Welby, la Raffa e il Tampax - 23 luglio 2004

Sa com’è il mondo dello spettacolo? Tutto un pettegolezzo! Da quel giorno il Tampax divenne il mio incubo. Ad ogni festa, quando aprivano la porta, mi accoglievano con: no Tampax no party!
Così, Raffa ed io, dovemmo rassegnarci a ripetere lo –spettacolo-. Fu proprio durante una di queste repliche che infastidito oltremodo dalla clitoride, quella sera eccezionalmente turgida e voluminosa, operai una rotazione sul mio asse, di 180 gradi. Il naso finì nell’avvallamento del perineo e, finalmente, potei far combaciare le mie labbra con le sue piccole labbra, ritraendo la lingua creai un vuoto d’aria che, per una banale legge fisica, risucchiò il Tampax. Un piccolo incidente turbò la serata: Per una beffa del destino, mentre aspiravo l’assorbente, Raffa aprì la bocca, e il mio membro occupò, per la legge Landau-Winshij, il vuoto che si era venuto a creare. Raffa fu all'altezza della situazione e con abili movimenti del capo produsse uno svuotamento e detumescenza dell'ingombrante imprevisto. Standing ovation dei presenti e sincere congratulazioni. La nostra notorietà schizzò alle stelle. Ci esibimmo per Giovanni Leone che ci volle suoi ospiti alla villa delle Rughe. Il Santo Padre, Paolo VI, si scompisciò dalle risa e ci fece dono di una rara copia aldina del Catechismo. Agnelli ci donò un Rolex e una Duna. Al colmo del successo, Raffa ruppe il nostro sodalizio per il Tuca-tuca. Io mi esibii per qualche tempo in locali di infimo ordine inieme a Fiona Swaroski, poi cominciai a bere, a tirare coca, a leggere Libero, a guardare Mammucari e Socci... e di abiezione in abiezione... lo so lo so, ho toccato il fondo, ma solo chi cade può risorgere, ah, ragazza mia, se mi offre un cicchetto... le tolgo il Tampax, certo ho un po' di Parkinson, ma le giuro che non guasta, anzi...

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