LE COSE di Piero Welby! Ieri ho scoperto per caso un paio di cose del mio "nonnetto" che non conoscevo. gliele "rubo" subito! questa più che una poesia è un poema, un capolavoro. mi sono permessa di editare piccole cose irrilevanti ma irritanti per me: frequentemente ometteva lo spazio dopo la punteggiatura, ma se qualcuno si permettesse criticarlo per questo peccatino veniale, considerate le sue condizioni di digitazione, si becca un cazzottone da Miss Welby in persona! Now enjoy what follows and apologies for no translation into English - it is such a great poem I admit I wouldn't be able to translate it, or perhaps I could but it would take me weeks.

LE COSE

Angela… il suo primo bacio
–After eight- di menta e cioccolato,
verde di speranza e scritto in oro…
la sua lingua, piano inclinato e desiderio,
slippery slope insidioso e cedevole,
intimamente pericoloso, incerto
nell’essenza di frattale equivoco.
Il seno di mia madre spiato, di nascosto,
dallo specchio dell’armadio…
le sue cosce di magnolia e carbone…
il fruscio elettrico delle calze di seta…
incomprensibile ideogramma
una erezione colpevole,
la morte dai passi pesanti
la gelosia che strappa gli occhi..
in questa offerta sfrontata ritrovo
ogni desiderio negato, ogni…
fantasia cresciuta nel tepore infantile,
tra le lenzuola della domenica mattina…
l’urlo silenzioso lasciato scorrere
sulla porcellana del lavandino

II

Correvamo agli angoli delle occasioni…
non era felicità, non era amore…
tu lo chiamavi il Circo… e ridevi,
ridevi saltando a piedi pari i gradini del Piper
…op! op!… op!
staffilavi l’aria e mi scagliavi i denti in faccia
in un sorriso selvatico da animale feroce,
i nostri Cent’anni di solitudine
li avevamo consumati in due giri di pista...
Era epatite fulminante quell’arsura
che volevi smorzare con la granita di limone…
era epatite fulminante il vomito nelle lenzuola…
e l’urlo inutile dell’ambulanza
che spandeva sui sampietrini bagnati l’onda blu
che ti trasportava sulla spiaggia della memoria…
alla morte non volevi cedere ma eri sola a lottare,
sola e legata per non farti strappare la flebo…
nessuno volle la busta di plastica con i tuoi vestiti
firmai il registro e li –dimenticai- vigliaccamente
sul muretto alla fermata dell’autobus.
avevo tenuto la catenina della prima comunione
e quella immaginetta con la Mater dolorosa…
tu non avevi mai voluto venderla…
io l’ho scambiata con uno speed-ball
da triplo salto mortale… op! op!… op!

III

È andata!
Nel portacenere c’era l’anima
della sua ultima Muratti
contorta e spiegazzata
come l’asciugamano del bidet
dopo i pomeriggi di voglie
consumate tra il divanoletto
ed una Coca-Cola ghiacciata,
il filtro segnato dal rosaconfetto
dello Chanel rouge a lévret…
ho raccolto quella reliquia di labbra
e sfiorandola con la mia bocca
ho sognato la tenerezza del primo bacio,
anemone sbocciato alla fermata del T3…
un attimo prima dell’addio,
un’eternità dopo la serata al cinema d’essai.

IV

Io potrei innamorarmi di te
vomitare un rosso cardinalizio
con cui dipingermi il cuore e recitarti Rostand:
”Io parto per strappare una stella al cielo e poi,
per paura del ridicolo, mi chino a raccogliere un fiore”
io potrei, nascosto dietro me stesso,
essere attore e suggeritore,
potrei morire e risorgere cantando ca ira
durante il party di fine tour
e c-o-n-t-e-m-p-o-r-a-n-e-a-m-e-n-t-e
lavarti le mutande e il reggiseno
con l’ammorbidente o depilarti l’inguine con gli incisivi…
non comodo, lo so!
Ma per amore… per te… per i tuoi occhi… e per due fiale di Valium.
Oh mia piccola Giulietta
balconi fioriti di allodole e usignoli… aspettami!
Un colloquio tra noi e… Monsignor La Notte,
ci scambieremo le anime nella stanzetta di Hansel e Gretel
dove aspetti l’alba copiando le consegne
e massaggiandoti i piedi gonfi di odiosi campanelli.
Come? ah, la coscienza… l’epitelioma nascosto sotto il baffo!
Il naso storto che non hai mai visto!
Chi? Pirandello? No che non lo conosco!
Compravo libri usati sulle bancarelle di Piazza Vittorio…
qualcuno anche sul lungo Senna… ma non li ho mai letti,
strappavo le pagine lentamente
ed ascoltavo lo scriiiiiik… o lo screeeecr… o lo straprrrr,
dei libri conservo i suoni in una tabacchiera di tartaruga,
la sera la agito come una maraca e… mi addormento.


4 commenti:

Mauro Suttora ha detto...

per bacco

Michele Boselli ha detto...

e perbacco sì, anzi D, che sta vicina alla esse di Suttora nella tastiera.

ci sono il Desiderio, la Domenica, il Dolore, Dimenticare e Divorare;
il Dormiveglia e i Dadi; i Drogati ed il Delirio, un Dipinto, la Debolezza e il Disinteresse;
il DELITTO e nientemeno che Dio, Dostoevsky e un Defensor virginis.

praticamente mancano solo Duttora, Dappato, Dapezzone, Donino e Dannella.

(se mi legge l'assiduo frequentatore Diformista alchemico, ha letto l'ultimo verso?)

Anonimo ha detto...

ti sei dimenticata Dandinelli, mentre direi che Olivier Upuis non fa desto in quesdo caso.

tra quelli elencati nel RACIMOLOMETRO segnalo pero' Antrea Durcheddi, Oriedda Dallegari, Nicodino Dosoni, John Datelli, Darlo Manera (nel senso di darlo a Manera), ArmanDo Crocicchio (nel senso dell'azione di armare Crocicchio), aDalberto Dicheri (che è una traduzione esperantista), Dita Dernarbini (una spogliarellista di serie D), per concludere con una preghiera: Ora Pezzilli.

Michele Boselli ha detto...

ho diviso in due parti il poema (vedi sotto la continuazione) altrimenti la grafica del blog andava a puttane. comunque la suddivisione ha un senso perché nella seconda parte si nota uno stile diverso, versi molto più brevi, perfino gli argomenti si spostano lateralmente