Alle 13 del giorno 13 - capitolo 7.

Come ogni mattina Massimo Buratti comincio' la sua giornata alzandosi dal letto felice e contento di essere un uomo ricchissimo, ma altrettanto profondamente inconsapevole di essere un perfetto idiota. Ancora assonnata, Laura lo guardava mentre ascoltava la stupidissima country-music che lei non poteva sopportare, mentre immaginava che in quello stesso istante Andrea, a cinquemila miglia di distanza in Europa, si stava dilettando con un Divertimento di Mozart, un Momento di Schubert, una Serenata di Dvorjak...

Piu' precisamente, ma poco importa, in quel momento Andrea si stava rilassando si', proprio con Mozart, ma con le sue romanze, minuetti e rondo' piuttosto che con i suoi divertimenti. E soprattutto con Bach, fino a calpestare la costosa moquette azzurra come un qualsiasi tappeto di canapa e letteralmente mordere gli infissi di legno delle porte, e ancora pestare i pugni incurante di spaccare in due il tavolo di cristallo mentre la pensava durante i pezzi di Chaikovski.

Erano passati anni ma ancora pensava a lei, a Laura, e alla sua bellezza devastante. Non che fosse la classica donna fatale tipo Marilyn Monroe o Claudia Schiffer. Il suo corpo era anzi fin troppo arido e secco, snello e senza curve attraenti. In seguito fu lui con amorevoli baci e carezze sui capezzoli a svilupparle un seno all'inizio inesistente. Eppure era bella. Forse non esteriormente come le attrici nelle riviste pornografiche, ma era bella dentro per avere una notevole intelligenza, un'istintiva simpatia ed una forte personalita'.

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