VII. - PUNTI PROGRAMMATICI:

E) LA DIGNITA' DEL LAVORO
Sommario: Reddito - Sicurezza materiale - Assistenza - Conflitti del lavoro.

REDDITO
La netta distinzione che esiste in Italia e in altri paesi economicamente e socialmente arretrati tra chi vive di un reddito del capitale (interesse o profitto) e chi vive di un reddito del lavoro (salario o stipendio) e' fonte di tensione. Tale distinzione e' dannosa perche' indebolisce le istituzioni dello Stato democratico. Il collettivismo integrale che trasforma tutti i cittadini in salariati o stipendiati e li priva della base economica sulla quale poggia l'autonomia dell'individuo, e' incompatibile con la liberta'. Perche' questa possa essere rafforzata, occorre mettersi risolutamente sulla strada indicata dalle democrazie piu' progredite dell'Europa nord-occidentale e del Nord America: far si' che aumenti, sino a diventare se possibile la totalita' della nazione, il numero dei cittadini il cui reddito deriva in parte dal lavoro ed in parte dal capitale. Per raggiungere questo scopo occorre: 1) affermare la dignita' del lavoro si' che anche coloro che posseggono capitale in quantita' rilevante, sentano il dovere di lavorare; 2) creare condizioni che permettano a tutti di trovare lavoro; 3) come gia' menzionato, favorire la massima diffusione possibile del possesso di capitale, fondiario o mobiliare che sia. Non importa se alcuni ricavano i quattro quinti del loro reddito dal lavoro ed un quinto dal capitale, o viceversa. L'importante e' che i due elementi siano presenti in tutti i redditi o almeno in moltissimi redditi.

SICUREZZA MATERIALE
Montesquieu, citato da Ernesto Rossi nell'articolo "Sicurezza Sociale" per il Dizionario di Economia Politica, scriveva nel 1748 che e' dovere dello Stato assicurare a tutti i cittadini un tenore decente di vita: "une subsistance assur‚e, la nourriture, un vˆtemente convenable et un genre de vie qui ne soit point contraire a' la sant‚". Montesquieu aveva ampiamente ragione. Ma occorre intendersi. I collettivisti di ogni genere credono che lo Stato sia qualcosa che esiste per proprio conto, capace di produrre e di dare. Lo Stato non produce niente e lo Stato non da' niente; sono, in tutti i sistemi economici, i cittadini che producono e che danno; sono i cittadini i quali, tramite lo Stato, si debbono aiutare a vicenda. Avendo deciso di assicurare un minimo vitale, occorre studiare cosa l'economia puo' fare, quale parte del reddito nazionale puo' essere ridistribuita fra la popolazione senza creare una situazione che rallenti il progresso economico. Si dice che garantendo la sicurezza materiale, vengono ad indebolirsi lo spirito di iniziativa e la voglia di lavorare del singolo. E' una frottola che non regge al lume dell'esperienza. Fra gli europei quelli che godono della massima sicurezza economica sono forse gli svizzeri: sono anche quelli che forse lavorano di piu', e meglio. Gli americani godono indubbiamente di una notevole sicurezza economica: ma tutti lavorano, e lavorano sodo. Le persone piu' dinamiche nelle attivita' economiche non sono in generale i nullatenenti ma coloro che, possedendo qualche cosa, si sentono le spalle protette. Garantendo un minimo di sicurezza materiale, si stimola la gente a lavorare di piu', non la si induce a lavorare di meno.

ASSISTENZA
E' doveroso aiutarsi a vicenda assicurando a tutti quel tanto di benessere materiale compatibile con le condizioni dell'economia nazionale. E' doveroso in particolare aiutare coloro che, senza colpa loro, si trovano nell'impossibilita' di guadagnarsi da vivere. Cio' vuol dire occuparsi seriamente non per fare della carita' ma per manifestare concretamente la solidarieta' indispensabile in una societa' di cittadini liberi e uguali: a) dei bambini; b) dei malati; c) dei vecchi. Quello che in Italia si impone e' in primo luogo la riorganizzazione dei molteplici enti ed istituti che si occupano di assistenza. Quanti sono contro la sicurezza economica e l'assistenza materiale farebbero bene a riflettere sul fatto che solo quelli che posseggono tale sicurezza e non hanno bisogno di tale assistenza, i possessori di capitale, predicano i vantaggi della mancanza di sicurezza: se e' cosi' vantaggiosa, comincino loro a fare l'esperienza della fame, della disoccupazione, della miseria morale e materiale cui porta l'incertezza dell'indomani.

CONFLITTI DEL LAVORO
Lo disse una volta Lincoln, forse il piu' grande dei presidenti americani: "Il lavoro viene per primo, ha la priorita' sul capitale". Questa frase esprime la posizione dei radicali. "Gli operai - scrivevo in Capilatismo Democratico - non sono per natura ed occupazione piu' rivoluzionari di qualsiasi altro gruppo della popolazione; le loro richieste sono, e sono sempre state, modeste: un minimo di sicurezza e di stabilita', un impiego abbastanza regolare, ore lavorative limitate, un salario decente, un po' di assicurazioni contro le malattie e gli infortuni, una pensione per la vecchiaia". Nove volte su dieci, novantanove volte forse su cento, le rivendicazioni dei lavoratori sono legittime e giustificate. L'interesse dei capitalisti non puo' essere preso come limite a tali rivendicazioni. Il limite e' imposto dall'economia: sulla base di dati, di cifre e di fatti occorre determinare fino a che punto le richieste dei lavoratori (aumenti di salario, diminuzione delle ore di lavoro, assicurazioni, pensioni, ecc.) possono essere accolte senza provocare un rallentamento nell'attivita' produttrice, un abbassamento del livello raggiunto dall'economia. Appoggiando le richieste dei lavoratori nell'ambito di un'economia il piu' possibile libera e privatista, i liberali radicali si differenziano nettamente sia dai socialisti che vogliono abolire libero mercato, l'iniziativa privata, la libera concorrenza, sia dai conservatori che non vedono altro interesse che quello del massimo vantaggio per detentori di capitale. Una volta conquistata quel tanto di liberta' economica che e' compatibile con l'ordinamento sociale, nei conflitti che sorgono in seno ad un'economia libera, i radicali sono dalla parte del lavoro, sono gli avversari dei conservatori che difendono i privilegi del capitale. Economia libera si', ma all'interno di questa economia, priorita' assoluta agli interessi del lavoro.

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