ALPI DEL COMELICO - Il mio nome è Miss Welby, sono nata nel 1983 a Milano e quindi ho 24 anni di cui la metà di abuso di sostanze psicotrope - soffro di tabagismo ed alcolismo -, per cui ho accettato di essere ricoverata in un reparto specializzato dell'ospedale di questa amena località alpina che gode di una buona fama di successo nel trattamento di queste patologie. Quanto segue è una sorta di diario della mia esperienza di disintossicazione.

DAY 0 - Il giorno Zero è choccante. Al colloquio di ingresso col primario mi viene impedito di introdurre il mio computer portatile. Spiego di ritenere il divieto inutilmente vessatorio - non è tecnicamente possibile scaricare alcol e tabacco da internet e se è consentito introdurre musica, telefoni e libri non vedo perché proibire il laptop - ma a nulla valgono le mie rimostranze. Bisogna ammettere che sono "drogata" del web: posso rinunciare all'alcol per qualche settimana ma non al web, dove per mie vicissitudini di vagabonda mantengo i contatti coi miei amici in giro per il mondo. "No" - mi rispondono - non sei qui solo per curare l'alcolismo bensì per modificare il tuo stile di vita, per "spersonalizzarti". Per cultura politica liberale sono istintivamente restia a farmi "spersonalizzare", ma costretta dalle circostanze accetto malvolentieri di farmi curare con questo metodo che non condivido.

DAY 1 - Nel giorno Uno vengo imbottita di una overdose di psicofarmaci. Due flebo e sei pastiglie. Inutile spiegare che non soffro di astinenza, tranne che dal web. Intanto, intontita, comincio a partecipare al programma conoscendo gli altri ricoverati, una quindicina di persone delle più diverse provenienze (da tutta Italia) ed estrazioni sociali. Un terzo della quindicina sono donne, mentre come età sono mediamente più vecchie di me, oltre i quaranta, l'età in cui generalmente si comincia a riconoscere ed affrontare il problema dell'alcolismo.

DAY 2 - Mary, la bella infermiera bellunese meticcia originaria del Kenia, raccoglie la mia preghiera e convince il primario a smetterla di drogarmi - con me non è il caso -, ma è pur vero che le pastiglie sono purtroppo necessarie nei casi più gravi. E ce ne sono, abbondano tra le mie "colleghe". Rita (nomi inventati) ha circa il doppio della mia età e una storia di incomprensioni col marito ex sessantottino diventato imprenditore proprio del vino e secondo me visibilmente più alcolista di lei, che invece - questo è il dramma - lo associa ad un noto psicofarmaco.

DAY 3 - Gabriella (sempre nomi inventati) è appassionata de La Repubblica mentre io sono una tifosa storica de Il Corriere. Ce li scambiamo, siamo le sole in reparto che leggono i principali quotidiani italiani. Lei comunista, io liberale, alle primarie del Pd voterà Veltroni mentre io un eccellente escluso. C'è comunque a unirci nella disgrazia alcolica una solidarietà tra persone dotate di sensibilità politica - a differenza degli altri pazienti un po' ignoranti.