I. - PER COMINCIARE
Sommario: Universalita' della liberta' - La religione della liberta' - Liberta' per tutti - Un po' di storia - Nell'epoca moderna - Un nuovo partito - Gli altri partiti.

UNIVERSALITA' DELLA LIBERTA'
Radicalismo significa volonta' di liberta'; significa voler agire affinche' tutti siano liberi. Sono nemici dei radicali tutti coloro che negano la liberta', oggi in Italia i nazionalfascisti, i nostalgici del fascio littorio e della corona, le gerarchie clericali e quanti sono ad esse ligi, i glossatori del marxismo-leninismo ed i loro seguaci. Radicalismo significa liberta' per tutti e in tutti i campi delle attivita' umane: in questo i radicali si differenziano da una parte dai conservatori, anche quando abusivamente si autodefiniscono liberali, dall'altra parte da quanti, a destra o a sinistra, pur essendo a volte sinceramente attaccati all'idea di liberta', fanno del classismo liberista o collettivista il punto centrale del loro pensiero ed il cardine della loro azione politica. Il concetto fondamentale del liberalismo radicale e' uno solo: il valore universale della liberta'. Per questo occorrono la distruzione dei privilegi e l'eliminazione delle discriminazioni; per questo occorre esigere l'uguaglianza dei cittadini nell'ambito di libere istituzioni.

LA RELIGIONE DELLA LIBERTA'
In nome della liberta' siamo stati durante il ventennio avversari del fascismo, abbiamo partecipato alla Resistenza, abbiamo contribuito all'affermazione dei principi che reggono la Repubblica italiana. Sentiamo profondamente quella "religione della liberta'" di cui scrisse e da cui era animato Benedetto Croce. Abbiamo sofferto quando, nel lontano 1924, vedemmo figurare i nomi di molti che credevamo sinceramente devoti alla cause della liberta', nel listone preparato dai gerarchi fascisti. Avevamo sperato che quello fosse un errore che mai si sarebbe ripetuto. Ma anche oggi, vediamo molti che si dicono liberali tradire la liberta' mettendosi al servizio del privilegio clericale e del privilegio economico. La nostra posizione e' rimasta immutata. L'aggettivo radicale esprime la chiara e ferma convinzione che la liberta' e' il massimo bene; ieri, oggi e domani; per me come per te, per tutti.

LIBERTA' PER TUTTI
Si e' manifestato ancora una volta il contrasto insanabile tra coloro che intendono per liberta' solo la loro liberta', cioe' il privilegio; e coloro che odiano il privilegio, qualsiasi privilegio, che hanno della liberta' un concetto generoso, che vogliono che si metta fine alla divisione tra eletti e reprobi, tra ricchi insolenti e poveri asserviti, tra chi comanda e chi ubbidisce, che si realizzi nei fatti l'uguaglianza morale di tutti gli esseri umani. E' il vecchio contrasto tra l'egoismo che inaridisce, che avvizzendo la liberta' finisce con il distruggerla; e la generosita' - fraternita' la chiamavano una volta, solidarieta' la chiamano i sociologhi - che vivifica, che apre agli uomini la strada del progresso, che distruggendo le barriere imposte dall'uomo all'uomo, mira a creare la libera societa' di cittadini liberi e uguali. Chi e' per la liberta' come privilegio e' a destra; anche se al principio era forse un onesto conservatore finisce con il diventare un reazionario, con il confondersi con quanto di piu' gretto e di piu' odioso esista nella nazione, il nazionalfascismo di ieri, il clericalismo di oggi, l'egoismo monopolista di sempre. Solo chi e' per l'universalita' della liberta' e' davvero a sinistra perche' non vi e' limite all'espansione ed alla diffusione della liberta' stessa, perche' superato un ostacolo, ve ne e' sempre un altro da superare. Il radicalismo e' la liberta' di tutti; e per essa sono morti liberali come Amendola e Gobetti.

UN PO' DI STORIA
Sottili disquisizioni teoriche su liberta' e democrazia, ragionamenti fini su la "vera" liberta' e la "vera" democrazia dei nazionalfascisti, dei clericali e dei comunisti, non interessano. La storia, l'esperienza umana che conta piu' di qualsiasi teoria, ci dice chiaramente cosa sia il liberalismo radicale. In 2066 anni, dal 133 a.C. al 1933, nei venti secoli che sono trascorsi, sono cambiate le civilta'; sono scomparse antiche e nobili nazioni; altre ne sono apparse; la penisola che due volte fu' il centro del mondo civile si trova oggi ai margini della civilta' cui appartiene; il continente dall'altra parte dell'oceano una volta disabitato o quasi e' diventato lo Stato piu' potente, piu' florido e piu' progredito del mondo. Vi e' stato un immenso progresso: il raggio d'azione dell'individuo si e' allungato a dismisura. Eppure vi e' qualcosa di comune fra Tiberio Gracco del 133 a.C. e Franklin Roosevelt del 1933. Sono cambiati i nomi e i titoli dei protagonisti: tribuno della plebe l'uno, presidente della repubblica americana l'altro. Sono cambiati i nomi dei movimenti: parte popolare allora, Partito Democratico oggi. Sia Gracco che Roosevelt erano dei radicali; tutti e due erano profondamente convinti della superiorita' di uno Stato basato sulla liberta' sopra qualsiasi altra forma di organizzazione politica; tutti e due erano profondamente convinti che per salvare la liberta' non vi e' che un mezzo: diffonderla, ampliare la sfera entro cui agisce.
Tutti e due erano nemici dei conservatori. Tutti e due erano nemici dei falsi progressisti, di quanti, illusi o ipocriti, camuffano con il nome di liberta' vera una dittatura che vale quanto tutte le dittature, cioe' niente.

