Boris Cappato se lo sentiva dentro, duro e grumoso. Poteva percepirlo crescere sempre di più ad espandergli dolorosamente la cavità che presto sarebbe diventata sanguinante.

Provava l'impellente urgenza di liberarsene, di estrarre quel gigantesco cappero che gli ostruiva la narice destra, ma non poteva scaccolarsi spudoratamente in riunione mentre parlava Pannella, da un'ora e tre quarti, né interromperne l'orazione con una sonora soffiatona di naso. Il leader non sembrava che a metà del suo discorso, visto che aveva aperto 38 parentesi di flashback ma fino a quel momento ne aveva chiuse solo 17, e tra quelle ancora aperte c'erano le notoriamente chilometriche su Romolo Murri, Benedetto Croce ed Ernesto Rossi. Il disagio montava, gli sembra di impazzire con quell'escrescenza gonfiargli il naso, ma si tratteneva disperatamente per non farsi cogliere dal leader che ogni tanto si voltava nella sua direzione a guardarlo torvo per verificare che ascoltasse attentamente. Era terribilmente sulle spine, sapeva che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo, dall'agitazione cominciava a contorcersi sulla sedia e stava per colpirlo un attacco di panico quando lo soccorse la bronchite pannelliana. Il leader fu preso da una crisi di tosse e dall'altra parte della sala il fedele Bordin ne fu contagiato scatarrando cubetti a strisce giallo-verde-marrognole.

Ora o mai più! Era quello il momento di cogliere l'opportunità politica del chiasso bronchiale che riempiva la sala, musica per le orecchie degli ascoltatori di Radio radicale.

Cappato si turò l'altra narice e soffiò con tutta la sua forza. Un capperone sanguinolento grosso e pesante come una biglia schizzò fuori come un proiettile, rimbalzando sul tavolo e poi sul soffitto per finire ad infilarsi in un occhio a Capezzone, accecandolo. Che cazzo ci faceva lì Capezzone?, si chiese Cappato finalmente alleviato dall'ostruzionismo rino-parlamentare. Una colata di muco gli scendeva a inumidirgli le labbra sensuali. La leccò via in un rapidissimo colpo solo e deglutì, finalmente rilassato ad ascoltare il capo, che aveva originalmente ripreso la sua orazione da divorzio e aborto. Eravamo dunque agli anni settanta e ciò significava che Pannella non avrebbe parlato che ancora un paio d'ore. Cappato socchiuse le ciglia sensuali aggrottando leggermente la fronte per simulare concentrazione sulle parole del leader, e per togliersi dai pensieri Capezzone si abbandonò a fantasticare sulla sua avvenente assistente parlamentare, mille miglia lontana, la leggendaria miss Welby.

***

In vacanza a West London, la leggendaria miss Welby non fumava un cannone da mesi ed era al settimo cielo nelle braccia del suo amante Londradical.

Erano arrotolati sul prato di Walpole park a Ealing, ascoltando insieme il jazz zigano irlandese dei Blue Jar con due orecchie verso la cripta a sud e il flautista dei Macusi Players con le altre due rivolte verso il palco principale a nord. Una storia intrigante questa, di nasi, orecchie e un occhio di Capezzone, pensava inalando l'agrodolce tarlo della cannabis, ma soprattutto pensava che dopo il piacere viene sempre il dovere, e nonostante fosse in vacanza bisognava affrontare seriamente l'argomento del cappaticidio con l'efferato sicario bulgaro-scozzese che teneramente la coccolava in quel fine settimana di musica e passione.

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Mille miglia a sud, a Boris Cappato fischiavano le orecchie, nelle quali come forma di autodifesa si accumulava un denso cerume proveniente direttamente dal cervello.

Qualcuno, da qualche parte nel mondo, stava parlando di lui, e non certo con benevole intenzioni. Oppure, più semplicemente, il suo cervello produceva cerume per proteggersi dall'orazione pannelliana, giunta alla sua quinta ora. Poco prima il leader sembrava aver concluso, ma subito dopo aver detto "ho finito" aveva ripreso la parola per aggiungere una cosa che gli era sfuggita, e poi un'altra e un'altra ancora. Gli astanti trattennero il sospiro di sollievo, la fame e la pipì. Cappato cercò di distrarsi concentrandosi su Bandinelli. In quelle cinque ore al professore erano cresciuti i peli nelle orecchie di cinque centimetri, e altrettanti quelli del naso, tanto che sembrava ormai esibire basette e baffi. Cinque centimetri in cinque ore, calcolò rapidamente Cappato, che era laureato alla Bocconi, fanno un centimetro all'ora. Quando fosse arrivato all'età di Bandinelli, il biondissimo eurodecappato avrebbe potuto compensare l'alopecia pettinandosi all'insù i peli delle orecchie. Se ci fosse arrivato, all'età del professore, poiché sapeva bene che un sicario era stato incaricato di eliminarlo.

***

Lanfranco Suttora riemerse dal pozzetto tra gli applausi dei passeggeri dopo avere eroicamente tappato la falla sotto l'ala destra del jumbo che lo portava a Pechino.

Al celebre giornalista investigativo freelance, noto per le sue ardimentose avventure come l'Indiana Jones di via Solferino anche se assomigliava più a Hugh Grant, era stato assegnato l'incarico di approfittare delle olimpiadi per infiltrarsi in incognito in Cina e rovesciarne il regime fascio-comunista. Un lavoretto più complicato del solito, ma Suttora amava le sfide. E amava Eleanna, giusto perché non riusciva a trombare Valerie, altrimenti avrebbe amato Valerie, ma lei non gliela dava, e lui non era il tipo da amore platonico: nella sua filosofia non era vero amore quello non accompagnato da una solida erezione.

"Ho avuto un'erezione!", comunicava il messaggio di Londradical sul portatile di Suttora, che sorrise felice per il vecchio amico avere superato l'impotenza di un anno causata dai farmaci anti-alcol. Sorrise felice e anche malizioso perché sapeva esistere una sola donna capace di compiere tanto miracolo, e sapeva quella giovane donna essere in quei giorni in vacanza presso Londradical. Provò anche un po' d'invidia: egli stesso avrebbe volentieri affrontato un'astinenza di dodici mesi da sesso ed alcol pur di essere premiato col trombare quella strafica della leggendaria miss Welby che mancava alla sua collezione di farfalle. Con la nevrotica collega Eleanna era sempre lo stesso buco tedioso, e di Valerie lo infastidiva che se la tirasse da troppo snob, ma per miss Welby avrebbe potuto pazientare un anno da astinente, magari consolandosi ogni tanto con una sigaretta.

Non aveva mai fumato, ma se ne accese una dimentico del fatto che era in volo. Scattò l'allarme, nella confusione generale ci fu un brusco calo di pressione, si riaprì la falla nella fusoliera e il jumbo precipitò verso la prossima puntata.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Nell'aura romantica e lieve della narrazione, secondo me c'è una stonatura: capezzone! Ha abdicato al ruolo di megafono-controfigura di bondi e bonaiuti in coppia per essere ritornato a gustare i sintetici interventi di Pannella?
Ah! se scigliessi l'annoso enigma.
luigi gobettiano

Mat ha detto...

ihihihihih, cara porta un po di quella roba che mi sembra ottima!
quanto a capezzone....ma anzichè un caccolone nn poteva rimanere offeso da un dardo infuocato?

Michele Boselli ha detto...

scioglierò, scioglierò. magari nell'acido ma lo scioglierò. fìdati

Michele Boselli ha detto...

cia Mat, abbiamo scritto contemporaneamente. mi par di capire che Capezzone non sia molto popolare tra i miei frequentatori. eppure proprio perciò devo dare la precedenza al cappaticidio per farne un martire anti-capezzoniano: Capezzone invece vivrà soffrendo l'ergastolo del suo opportunismo

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe provare quella roba che fumi.

Mauro Suttora ha detto...

un'avvincente vena narrativa

Michele Boselli ha detto...

grazie Mauro, bel complimento detto da te