Pordenone, domenica 1 settembre 2002.

Dopo il congresso radicale inter-regionale appena conclusosi all’hotel Moderno, il segretario nazionale Daniele Capezzone e quello provinciale Stefano Santarossa, insieme alle altre undici personalità che rappresentavano la crème del gotha dell’intellighentsia radicale veneto-friulana del tardo ventesimo secolo, erano riuniti nella pizzeria Gambrinus, a pochi passi dal tribunale in cui la procuratrice legale Elena De Rigo aveva a lungo praticato il foro con l’avvocato Paolo Mazza prima di divenire pretore a Conegliano, dove avrebbe fatto sempre la spesa nel negozio gestito dalla moglie del capitano De Stefano. Questi l’accompagnava insieme al brigadiere Polesel, pure lui un fanatico dei radicali e di Capezzone in particolare, davanti al quale, in una delle sue rarissime uscite pubbliche, sedeva a capotavola come una matrona la sessuologa ebreo-cattolica Dora Pezzilli. Tra i due sedevano la di questa figlia primogenita avuta in Moldavia, l’affascinante dirigente radicale Antonella Spolaor, detta la Sarah Jessica Parker di Roveredo in Piano, accompagnata dall’influente editore “di area” Mauro Suttora, meglio noto come lo Hugh Grant di Zibido San Giacomo. E a dimostrazione che il settore dei media era saldamente in pugno a Torre Argentina, spiccavano il tycoon televisivo Gigi Di Meo, che aveva apprezzato e cominciato a frequentare gli ambienti radicali 14 anni prima - quando un militante di cui non si dice il nome aveva dimenticato un tocco di fumo negli studi della sua emittente locale TelePornoEden -, insieme al magnate australiano dei media John Fischetti, crudelmente soprannominato dai suoi invidiosi detrattori l’“emendamento a rotelle” per le mozioni d’ordine con cui sapeva abilmente ribaltare gli esiti dei congressi di partito.E c’erano naturalmente Dreon, Granzotto e Lamedica, ancora lanciato ad arringare la platea col suo erudito eloquio da Ignazio La Russa di Camposampiero:
“Quello che abbiamo in Italia è un solo partito con due nomi: democristiani di centro-destra e democristiani di centro-sinistra, entrambi controllati dagli ammuffiti conglomerati bancario-industrial-sindacali che oliano il processo politico e offrono agli elettori la scelta tra due leader che sono uguali in tutto e per tutto tranne che per differenze cosmetiche!”

Furono proprio i tuoni e fulmini di Lamedica, l’Ignazio La Russa di San Martino di Lupari, a far scattare una scintilla nella mente vulcanica del detective santalucese, mentre la conversazione si sviluppava amabilmente. Ad un cenno convenuto di Capezzone, la Spolaor si rivolse a Suttora, seduto alla sua destra, lasciandogli indovinare il capezzolo sinistro nella camicetta sbottonata:
“e dimmi, Mauro, tesoruccio, intendi dare ampio risalto a questo congresso?”
“Sto pensando di dedicargli un numero speciale di Tett..., ahehm, Sette, il supplemento del Corriere della sera, con una grossa erez..., ahehm, tiratura di un milione di copie” lasciò trapelare con noncuranza il padrone di via Solferino.
“E dimmi John, amoruccio, voi di News Corp?” si volse Spolaor verso Fischetti alla sua sinistra, lasciandogli intravvedere il capezzolo destro nella sempre più ampia scollatura.
“Noi lo speciale lo facciamo del Sun, tre milioni e mezzo di copie” - Fischetti distolse lo sguardo dal capezzolo per spiare l’invidia di Suttora - “in omaggio col Times, e apriamo anche un nuovo canale via satellite, Sky-Telezzone, con Capezzone in diretta 24 ore su 24, comprese le quattro che dorme”.

Fingendo di voler farsi accendere una sigaretta, con calcolata lascìvia la Spolaor si sporse allora verso Di Meo, davanti a lei dall’altra parte del tavolo, sventolandogli sotto il naso il capezzolo centrale: “E voi di TelePornoEden, Gigetto adorato?”

“Registriamo mezzo minuto con Santaross...”
“Santarossa non è mio parente e tantomeno mio genero! Io non lo conosco, qui nessuno è mio parente, voi non siete più miei parenti e Santarossa è un moccioso imbranato! Mauro, bel maschione, lo sai che la mia Antonella qui presente è ancora illibata? Non ci far caso alle voci che è sposata, non è vero, io non ho più parenti, e poi che te ne frega anche se è sposata, sarai mica diventato moralista? Tieni qui le chiavi della baita a Madonna di Campiglio, andate a divertirvi ragazzi, sù dai, che ai contraccettivi ci penso io come l’altra volta. A proposito Elena, tesoro, ma cos’è ’sta storia che ho sentito dire, o forse l’ho letto da qualche parte, che hai praticato il foro con Paolo Mazza?!”

Dora Pezzilli stava animando la serata, ma Granzotto rimaneva pensieroso, studiando i convenuti e rimuginando sul caso. Piano piano, con una sensazione di angoscia crescente, i tasselli del mosaico si ricomponevano nella sua materia grigia di elevato peso specifico, e ad un tratto il quadro gli fu spaventosamente chiaro. Unabomber era proprio lì, quella sera e a quel tavolo, una o uno dei dodici altri commensali, o nove escludendo Dreon e i carabinieri. Ora tutto combaciava perfettamente, aveva solo bisogno della controprova, ma lì per lì non disse niente a De Stefano. Attese invece la fine della cena, il brindisi a Capezzone, e uscì per ultimo prendendo senza farsi vedere un bicchiere rimasto sul tavolo, il bicchiere usato dall’insospettabile ma sospettosa persona che sospettava. Come sappiamo, il mattino del giorno seguente portò il bicchiere a De Stefano, e quasi contemporaneamente Unabomber colpì al Mercatone Emmezeta di Pordenone.

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