NELL'EPOCA MODERNA
Nell'epoca moderna, il movimento radicale esiste da quasi due secoli. Ebbe inizio in Inghilterra, la patria del liberalismo, verso il 1760. I discendenti di coloro che erano stati i rivoluzionari di due generazioni prima, che avevano abbattuto l'assolutismo monarchico, che avevano indebolito la presa esercitata sulle menti dall'oscurantismo di sette fanatiche e dogmatiche, che avevano aperto a tutte le nazioni in tutti i continenti la via della liberta', erano diventati dei conservatori. Quella liberta' di vivere la propria vita che i nonni avevano chiesto per se', i nipoti negavano agli altri, esattamente come volle fare la Destra italiana di ottanta anni fa, esattamente come vogliono fare sempre e dovunque tutti i conservatori. I radicali inglesi di due secoli fa, chiedevano quello che chiediamo noi: che venissero spezzate le oligarchie, che si procedesse verso una maggiore uguaglianza. I radicali, provenienti da tutte le classi, popolane, borghesi ed aristocratici, diedero la spinta che porto' alla trasformazione della nazione inglese, prima nel partito liberale in cui si opponevano al conservatorismo nazionalista dei whigs, poi nel partito laburista, in cui combattono il dottrinarismo collettivista, il centralismo democratico, la burocratizzazione della vita, cari a quanti si richiamano alle formule antiquate del socialismo marxista e non marxista del 19ø secolo. Sono stati radicali in Francia, in Svizzera, nella Germania guglielmina e in quella Weimariana, nei paesi scandinavi, quanti si sono adoperati per una sempre maggiore diffusione della liberta'. Sono radicali i liberali olandesi che collaborano con i socialdemocratici nel partito del lavoro. Sono radicali i New e i Fair Dealers americani, l'ala dominante del Partito Liberale canadese, quanti in nome della liberta' si agitano contro le dittature dell'America latina.

UN NUOVO PARTITO
"Un nuovo partito! Che vuole? A che cosa serve?", chiedono critici ed avversari, sia che si tratti di quei malpensanti detti benpensanti ai quali tutto cio' che e' nuovo porta disturbo, sia che si tratti di quanti insofferenti, a ragione, delle condizioni di miseria, di corruzione, di discriminazione che esistono in Italia hanno dato la loro adesione a movimenti spesso generosi ma non sufficientemente dotati di senso della liberta'. Cosa vogliono i liberali radicali, lo si puo' dire in poche parole: salvare quella liberta' che a prezzo di sofferenze, di sangue e di pianto, la nazione italiana si era conquistata nel 1943-46. Al privilegio fascista si stanno sostituendo sempre piu', con un crescendo che e' diventato ormai preoccupante, due altri privilegi: a) il privilegio clericale che ci vuol far ritornare all'oscurantismo piu' cieco e piu' retrogrado dei secoli passati, che ha come elemento animatore l'organizzazione ecclesiastica creata dalla contro-riforma di quattrocento anni fa e che alla contro-riforma continuamente si richiama; b) il privilegio economico della piccola minoranza miope e gretta che non vede che il proprio interesse immediato ed e' incapace di risolvere i problemi della disoccupazione e della semi-occupazione di un quinto dei lavoratori italiani, condannando un quarto della popolazione a vivere in condizioni di dolorosa miseria, e che in numerosi settori dell'agricoltura e dell'industria mantiene sistemi antiquati di produzione e di condizione.

GLI ALTRI PARTITI
"Ma ci sono altri partiti che vogliono la stessa cosa", obiettano critici ed avversari. Si', parliamo tutti di liberta' e di democrazia (indice questo della potenza di queste due idee), come parliamo tutti di prosperita' e di pace. Occorre vedere cosa si mette in queste parole che sulla bocca di molti non sono che vischio per accalappiare gli ingenui. I fascisti parlavano di liberta' ed intendevano dittatura. Definendo 55 anni fa la posizione della democrazia cristiana, Leone XIII, padre spirituale del cattolicesimo politico di oggi, uomo dalla mente libera e dalla volonta' chiara, scriveva che i cattolici intendono per democrazia il governo paterno sollecito dei suoi sudditi, cioe' la solita rifrittura del vecchio autoritarismo clericale paternalista. I comunisti hanno dimostrato che per pace intendono di solito quello che noi chiamiamo guerra. Per i conservatori prosperita' sono i profitti elevati del capitale concentrato nelle mani di poche decine di migliaia di industriali, banchieri e proprietari agrari. Quello che vogliono i radicali e' la liberta' come massima autonomia del singolo, la democrazia come responsabilita' dei cittadini e autogoverno, la pace come mancanza di conflitti, la prosperita' come il benessere di tutti - partendo da chi piu' ne ha bisogno, da chi oggi vive nella miseria e nella miseria non deve vivere.

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