Oggi il mio primo pensierino va alla Bulgaria, dove il 24 maggio è un'importante festività nazionale: il giorno della cultura, festa di studenti e insegnanti e dell'alfabeto cirillico, che i bulgaresi, non avendo di meglio, ci hanno portato in dono come terzo alfabeto dell'Unione europea. auguroni a tutte le mie amiche ed ex amanti bulgaresi, in particolare a Takuhi Bagdasarian (anche se chiaramente di origine armena) perché fa proprio l'insegnante nella bella città di Varna. ecco alcuni fatti sull'alfabeto cirillico e la lingua bulgarese:

la "er goliam", la lettera in basso a sinistra nell'immagine, è sicuramente la più bulgarese dell'alfabeto (che ha differenze significative in altre lingue slave). si pronuncia come la U di "but" in inglese, o come la I turca senza puntino (sì, i turchi hanno due I, con e senza puntino, ma non parliamo di turchi ad armeni e bulgaresi!)

è secondo me la lettera più rappresentativa del cirillico bulgarese, che è il più semplice, come del resto la grammatica, che non presenta complicate desinenze come il russo o il serbo. una volta superata la diffidenza per la diversità dell'alfabeto, il bulgarese si rivela una lingua simpatica e divertente, con un'altra particolarità: l'articolo determinativo si aggiunge come suffisso - per esempio IL partito radicale è radikalnaTA partia - col risultato talvolta comico che diventa fin troppo facile comporre poesie in rima, da cui lo storicamente elevato tasso di poeti (e rivoluzionari) nella popolazione bulgarese (un'altra ragione è che fare il poeta rivoluzionario è sempre meglio che lavorare).

sul piano personale, il bulgarese è la terza lingua della vostra amata MW, e per qualche strana ragione non riesco a togliermelo dalla testa dopo anni che non lo pratico, mentre altre lingue come il tedesco non mi si registrano nella zucca se non vivo sul posto. ogni tanto mi capita il fenomeno curioso di perfino pensare o sognare in bulgarese, ma mai quand'ero lì (per cinque anni, sei mesi e nove notti). del resto, anche a Londra penso quasi sempre in italiano, mentre in Italia mi capita di pensare in inglese, e in francese non penso tout court: fingo bene di balbettarlo ma in realtà francesizzo l'italiano. strani fenomeni linguistici, o sarà perché sono un po' sfasata...

2 commenti:

Clelia ha detto...

Io parlo lo spagnolo maccheronico.
Metto la s finale...e ad ogni frase aggiungo olè! Scherzi a parte... succede anche a me che quando sono in Italia penso in inglese e visversa.

Buon week end

Ps: piccola curiosità
ma perchè Vulvia ti chiama nonnetta?

Michele Boselli ha detto...

nonnetta non è riferito a me bensì a Mina Welby, moglie del poeta Calibano (vedi link) del quale mi spaccio per nipotina segreta.

a proposito di spacciarsi, avevo un collega italiano al telemarketing che si era fatto assumere dicendo di parlare anche spagnolo. al telefono era tutto un "prontos", "buongiornos" e "buonaseras".

dopo un po' i capi se ne sono accorti e, chissà perché, l'hanno licenziatos