Perché non hai rubato, stuprato, sequestrato, scippato, sparato al cuore dello stato?

Sempre Piero alle prese con la vulva, il 23 dicembre 2005...

Tu a Villa Irma sputavi Cardiostenolo, attaccato alla flebo e ad un poker di disperati, il calendario di giorni tragici -edicole di-una-via - crucis… un mese e poi a casa. Inferno di affettuose persecuzioni, girotondo di infantili ricatti, sadismi serviti a colazione, riscaldati per cena… -amore che soffoca-amore che annulla-amore inutile come la bestemmia di un ateo-… anima e cuore strappati crudelmente per vendicare l’errore di una scelta lontana. Cosa ti appartiene? l’ultimo ascesso un ricordo blu sul braccio... l’ultimo elettroshock un gigante di eccessivi desideri. Ma i tuoi pensieri malati erano già lontano, rondini metalliche che intrecciavano voli allucinati in quella stanza di lacci emostatici e bicchieri sporchi di sangue. Una strada, soltanto una cazzo di strada qualunque, non volevamo altro... perché proprio noi, perché... tua madre e tuo padre, un altro elettroshock e un’altra disintossicazione…. perché la tua rabbia non l’hai sfogata negli stadi accoltellando un altro disgraziato come te? Perché non hai rubato, stuprato, sequestrato, scippato, sparato al cuore dello stato? Perché tu ed io conoscevamo soltanto un modo d’odiare, soltanto una persona da distruggere... noi stessi! E ci siamo braccati crudelmente vendendo l’anima della prima comunione per uno schizzo arroventato, scaldando al sole inquinato del muretto lo spasmo cosmico del bisogno. Idoli incompresi congelati nella corsa inutile, sali – scendi scale vischiose di broccoli e baccalà, galoppate asmatiche nelle periferie deserte del sabato sera… esasperante ricerca della insegna rossa di una farmacia notturna, disperazione riflessa nelle finestre anemiche illuminate dai tubi catodici e dalla idiozia di clonati –interno con gruppo di famiglia-… finalmente lo sguardo impaurito del farmacista assonnato… rassicurante l’azzurrino dell’Icogamma e le due fiale di acqua bidistillata foto finish scattata in un cesso al neon. Una vena trafitta da minuscoli punti di morte…un miliardo di bocche affamate attendono impazienti il fluire di tossiche reminiscenze... narcisistico orgasmo l’implosione selvaggia del flash –Dio-Io-Dio- lo scorrere attonito dell’onnipotenza e poi: orina e oscenità, sul muro tra gli spruzzi nerastri di sangue e ditate di merda…. un epitaffio metropolitano “6678450 telefonami ho il cazzo grosso”.


...e il 30 dicembre 2005:

Il rumore di fondo del mare. Ecco che cazzo sono le donne nella mia vita: te ne stai lungo disteso sulla sabbia gli occhi socchiusi e le note sbiadite dell’ultimo disco per l’estate che urlano disperate la loro voglia di vivere, di non morire con le prime piogge: un po’ come me. Tutto normale, tutto come te lo aspetti, invece no! Improvvisamente, senza un perché, senza un percome, quel rumore da radio mal sintonizzata, del quale non ti accorgevi più, diventa il solo rumore che esista. Fa piazza pulita di tutti gli altri e non riesci più a togliertelo dalla testa. Di notte, di giorno, mentre mangi, sul cesso, con gli amici, quando scopi. E’ sempre là: sopra, sotto, dentro di te, intorno a te, negli occhi, nei pensieri, nel cazzo. Una nuova donna, una donna rumore di mare. Eppure l’avevo vista per caso alla UILDM.
-Questa è la nuova assistente sociale….
’sti cazzi dovevo rispondere e invece…la voglio! La voglio! La voglio! Cristo se la voglio!……tu sola puoi farmi guarire... tu sola puoi farmi sognare la fine di questa tragedia, tra le tue tette di panna e nutella, sul tuo culo di pistacchio e amarena, tra le tue cosce al latte di mandorle… non so niente di te. Ti prego parlami di te! Della tua vita! Quando ti svegli al mattino dei tuoi sogni che ne fai? Li lasci nel letto tra le lenzuola ancora calde o ci fai colazione insieme? Te li porti appresso tutto il giorno e ci parli, li accarezzi, gli racconti le favole o te li scordi in bagno vicino al dentifricio?
Tu sei tu od una ballerina fuggita dal Bolscioi o sei fuggita da un circo con un trapezista armeno che ti ha abbandonata a Madrid per una danzatrice di flamenco?
Dimmi che suoni il sitar meglio di Ravi Sciankar, che hai letto tutto Sartre ma preferisci Camus, che ti tocchi il naso con la lingua, che vorresti cambiare vita e pensi spesso al signor Fourier. Che sai dove stanno Rigel e Betelgèuse e se non lo sai lo vorresti sapere. Che odi i forni a microonde, che fumi il narghilè, che prepari il cuscus meglio di Gheddafy, che parli con i fiori e loro ti rispondono, che giochi a campana e a palla prigioniera. Dimmi che ascolti i grilli e li riconosci dal canto, che prima di addormentarti conti le pecore ma non prendi sonno perché te ne manca sempre una, che giochi alla lotteria e vinci, ma non trovi il biglietto perché c'hai fatto un aeroplanino e l'hai buttato dalla finestra. Dimmi che sai fare i tarocchi, leggere i fondi del caffè, preparare filtri d'amore, togliere il malocchio.
Stronza! Sarà pure una sociologa ma è proprio stronza…..le scuse che mi sta raccontando al telefono mi fanno l’effetto di un lassativo cerebrale, una diarrea di neuroni mi scivola lentamente sul collo e arriva alle palle.
-…avrei voluto avvertirti ma…la riunione, sai il dottore…… dice che se tu non smetti con quelle porcherie... insomma dice che non ti vuole più visitare… se vuoi cerco di convincerlo…

No! È te che voglio! Non posso morire senza averti vista nuda senza averti leccato la fica succhiato i capezzoli ascoltato i tuo sì! e i tuoi no! senza aver cercato sul tuo corpo l’ultima risposta o l’ultima domanda. Io ho bisogno di ascoltare quelle favole che solo le donne conoscono, ogni donna nasconde il segreto di una storia sempre nuova sempre diversa. Ogni donna.. ogni donna... ogni donna……

-Va bene! fissa pure l’appuntamento.
-Ma tu fai ancora uso di quelle sostanze?
-no!
-è la verità?

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