Roberto Granzotto era così assorto nelle sue meditazioni sugli indizi che non si avvide della spaventosa bovassa di un cavallo parcheggiato in sosta vietata fuori dall'albergo. Ci affondò fin quasi al collo e dovette rientrare da un finestra laterale sul corridoio del primo piano per non farsi scorgere dal direttore in quello stato. Prese una lunga rincorsa e spiccò un balzo con eccezionale agilità, perfino eccessiva: prese male le misure e sfondò la finestra del quinto piano. Dopo alcuni altri tentativi falliti e altrettanti guadagni per il vetraio, Granzotto centrò finalmente l'obiettivo ma, nella foga di entrare in camera prima che qualcuno sentisse dei rumori sospetti, gli rimase la maniglia in mano. Aveva già preso la rincorsa per sfondare la porta quando Boselli la aprì e vide Granzotto rovinare in camera passando da parte a parte una libreria di cristallo. Roberto Granzotto, la furia psicopatogena terrore dei bravi albergatori, aveva colpito ancora.
- Inutile che t'incazzi, dovevi pensarci prima! Ebbene sì, ti ho tradito, ti ho tradito con il primo venuto, ma ti avevo avvertito! -
- Che cosa stai dicendo!?! -
Sibilò Granzotto con voce roca e la faccia cupa, ancora frastornato per i colpi in testa
- Sì, l'ho fatto per darti una lezione. Lui se n'è appena andato, e ti dico anche come il suo nome. Si chiama Roberto... -
- Non voglio sapere come cazzo si chiama, dannazione! -
- Oh, Roberto, come sei bello quando ti arrabbi. Ti amo ancora tanto... -
Boselli fu interrotto dal telefono
- Pronto! -
rispose Granzotto
- Testa di cazzo di un Granzotto!! Sono Polezel. Cappato ha lasciato oggi Malta per la Giamaica. Partirai domattina per Kingston, sulle sue tracce. Ti ho prenotato un posto sul volo non-stop delle 11.59 via Amsterdam, Pechino e Budapest. Questa volta non ammetto errori. Devi catturare Cappato e recuperare i microfilm. Fine del messaggio -
L'agente segreto Roberto Granzotto si coricò con una pastiglia per dormire e una per stare sveglio: quando si fa l'agente segreto non si sa mai.
I lunghi capelli nerissimi scendevano a definire un viso perfetto. Gli occhi verdi leggermente a mandorla sembrava parlassero, sembravano dire prendimi e fai di me ciò che vuoi. Il poveretto che fosse entrato nel campo magnetico di quegli occhi non sarebbe stato capace di staccarsene e si sarebbe perso il resto. La bocca sensuale, contornata da un voglioso rossetto produceva l'effetto di un laudano d'oppio. Ma se gli occhi e la bocca avevano come effetto stati confusionali, l'esame delle altre parti producevano estasi semicomatose. In questo stato si trovavano i passeggeri del volo Malta-Kingston delle 11.59, dinanzi all'evidenza di un fenomeno della natura che non avevano mai avuto occasione di ammirare.
I seni sodi e opulenti davano l'impressione di esplodere da un momento all'altro segnando la definitiva sconfitta del body che non riusciva a contenerli, migliori concorrenti nella gara per attirare gli sguardi dei viaggiatori al meraviglioso sedere a violoncello che nella ciclica ed infinita rotodità della sua pienezza ipnotizzava quanti fossero miracolosamente riusciti a sfuggire il semicoma di cui sopra. Detto sedere troneggiava unico, assoluto ed inimitabile in cima ad un paio di gambe tali che c'era da meravigliarsi che fossero addirittura due, nella loro incommensuurabilmente incommensurabile incommensurabilità, esaltate dai tacchi a spillo e da uno spacco appositamente studiato dalla compagnia aerea, che sapeva di avere in quell'assistente di volo il miglior vantaggio sulla concorrenza.
La ragazza aveva provocato nel glorioso Granzotto, agente segreto destinazione Giamaica, effetti simili a quelli di solito provocati da dirottamenti e incidenti di varia natura durante il volo.
- Che cos'è? -
La domanda, formulata con una voce che sembrava provenire direttamente dal ventre della ragazza, fece diventare Granzotto prima rosso, poi paonazzo, porpureo, avvampato, violaceo, fluorescente, cianotico, fino a riprendere il suo abominevole usuale aspetto biancastro quando capì che la dea non si rivolgeva a lui, bensì all'uomo seduto al suo fianco, che per nulla impressionato e mantenendo un eccezionale controllo di se cantilenò:
- E' un Capezzone-2003 versione .2, dotato di un accoppiatore autistico per gestire la mia rete intranet, bambola -
- Oh, è molto interessante, lei dev'essere uno che se ne intende -
- Sicuro, pupa, io me ne intendo di tutto. Ho sette lauree, parlo otto lingue, viaggio avventurosamente con nove passaporti, e di tanto in tanto faccio anche l'agente segreto -
- Anch'io! Anch'io!! -
Saltò su Granzotto
- Come? -
- Anch'io faccio l'agente segreto, ha! -
- Scusi ma lei che cazzo vuole? -
- Niente, niente. Dicevo così per dire -
- E allora se ne stia zitto e mi lasci estasiare in pace la signorina. Tu baby vai a prendere due martini dry per noi due e delle caramelle per l'agente segreto qui di fianco -
- Volo! -
Se Roberto Cappato, abilmente camuffato, avesse immaginato di essere seduto a fianco di Roberto Granzotto, abilmente camuffato, si sarebbe certamente gettato col suo paracadute tascabile, maledicendosi per avere perso il volo del giorno prima, della qual cosa adesso si andava invece compiacendo perché gli aveva dato l'opportunità di trascorrere la notte con la super-avvenente hostess. Per sua fortuna neanche Granzotto conosceva la vera identità del passeggero al suo fianco. L'aereo atterrò a Kingston senza incidenti, a parte quello che riguardò l'equipaggio: pilota e copilota furono colpiti da un violento mal di pancia dopo aver sentito una battuta umoristica di Granzotto, e dovettero essere sostituiti ai comandi da Cappato, che possedeva anche quindici patenti e sedici brevetti.
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