NYLON! 2
4.
Per tutto il giorno le nuvole si sono inseguite freneticamente sopra il mio cranio in una sinfonia fastidiosamente rumorosa nel suo assordante silenzio. Vago in Central London in attesa del ricevimento all’ambasciata italiana alle sei del pomeriggio, in questo sabato indimenticabile cominciato col salutare, pene in mano, il mio vecchio amico Mauro Suttora che ha frettolosamente lasciato New York dopo avere accidentalmente ucciso l’ambasciatore italiano Brutto Roccoglione, la cui moglie Flavia Vento-Roccoglione Mauro scopava da epoche, come i lettori anglofoni sono già stati resi edotti. (saranno pure stati resi edotti, ma un po’ di punti, invece delle virgole, non guasterebbero, nde). E vabbeh, era inevitabile che l’unifrocio Tosoni omoparentesizzasse la sua opinione, ma torniamo a noi. Ho lasciato Mauro nel nostro nascondiglio a Heathrow, ma non potrà vivervi in clausura per sempre, non fosse altro che per la sua condizione medica. Povero Mauro, il disturbo di cui soffre aggiunge insulto alla miseria. Si chiama mongolfismo e significa che i suoi testicoli costantemente sovraproducono sperma e conseguentemente gli si gonfiano le palle a dismisura procurandogli un dolore insopportabile. Sfogarsi manualmente non è un’opzione: diversamente da me, Mauro è cresciuto in una famiglia conservatrice ed è stato istruito in un liceo per l’alta società, per cui la masturbazione è un tabù del quale aborrisce il solo pensiero. Ricordo di avere viaggiato un paio di volte con Mauro in Turchia, e dopo il lungo volo la sua prima necessità impellente era di localizzare i grandi bordelli di Ankara o Istanbul, dove trovava sollievo innaffiando come un pompiere le cellulitiche baldracche pelose mentre io pazientemente attendevo osservando sconcertato e, mi si permetta una nota personale, anche vagamente disgustato.
Tosoni: meno virgole, più punti.
Granzotto: Tosoni, tu non c’entri più un tubo in questa storia. Hai avuto il tuo quarto d’ora di gloria, adesso ritirati con Bertinotti e lasciami continuare in pace
Tutti: Granzotto ha ragione, Tosoni vai fuori dai coglioni e lascialo andare avanti in santa pace
Tosoni e Bertinotti in coro: Continuare in pace, ma senza se e senza ma
Giordano: Porcamadamarottinculo!
Bernardini a Giordano: Sergio, ti prego di non essere blasfemo
Giordano: Io non c’entro niente, è stato Tabar!
Tabar: Porcamadamarottinculo, danno sempre la colpa a me
Il ricevimento all’ambasciata d’Italia è in onore di Marco Produppato, il leader del Partito radicale e del centro-sinistra uscito vincente dalle elezioni politiche, appena nominato primo ministro al posto del controverso magnate televisivo Daniele Berluzzone. Sono in termini amichevoli sia con Produppato che con l’ambasciatore, Sua Eccellenza John Patel, ma in questa occasione ufficiale dobbiamo salutarci con espressioni protocollari piuttosto formali:
- Ciao, teste di cazzo, eccomi qua!
- Ohé, faccia di culo, come va?
- Ehilà, pezzo di merda, anche tu qui?
Non vi sorprenderete che il nunzio vaticano a Londra sia polacco, giacché Londra è la terza città polacca dopo Chicago e il Vaticano, ma potreste chiedervi come mai l’ambasciatore italiano nel Regno unito sia un indiano nato in India. Tutto si riconduce all’epoca in cui l’Italia diede all’India Sonia Ghandi, e quel meraviglioso ma povero paese in via di sviluppo ricambiò il regalo con quel che poteva permettersi. John Patel crebbe a Bergamo come figlio adottivo di una famiglia facoltosa e fece fortuna sfruttando l’economica manodopera della sua madrepatria, producendo elettrodomestici di largo consumo, quali vibratori a batteria fabbricati in dispregio delle norme di sicurezza. Quando, frequentemente, i vibratori difettosi scaricavano scosse elettriche, le clienti erano riluttanti a lamentarsene e certamente intimidite per fare causa. Alcune di esse perfino godevano del difetto, e una di queste così tanto che divenne la collaudatrice-capa della fabbrica di vibratori e poco dopo la moglie di Patel.
