Omeopatia

La medicina omeopatica (contrario di allopatica) è la dottrina secondo la quale un disturbo può essere trattato con l'impiego di dosi piccolissime di farmaci o di sostanze che, in un individuo sano determinano sintomi simili.

La teoria della medicina omeopatica, che ha basi antichissime, venne enunciata sistematicamente dal medico tedesco Christian Friedrich Hahnemann agli inizi dell'Ottocento. Mentre la medicina allopatica, rappresentata da Galeno e successori è detta "dei contrari" perché mira a reprimere le cause e i sintomi delle malattie con farmaci antagonisti ad esse, l'omeopatia si basa sulla legge della similitudine (similia similibus curentur).

Hahnemann osservò che l'azione positiva dei farmaci da lui usati si sviluppava con tanta maggior efficacia quanto minori erano le dosi somministrate al malato. In questo modo venivano annullati gli eventuali effetti tossici sull'organismo delle sostanze impiegate. La legge della similitudine si associa quindi alla scala delle diluizioni che va da dosi dell'ordine di grammi a dosi infinitesimali.

I farmaci omeopatici sono preparati con diluizioni successive di un principio attivo in un veicolo inerte appropriato. La loro preparazione richiede molta cura e vengono designati con il nome latino del loro principio attivo, seguito da un numero che ne indica la diluizione. La posologia è fondata unicamente sui sintomi presentati dai malati e sulla loro costituzione e deve essere stabilita dal medico omeopata.

Soprattutto negli ultimi anni l'omeopatia ha avuto il suo giustificato riconoscimento anche considerata la notevole mole di malattie (iatrogene) prodotte da farmaci non ben impiegati o di cui si fa abuso. In quanto alla contestazione per cui la medicina omeopatica incide prevalentemente sull'atteggiamento psicologico del paziente, ricordiamo che ogni farmaco ha questa proprietà e che gran parte delle malattie sono "in nuce" psicosomatiche.

Nessun commento: