Alle 13 del giorno 13 - capitolo 12.
Un'altra giornata fredda e grigia, penso' Laura con un brivido mentre il taxi che la portava all'aeroporto Kennedy transitava su uno dei tanti ponti che univano l'isola di Manhattan al continente. Per distrarsi provo' a divertirsi a parlare in russo al taxista ucraino, che si meravigio' di come lo parlasse bene oltre a rimanere affascinato dal suo sorriso bianchissimo che sbirciava nello specchietto retrovisore.
"Sei russa?"
"No, sono bulgara"
"Bulgara! Conosco bene Varna, facevo il marinaio sulle navi cargo per Odessa. Sei di Varna?" le chiese il taxista ucraino cambiando la lingua di conversazione dal russo al bulgaro.
"No, sono di Kyustendil, nella Macedonia del Pirin" rispose lei, stupita dal sentire parlare e potersi esprimere nella sua poco conosciuta madrelingua.
Chiaccherarono a lungo, un po' in bulgaro e un po' in russo, nei 50 minuti che la gialla Chevrolet automatica impiego' per raggiungere l'aeroporto sull'autostrada regolarmente intasata. Era una situazione paradossale, penso' Laura letteralmente allibita dall'avere finalmente trovato qualcuno con cui potersi sfogare, sentirsi libera di comunicare le proprie emozioni e sentimenti, proprio nel momento in cui lasciava quella dannata citta'. E per di piu' era un umile autista di classe sociale inferiore.
Lo invidio' per la sua umilta' e per il suo lavoro apparentemente poco qualificato ma che invece lo portava a conoscere l'umanita', ogni giorno decine di persone diversissime tra loro. Infine rimase sconvolta quando, arrivati al terminale dell'aeroporto, nello scambiarsi le verdi banconote e lo scontrino fiscale del tassametro lui per un attimo voltandosi le trattenne la mano guardandola negli occhi e sottovoce le disse:
"Tu lo ami... Allora diglielo!"
Come aveva potuto capirlo?, si chiese accendendosi una sigaretta lunga e sottile al baretto del secondo piano dell'aerostazione, seduta al banco davanti a un polacco baffuto e grasso da far schifo che scatarrava leggendo la Gazeta Wiborcza del giorno prima. Non aveva minimamente accennato al taxista ucraino della ragione che la portava ad imbarcarsi con tanta fretta sul primo volo disponibile per Milano, ma lui aveva ugualmente capito.
Forse le si leggeva in faccia quel che pensava? E soprattutto, ripensandoci bene, a che le serviva essere una donna in carriera e conoscere alla perfezione sette lingue se nessuno l'amava veramente come quell'umile autista di taxi amava sua moglie e nella sua ignoranza era piu' saggio di lei tanto da leggerle la fronte e perfino darle consigli per la sua vita sentimentale?
Non ci fu bisogno di schiacciare il mozzicone perche' la sigaretta si spense nel portacenere consumandosi da se', estinguendosi al filtro. Lui era la causa di tutti i suoi guai, compreso il fumo. Ah!, Proprio lei l'igienista maniacale che era perfino riuscita a far smettere di fumare quel soggetto che per quindici anni aveva fumato di tutto, ma proprio tutto dall'erba al rosmarino passando dai piu' nobili tabacchi bulgari, una volta lasciatolo comincio' a fumare per convenzione sociale. Quelle sigarette lunghe e sottili che aspirava voluttuosamente come Marlene Dietrich per intrappolare gli uomini nella sua personale ragnatela della lussuria.
Merda, oltre al vizio del sesso l'aveva contagiata anche di quello del fumo, penso' quando finalmente s'imbarco' sul volo KLM per Amsterdam. Nella fase di decollo sfogliava annoiata i giornali in omaggio senza riuscire a concentrarsi sulle notizie che leggeva. Con l'entusiasmo di un attore in uno spot pubblicitario lo steward di prima classe elencava con gesti misurati e una voce suadente le norme di sicurezza da osservare in volo.
"Ascolta attentamente"
disse sottovoce in inglese allo steward con un tono profondo, una volta giunti in quota e porgendogli la sua plastica Amex Gold, il top degli status symbol che le dava un credito fino a ventimila dollari al giorno,
"tu adesso prendi questa e verifichi il mio estratto conto sul terminale di bordo, dopodiche' la porti al comandante per dirgli di avvertire Schiphol via radio che all'arrivo mi facciano trovare un aereo privato con il piano di volo gia' pronto per Venezia. Costi quel che costi, non me ne importa niente"
"Mi permetta, signora"
la risveglio' lo steward porgendole la sua carta Amex Gold pochi minuti dopo che finalmente aveva preso sonno sopraffatta dallo stress. Quando lei apri' gli occhi lui continuo':
"Il comandante mi ha informato che la nostra compagnia e' partner strategico di Alitalia, che come KLM sara' felice di portare la nostra migliore cliente ovunque lei voglia, senza alcun costo aggiuntivo. Sono qui a chiederle se accettera', una volta arrivati a Schiphol, di imbarcarsi sul volo serale Alitalia per Milano Malpensa, dove il direttore dello scalo e' gia' stato allertato via radio di accoglierla per accompagnarla personalmente sulla coincidenza per il Marco Polo di Venezia, che non partira' senza di lei".
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