Eccola lì, Raffaella Patel, in tutta la sua sconvolgente bellezza intrattenere l’alta società diplomatica prostrata in venerazione della sua scollatura. Minchiachettette, rifatte e sgradevoli al tatto ma pur sempre pregevoli alla vista. Al tatto è più piacevole il petto glabro e muscoloso di Marco Produppato, con i suoi puffy nipples. I’ve always fancied Produppato but never got the guts to make a pass to him.
Patel: Å të rïcömensärët minga cön l’inglés?
Già, dimenticavo: l’ambasciatore italiano a Londra non parla l’inglese, né l’italiano for that matter, bensì solo ungherese, esperanto e bergamasco, which is barely understood in the regional capital Milan twenty miles away.
Patel: Nöältër dë Bérghëm, dë Bérghëm dë hötä, à lä förkëtä ghë cïämëm pïrön
Turko: Ciao Granzotto, lùstrati la vista, ho portato con me la qui presente Carlotta Abigail Palmanfredi
Granzotto: Perbacco, che gran bel pezzo di palmanfreda! Lieto di fare la sua conoscenza, signorina, mi permetta di leccarla da cima a fondo, cominciando dal fondo
Turko: Carino anche il nuovo primo ministro. Come si chiama? Prodizzone? Prozaccone? Prozaccato? Viagrasconi?
Patel: Prödüppåtö
Produppato: Salve!, sono Cesare Ragazzi, ed ho in testa un’idea meravigliosa!
Turko: Roberto, ti vedo indeciso tra la Carlotta e il Produppato. By the way, ne sai niente del nostro amico Mauro Suttora? Sembra che a New York abbia fatto la pelle al collega di John e adesso sia ricercato in tutti i continenti
Cazzo! Mi sono dimenticato di Mauro e della sua dolorosamente impellente necessità di eiaculare. Devo precipitarmi a Heathrow, ed escogitare qualcosa nel frattempo.
Ogni sabato a tarda notte sono il primo a comprare dal mio giornalaio l’Observer del giorno dopo. Intendo l’Observer britannico di proprietà del Guardian, che è molto meglio del New York Observer (ma potrei cambiare idea). C’è sempre una faccia familiare davanti al negozio off-licence del giornalaio, che vende anche alcool e tabacco. Lisa mi offre sesso in cambio di comprarle quattro lattine di vomitevole sidro gasato e un pacchettino da dieci di Marlboro Lights. Non può farlo lei stessa perché minorenne, il commerciante perderebbe la licenza. Lisa è una zingarella del vicino campo nomadi. Dimostra 15 anni ma ne ha 12, lo so per certo perché me l’ha detto la sua omonima nonna Lisa, che ne ha 57 e, pur dimostrandone meno, secondo il conformismo dominante è tuttavia deprecabile che io, 39-enne, con ella gioisca di bizzarri rapporti sessuali.
- Perlamordiddio, Roberto, ha quasi sessant’anni! Fu concepita da una nomade inglese e un pugile irlandese, crebbe come una prostituta adolescente, fu stuprata da un camionista austriaco e partorì un figlio finito in prigione, per tacer del fatto che è diventata alcolista da quando le è stata diagnosticata una brutta malattia
- Mauro, a parte il fatto che un “crebbe” non me lo sarei mai aspettato da te (a questo punto uccidimi col colpo di grazia di un tosoniano Tampoco), non hai capito: la nonnetta è per me. Per te c’è la bambina
- Ah!, it’s ok then
Dubito fortemente che Mauro si sia avvantaggiato della ragazzina più di quanto ne avesse urgente bisogno per l’indispensabile sfogo genitale. Io però, disperato come sono, della nonnetta ubriaca me ne sono avvantaggiato eccome.
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