Alle 13 del giorno 13 - capitolo 2.

Laura era arrabbiata col fiume, che continuava a scorrere grigio e imperturbabile, insensibile ai turbamenti del suo animo, nel quale un nucleo di sofferenza percepibile quasi fisicamente nello stomaco stava trasformando la sua malinconia in una sensazione di sgomento. Che cosa stava facendo della sua vita?, si chiese ergendo improvvisamente il capo dal pugno su cui lo poggiava, serrando le labbra e sbarrando gli occhi come se avesse fatto una tragica scoperta. Che ne sarebbe stato se dieci anni prima avesse scelto di sposare l'uomo che amava, e che l'amava, anziche' inseguire il sogno di una carriera che ora non l'appassionava piu' e la lasciava nell'aridita' dei sentimenti, nella piu' deprimente solitudine?

Penso' a suo marito Massimo e si rese conto che provava pena per lui, per come l'aveva deliberatamente usato, ma provava anche disprezzo per quell'uomo vuoto e vanaglorioso, senza spina dorsale, che' in fondo se lo meritava di essersi lasciato usare, privo com'era di personalita'. Con lei, con gli altri conoscenti durante i ricevimenti, Massimo non faceva che parlare delle sue nuove scarpe da 500 dollari, della sua nuova Ferrari da 500.000 dollari, della sua nuova villa in costa azzurra da 5 milioni di dollari. Evidentemente ossessionato dal numero 5, quel "povero" cretinetti semi-analfabeta non sapeva che aggiungervi il maggior numero di zeri possibile.

Rifletteva, Laura, chiedendosi con crescente sgomento se lo avesse mai sentito parlare delle riflessioni indotte dalla lettura di un libro di Tabucchi o Tamaro; se avessero mai condiviso delle opinioni su un film di cinema d'essai davanti a una semplice pizza o un panino di McDonald's; se avessero mai avuto del sesso veramente passionale rispetto all'attivita' ginnico-meccanica di regolare periodicita' settimanale, sempre nelle stesse posizioni e sempre con la sua egocentrica eiaculazione precoce che la lasciava insoddisfatta.

Era spaventata, Laura, dal riemergere prepotente del ricordo di lui, che ormai credeva sepolto in qualche angolino della mente. Grazie a lui aveva imparato l'italiano senza inflessioni dialettali. Lui che li aveva vissuti, le aveva spiegato i meccanismi della politica internazionale meglio di quanto avrebbero poi fatto i professoroni della Bocconi per il suo master di sola teoria e niente pratica sul campo. Lui le aveva insegnato a nuotare e a guidare l'auto; soprattutto, le di lui dolcissime carezze erano state le prime a dischiudere la sua rosa delicata, e poi a penetrarla in tutti i modi facendola urlare di piacere e traendo il suo piacere prima di tutto da quello di lei.

Il cuore le batteva sempre piu' forte mentre realizzava che quell'uomo pazzo e generoso fino al masochismo l'aveva preparata a lasciarlo: l'aveva perfettamente istruita nel sesso, nella lingua, nella politica e perfino nel gestire con freddezza e abilita' un testacoda in automobile. Cosicche' lei potesse servirsi della conoscenza che gli aveva dato per tradirlo e abbandonarlo. Lo odiava per questo averla resa indipendente da lui. L'odiava, l'odiava, l'odiava! Lo amava ancora tanto! L'emozione fortissima prevalse sulla vergogna e nell'enorme, affollatissimo ristorante self-service del palazzo di vetro, Laura si prese il viso nelle mani e scoppio' in lacrime singhiozzando.

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