Piero Welby sull'AMORE - 26 ottobre 2003

Con Hobo abbracciato al collo andò in cucina e, per festeggiare, stappò una bottiglia di Sala Paruta, riempì due bicchieri fino all'orlo e bevvero tutto d'un fiato. Seduti uno di fronte all'altro, come vecchi amici continuarono a bere per tutta la sera, tranquilli, soddisfatti, senza bisogno di parlare.
Hobo continuava a rollare una canna dopo l'altra mentre Eraldo cercava disperatamente di centrare i bicchieri. Finito il vino si scambiarono un buffo cenno d'intesa e barcollando raggiunsero la camera da letto. Nonostante i fumi dell'alcol e il fumo dell'hascisc il nano si mosse con destrezza e precisione, Eraldo si sentiva come un affogato nelle braccia del suo salvatore. Non realizzò subito cosa stesse accadendo ma quando sentì le dita umide di saliva che gli massaggiavano l'ano forzandolo delicatamente con i polpastrelli si voltò con fatica e vide Hobo in ginocchio dietro di lui che stringendo con una mano il cazzo lo puntava contro le sue natiche come un arma. La sua carne si fece morbida e cedette lentamente a quella pressione continua, per un tempo che gli parve infinito i sospiri e i gemiti del nano riempirono la stanza, poi per uno strano effetto ebbe la sensazione di essere diventato lui Hobo e di autosodomizzarsi.
Lo svegliò il rumore del traffico, meravigliato si accorse di essere nel suo letto e completamente nudo, gli affiorò alla mente un sogno frammentario e curioso; aveva sognato di aver fatto l'amore con Hobo. Doveva aver preso una sbronza tremenda, la testa gli pulsava dolorosamente e la lingua era come fosse ricoperta di velluto. Aveva sete, una sete spaventosa.
Scese dal letto ma il pavimento gli mancò sotto i piedi, come quando arrivati al penultimo gradino appoggiamo il piede e il vuoto ci sorprende sconcertandoci, si rialzò, o almeno pensò di essersi rialzato eppure con la spalla non arrivava nemmeno all'altezza del comodino, doveva guardarsi allo specchio! Corse in bagno ma non solo non arrivava allo specchio, non arrivava nemmeno al lavandino.
L'assurdità di quello che era successo gli esplose improvvisamente nel cervello con la violenza di un petardo: era diventato un nano!
Cercò Hobo in tutte le stanze, negli armadi, nelle scatole dello sgabuzzino, niente, era sparito ed erano spariti tutti i segni del suo passaggio. Tornò sconsolato in camera da letto e vide sul televisore un paio di jeans, un gilet di pelle nera, un paio di sandali, un braccialetto di cuoio ed incollato sullo schermo c'era un pezzo di carta spiegazzata con su scritto qualcosa…
con un po’ di fantasia ci si poteva leggere LOVE.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ué... come va?

ogni tanto passo anche io a trovarti...

però ora voglio sapere chi sono le pettegole radicali che parlano della sottoscritta:-)))
e soprattutto, visto che anche virginia- fiume- woolf mi ha parlato di te prima o poi dovremo incontrarci ( a dire il vero mi pare ti conosca anche roberto)

baciii
valeria