcosa al più presto.
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