Ore 05.03. Roberto Granzotto viene svegliato nella sua camera d'albergo a Kingston dalla tremenda deflagrazione dello spaventoso ordigno ad orologeria che lui stesso aveva collocato la sera prima sul comodino per essere certo di destarsi il mattino successivo. Infatti gli agenti segreti della sua classe vanno a letto tardi e si svegliano presto (inutile dire che non puliscono il WC), perché sono uomini d'azione. L'esplosione suscita l'intervento della guardia nazionale e si avvicina alla costa anche la squadra navale della portaerei Nimitz, che però se ne va quando l'ammiraglio apprende che si tratta semplicemente di Roberto Granzotto, l'investigatore noto per passare inosservato
Ore 06.31. L'incidente diplomatico è risolto. Le autorità dell'isola danno a Granzotto un ultimatum di 24 ore di tempo per lasciare la zona compresa nel raggio di duemila miglia da Kingston.
Ore 10.57. Il dinamico uomo d'azione viene risvegliato dall'insistente bussare alla porta di un fattorino dell'albergo che gli consegna un grosso pacco, molto pesante.
Ore 12.00. Mentre le campane di Kingston suona a festa musica reggae per richiamare i fedeli alle pittoresche funzioni religiose, Granzotto riesce finalmente ad aprire il fatidico pacco e ne scopre il contenuto pensando
- Ma tu guarda che pacchi mi tirano -
Orrendamente mutilato insieme agli arti del corpo tormentato, il cranio di Roberto Boselli spicca nel sangue raggrumato rosso scuro e alla materia cerebrale putrefatta, di un giallognolo ripugnante.
- Vendetta, tremenda vendetta -
vorrebbe gridare Roberto Granzotto, ma il suo grido di dolore è soffocato nella gola. Infatti, a causa dell'obbrobrioso spettacolo, l'intrepido eroe non si sente bene, e gli viene da vomitare.
- Non mi sento bene... Mi viene da vomitare -
In effetti quello che sembrava un conato di vomito si rivela presto un portentoso rutto che, per la seconda volta in quel giorno infausto, sconvolge il naturale equilibrio della tranquilla isola. La terra trema, i lampadari si frantumano e la flotta navale della portaerei Nimitz, che non aveva fatto in tempo ad allontanarsi abbastanza dal Granzotto, viene travolta e affondata dalla gigantesca onda generatasi con lo spostamento d'aria nello stomaco di Granzotto. Anch'egli risente dell'onda d'urto provocata dalla sua eruzione stomacale, e nel giro di pochi secondi, al primo grande, poderoso e nauseabondo sconvolgimento ne segue un altro, questa volta nella forma del più formidabile peto che narratori del mio alto livello abbiano mai avuto occasione di non riuscire a descrivere.
La portaerei Enterprise, prontamente paracadutata sul posto per supplire all'affondamento della Nimitz, non ebbe neppure il tempo di toccare acqua e si disintegrò a mezz'aria nella rabbia di doversi dichiarare sconfitta da una scoreggia. Le conseguenze sulla popolazione furono inenarrabili, tranne che dalla Itar-Tass che colse la palla al balzo per parlare di "scandaloso utilizzo di armi chimiche e batteriologiche da parte dell'imperialismo americano contro i suoi stessi alleati".
Ore 15.07. Ancora leggermente stordito dalla sua stessa fusione ano-nucleare e dopo avere ripreso le forze nutrendosi con cinque abbondanti porzioni di fagioli in salsa piccante, Roberto Granzotto lasciò ciò che restava del roof-garden dell'albergo per accingersi ad andare in cerca di indizi tra gli inferociti autoctoni giamaicani. Nell'ignaro ascensore Granzotto si imbattè in Roberto Perduca e le delegazioni di due Paesi stranieri in conflitto tra loro. I rappresentanti diplomatici di San Marino e Djibuti si riuniscono qui per trovare finalmente una soluzione alla spinosa questione che da anni tormenta le due potenze: il Djibuti si impegna formalmente a non fornire più armi al principato di Monaco, che da sempre minaccia l'invasione di San Marino, e dal canto loro i sammarinesi promettono di togliere dalla circolazione i francobolli riproducenti una poco edificante effige della presidentessa del Djibuti, signora Ze-Zon-Brut-Nun-Zo-Keffà, più nota col nome occidentale di Roberta Formigoni.
Ore 15.21. Non sono trascorsi che pochi secondi da quando Granzotto ha preso l'ascensore che questo si blocca suscitando il disappunto e la costernazione generali. Ore 16.16. Sette persone sono imprigionate nell'ascensore da ben 55 minuti. Tra di loro c'è Roberto Granzotto, che comincia a risentire degli effetti che i fagioli traditori provocano sul suo delicato metabolismo intestinale.
Ore 16.23. Roberto Granzotto è un uomo dotato di un eccezionale controllo della situazione in quasi tutte le evenienze, un discreto controllo di se stesso, ed infine un pessimo del proprio sfintere. La prima micidiale emissione di Granzotto avviene molto silenziosamente ed il nostro uomo è fiducioso ed ottimista poiché, nonostante gli altri occupanti boccheggino, nessuno da segno di sospettare di lui.
Ore 16.24. La seconda, quasi letale, fetida esalazione viene propinata agli sfortunati compagni di avventura sotto forma di un singolare rumore insieme prolungato e discontinuo. Il colon di Granzotto è ormai tradito ed gli sventurati, presi dal panico, lo assalgono inferociti con il solo risultato che la rissa incrementa vertiginosamente la pressione intestinale sul Granzotto, causando una serie di peti putidi e graveolenti.
Ore 16.59. Con l'ausilio delle maschere antigas i vigili del fuoco estraggono esanimi le vittime del retto di Roberto Granzotto. L'avvenimento viene ripreso in diretta dalla televisione giamaicana, e presto l'opinione pubblica giamaicana si mobilita scendendo in strada ed inseguendo Granzotto lungo le miglia che separano la capitale dal suo aeroporto.
Appena giunto nell'aerostazione, dopo essersi impegnato con Cappato a rifondergli i danni arrecati al di questi elaboratore Capezzone tascabile, Granzotto telefonò alla centrale per avere istruzioni sul da farsi. Gli rispose Roberta Callegari, la scienziata dell'agenzia di spionaggio.
- Pronto, sono Granzotto -
- Eh? -
- Sono Granzotto -
- Chi? -
- Ho detto che sono Granzotto. Scusi, ma ha una banana nell'orecchio? -
- Come? -
- Sono Granzotto. Ha una carota nell'orecchio? -
- Non ho capito! Può ripetere? Ho un bastoncino di pesce nell'orecchio -
Il resto della telefonata si può immaginare. Granzotto dovette spendere 500 dollari in gettoni per concludere qualcosa, ma il risultato fu soddisfacente e Roberto Granzotto andò in albergo a riposarsi bene, perché l'indomani avrebbe dovuto mettersi sulle tracce del maligno Roberto Cappato.
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