Roberto Cappato era disteso sulle frizzanti lenzuola del letto in compagnia di una birra gelata, un sigaretta senza filtro, una ficona della madonna accanto a lui, e i dannati canti gregoriani per sottofondo. Completamente nudi, lo sguardo perso oltre il soffitto, inseguivano appassionate visioni d'amore e si perdevano nell'oblio di un meraviglioso sogno ad occhi aperti. Pensavano alle verdi distese irlandesi, rese d'un verde ancor più malinconico dalla fioca luce dell'esangue luna calante, la cui debolezza non risaltava al confronto con quelle delle economiche stelle del vicino cielo di Scozia.

Pensavano con invidia e tenerezza ai lunghi e abbaglianti tramonti hawaiani, dove il sole elargisce i suoi ultimi bagliori con rinnovata forza, quasi a significare una ultima fatica prima di morire, pur sapendo di tornare, ancor più fastoso e raggiante di gioia, il giorno successivo. Pensavano alle calde acque dell'isola di Madagascar, che bagnavano umide le sabbie bollenti di sconfinate spiaggie complici di un'ipotetica, irrealizzbile avventura. Pensavano al tempo che sarebbe trascorso prima del loro prossimo incontro, quel tempo assassino unica barriera alla loro irrefrenabile passione.

Pensavano e al tempo stesso non pensavano, perché trasportati nell'undicesima dimensione dell'amplesso sfuggiva ancora loro la perfezione del climax, che non rappresentava un'idea ma il tentativo di raggiungerla. A tutto ciò pensavano con lucidità e concentrazone. O almeno una dei due. Roberto Cappato stava invece pensando a un metodo per sottrarsi non visto dal letto e sgattaiolare nel cesso prima che la cognata di J.R. ci si infilasse per tre quarti d'ora.

- Roberto Cappato! -
Urlò J.R. irrompendo nella stanza mentre sua cognata si copriva con le lenzuola e tremava tutta dalle unghie dei piedi alle punte dei capezzoli
- Presto, corri, è inaudito! -

- Che diavolo succede, J.R.?! -

- Vieni, ti spiegherò tutto strada facendo, gli altri ci stanno già aspettando in macchina -

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