NYLON!, libro terzo, seconda puntata

Finora 750 parole, la metà di ogni singola puntata di Cominelli sul Foglio e, dite la verità: già ne avete una zuppa, perfino Manera che è calvo ne ha fin sopra i capelli. Volete che NyLon ritorni ai salutari fantapolitica, sesso e droghe. Avete ragione, concordo, mi adeguo, e perciò mi avvalgo di uno di quei trasferimenti spazio-temporali di cui siamo autorizzati ad avvalerci solo noi scrittori del mio calibro per andare a trovare la mia amica Elena nel Berkshire del 2005, e saluti all’autobiografia di Granzotto fino alla prossima puntata: il 1966. Elena è una importante dirigente di una multinazionale delle telecomunicazioni, una topa-manager direbbe Turko, ma la topa non la da mai a nessuno perché delusa dagli uomini e ama solo un coniglietto col quale convive in un manor del Berkshire tra Windsor e Ascot (è vicina di casa della regina e di Madonna), però se la vado a trovare e l’ascolto sfogarsi lei in cambio mi lascia baciarle i piedi, e vi assicura il vostro feticista preferito che questa donna ha le estremità più belle del mondo. Perciò dopo cena in salotto sono in spasmodica attesa, mentre lei dondola una gamba accavallata nei pantaloni di lino abilmente sgranocchiati dal coniglio a creare uno spacco sulla caviglia perfetta decorata dai laccetti dei sandali di vernice che lei, misura 40, si può permettere di portare elegantemente col tacco massimo possibile senza ricorrere all’aiuto ortopedico delle irritanti piattaforme hollywoodiane che sono la morte del sesso per un vero estimatore come il vostro sbavante corrispondente, tanto che l’erezione già mi allenta il nodo alla cravatta giallo-ocra di Ferragamo. Elena mi spiega che cosa l’angoscia.

Elena: Roberto, devo confidarmi con te, ho bisogno del tuo aiuto! Mercoledì sera dopo esserci parlati, più o meno all’ora che tu eri in erboristeria, ricevo la telefonata di uno sconosciuto che per prima cosa vuole sapere il mio cognome. Guarda - dico io - sei tu che mi stai chiamando, quindi presentati prima tu per educazione! No, no - insiste lui agitatissimo in pessimo inglese - devo verificare la tua identità perché ho trovato una cosa che hai perso, te la voglio restituire ma voglio essere sicuro che sia tua. Qual’è il tuo cognome e la tua email e dov’eri oggi?! Gli chiedo cos’è che avrei perso, visto non mi pare proprio ma è possibile, faccio un inventario palpandomi le tasche. Niente, lui insiste e il solo elemento che mi fornisce è che lo avrei perso ad Hammersmith e ci ha trovato dentro il mio telefono ed email, per cui vuole da me conferma di cognome ed email altrimenti “non sei tu e non te lo restituisco”.

Elena la sta tirando in lungo e dall’impazienza mi tremano le mani sudate nel rollare il cannone.
Elena: Trattandosi di un quartiere dove ho vissuto, la cosa mi intriga e gli propongo un patto. Ti dico il cognome se mi dici cos’hai trovato. E così, erano già quattro o cinque minuti di conversazione totalmente paranoica, mi spiega di essere uno street-cleaner, un netturbino che ha trovato un portafoglio ad Hammersmith con dentro il mio numero di telefono e la mia email e di volerlo restituire al legittimo proprietario in quanto lui è una persona onesta, un musulmano al quale è proibito dalla religione appropriarsi indebitamente del denaro, ma vuole essere certo della mia identità e perciò vuole verificare se corrisponde anche l’email.

Elena la sta tirando in lunga, ho i genitali allo stadio di fusione nucleare.
Elena: Questo complica le cose perché gli devo spiegare di averne due. Accertato il cognome, dopo lunghi negoziati escludiamo @yahoo.com ma lo soddisfa solo parzialmente l’altra @wc.it, in quanto si scopre che a lui risulta @wc.wcspa.it che era quella che si usava prima. Il che almeno mi da un indizio: chiunque abbia perso quel portafoglio ha una mia email che risale all’anno scorso. “Ma allora non è tuo” - fa lui. Mannò che non è mio, rispondo col mio portafoglio integro davanti agli occhi. Inoltre non vengo in città da tre settimane: dubito che un portafoglio abbandonato sopravviverebbe tanto tempo. Lui concorda decisamente.

Elena. Questa donna di una bellezza che mi fa sentire integralmente un pene eretto. L’amo. Però la sta tirando in lunga, eh?


Elena: Perché, perché, perché dico io un portafoglio perso o dimenticato o rubato ieri in un quartiere dove vivevo un anno fa conterrebbe, oltre a una irrisoria somma di denaro - dieci sterline a suo dire -, ebbene a parte questo conterrebbe solo ed esclusivamente la mia email (dell’epoca) e il mio numero di cellulare. Voglio dire: ho dato questi miei dettagli a tanta gente a Londra e probabilmente qualcuno avrà perso il portafoglio, ma non è possibile che per un anno conservassero solo le mie coordinate, non è possibile che conoscessero solo me. E’ questo che mi fa impazzire! Roberto, devi aiutarmi, solo il tuo genio criminologo può risolvere questo caso. Dev’esserci una risposta, e io voglio conoscerla: ecco un anticipo di mille paundi per le spese.
Granzotto: agli ordini padrona! Finalmente potei inginocchiarmi a prenderle in mano un piede e cominciare a leccarlo e succhiarlo dalle dita e su per l’arco e davanti a metà, mentre le prendo l’altra caviglia e mi schiaccio la suola del sandalo sulla patta dei pantaloni. Ma che fa, si mette le dita fra le gambe, si tocca, si tira giù lo zip, non ha niente sotto i pantaloni di lino, si tocca ancora. Elena è una delle donne più belle del mondo. Vi basti pensare che era fidanzata nientemeno che con Mauro Suttora, che poi le ha preferito Nicole Kidman, il salame. I lunghi capelli corvini misteriosamente talvolta s’accendono di un rosso scuro nei riflessi di luce. Ha gli occhi di colore diverso e un imperiale organo olfattivo veramente aristocratico. La parte femminile della mia sessualità vorrebbe baciarlo e mordicchiarlo delicatamente per testarne, tastarne durezza della cartilagine, elasticità della carne e sapore dell’epidermide, e infine succhiarlo per eiacularvene i capperoni succulenti in un’eruzione di lava mucosa. Agogno di poterle pulire le orecchie con la lingua e la bocca, ah la bocca... improvvisamente la bocca è premuta contro la mia a slinguazzare intensamente. Sono sconvolto! Ma non era delusa dagli uomini, asessuata come -Capezzone-?!? Invece no, si poteva percepire materialmente nell’aria il dissolversi nell’antimateria degli asessuoni positivi e negativi dell’asessualità cosmico-capezzonica, che fino a quel momento si tagliavano con il coltello. Assatanata mi denuda con una mano e si denuda con l’altra. Nei successivi tre quarti d’ora ci prendiamo in tutti i modi più noti finché lei esausta dopo sette orgasmi implora: “vieni! Vieni! vienimi ventro, spruzzami il dentro! Riempimi! Godi!” Le avrei chiesto qualche ora più tardi, abbracciati al risveglio, se non temesse di essere rimasta incinta, e lei, soave: “magari, Roberto. Quale donna non vorrebbe un figlio da te?”




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