Intervista a Adele Faccio - III (12 maggio 1991)

I Verdi tedeschi sono contro l'Europa: tu sei transnazionalista e credi nella forza dell'unione; ma che cosa pensi della situazione politica in generale ?

Siamo per l'Europa amministrata regionalmente e collegata in scelte politiche collettive a formare gli Stati Uniti d'Europa. Antica aspirazione sempre frustrata dalle smanie nazionalistiche dei re e dei governi nazionali.
E' vero che una volta ogni regione aveva una sua cultura e si rifaceva a tradizioni, usi e costumi che si diversificavano perche' diverse erano le origini e le procedenze di ciascuna zona europea. E' vero anche, pero', che oggi i mezzi di informazione, la velocita' delle comunicazioni, l'internazionalismo produttivo e commerciale rende sempre piu' uniformi le condizioni di vita e quindi sempre piu' comuni le esigenze e quindi le aspirazioni dei popoli e delle etnie che convivono in Europa.
Le comunicazioni estremamente facilitate rendono sempre meno distanti gli abitanti della Terra, e quindi sempre piu' vicini i popoli e sempre piu' prossime le culture e gli interessi.
Oggi e' molto piu' facile collegare economicamente e culturalmente tutte le molteplici etnie che popolano l'Europa e che sono assai piu' numerose di quanti stati siano riconosciuti e pertanto e' molto piu' importante che una quantita' di leggi e di regolamenti vengano uniformati e resi funzionanti in tutto il continente.
I Verdi tedeschi sono contrari. Ma chi sono i Verdi tedeschi? Un gruppetto, ormai sparuto, incapace di occuparsi validamente di ambientalismo, dove sono stati superati e migliorati dai diversi raggruppamenti che si riconoscono nell'Associazione di Greenpeace, molto piu' attiva e ampiamente rappresentata nel mondo, capace di affrontare tutta l'ampia gamma dei problemi legati all'ambiente e al Pianeta in generale.
La situazione politica generale dell'Europa e' estremamente complessa e resa ancora piu' precaria dalle evoluzioni socio-politiche della zona orientale dell'Europa, costretta ad affrontare problemi di etnie, di tradizioni, di cultura compresse e depresse dal centralismo politico imposto nei settant'anni ultimi di storia dell'Europa Orientale, e nello stesso tempo, anche l'Europa Occidentale subisce i contraccolpi di questa evoluzione storica che cerca di raggiungere quel tipo di indipendenza economico-politica propria della storia europea occidentale. Quali saranno gli sviluppi futuri e' difficile prevedere, in questo momento, estremamente interessante e terribilmente difficile da seguire nella sua evoluzione sociale e culturale.
L'Europa non e' ancora in grado di amministrarsi collettivamente, perche' le leggi dei diversi stati che la compongono sono ancora troppo lontane le une dalle altre e perche' esiste ancora diffuso un falso spirito nazionalistico che rende estremamente difficile riuscire a creare usi e costumi piu' capaci di assimilarsi e convivere. E' una grossa scommessa e vale la pena di vivere questo periodo di creativita' politica, reso pero' difficilissimo dal risorgere di nazionalismi localistici antiquati e pericolosi, come la antistorica esplosione delle leghe e dei patriottismi nazionalistici collegati ad antichi vizi e virtu' dei popoli.

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