Mi dispiace per il fiume, capitolo I

ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale

Lo scrittore anarchico Vittorio Boselli era un uomo asciutto di media statura, i piccoli occhi castani vispi dietro gli occhiali e le labbra sottili nascoste dalla folta barba ancora nerissima come i capelli nonostante gli oltre cinquant'anni. Il suo partner Marco Cappato, che da imbianchino faceva un lavoro pesante, aveva modellato in palestra il torace muscoloso di un atleta e, completamente glabro, si chiedeva spesso come mai il suo gracile amante avesse invece un corpo così peloso. Non che gli dispiacesse, anzi lo attraeva ed eccitava il contrasto, ma nella sua semplicità di pensiero gli sarebbe sembrato più naturale se la villosità fosse stata associata alla propria virilità, e l'assenza di peli alle esili grazie del compagno. Marco, poco più giovane di Vittorio e poco più alto di statura, e così privo di peli che anche la testa era lucida di calvizie, era un uomo semplice che con l'attività fisica sudava le tossine della depressione, a differenza del suo tormentato compagno, e viveva felicemente il rapporto monogamo con questi, del quale amava la dolcezza, ammirava l'intelligenza, venerava la cultura e, ultimo ma non meno importante, penetrava il corpo fremente inarcuato nell'amplesso. Vittorio, da parte sua, affetto dal male di vivere della conoscenza introspettiva, ricambiava il profondo affetto di quell'uomo dall'aspetto rude ma dall'animo gentile che gli trasmetteva serenità con piccoli gesti d'amore come preparare quotidianamente il pane fatto in casa.

Nella primavera del 2014 il mondo contava quasi sette miliardi e mezzo di abitanti, 4228 dei quali registrati nella lista nera delle agenzie di sicurezza americane ed europee come i più pericolosi criminali e terroristi in circolazione, dediti allo sviluppo, proliferazione, commercio e uso di armi nucleari, chimiche e batteriologiche. Dei 47 di costoro attivi in Italia, il più pericoloso era indicato nell'apparentemente insospettabile docente di architettura Roberto Granzotto, che l'Interpol non era mai riuscita a incastrare con uno straccio di prova ma che si sospettava intrattenere rapporti "culturali" con amabili personaggi del settore sotto la copertura dell'Ace, l'Associazione comunista esperantista di cui era presidente della sezione italiana. L'architetto, che conduceva una vita apparentemente tranquilla in un modesto appartamento a Milano in via Lupi Lavanda, uscì di casa il mattino del 25 aprile con un leggero bagaglio e incrociò nell'atrio il vicino di casa del piano di sopra, che rientrava dalla passeggiatina col cane Tabar. Boselli si era spesso riproposto di approfondire la conoscenza con il signorile uomo di cultura, benché non amasse il comunismo, ma quel mattino Vittorio ricambiò frettolosamente il suo saluto perché, trainato dal cane verso l'ascensore, era ansioso di fiondarsi in casa a leggere la lettera appena ricevuta dal lontano parente Michel Boselli.

Budapest, aprile 2014

Carissimo Vittorio,

chi siamo, da dove veniamo, dove cazzo andremo a finire? Tu mi conosci, non posso fare a meno di filosofeggiare nelle situazioni più critiche, e d'altronde non potrei fare altro per spezzare la tensione mentre il traghetto attraversa questo Danubio grigio e torvo verso Bechet, sulla sponda romena, dove mi aspetta un'altra trafila di fottuti sbirri balcanici corrotti e lazzaroni. Da Oryahovo i bulgari mi hanno lasciato imbarcare senza problemi, ma non mi sentirò al sicuro finché non sarò qualche centinaio di miglia più a nord, nella civile Budapest, da dove sono decollato per atterrare a Sofia appena ieri mattina. Il pur rinnovato aeroporto della capitale bulgara mi ha trasmesso l'impressione di sempre: schifo per la sporcizia e la scortesia. All'epoca, ad aspettarmi fuori c'erano taxi infangati senza le spazzole tergicristallo. Per qualche ragione c'era in Bulgaria un numero di spazzole tergicristallo inferiore a quello delle auto in circolazione, così che il reciproco furto di spazzole assurse a sport nazionale, Stavolta, invece, in una confortevole berlina con le spazzole mi ha portato all'Albergo Licheri in centro a Sofia una funzionaria dell'ambasciata figona della madonna che ho gustosamente trombato.

Costei è una bellezza mediterranea dai lunghi capelli nerissimi, nel viso intriganti tratti somatici come un bel nasoppio giudaico e soprattutto - o meglio: dietro al tutto -, il più bel culo che abbia mai sperimentato. Semplicemente perfetto! Davanti, invece, ha le tette un po' piccoline per i miei gusti usuali, però la migliore fritolina del mondo per parametri tecnici quali elasticità e lubrificazione. Lì sotto le ho fatto un servizietto col sottofondo di Psycho Killer dei Talking Heads, e sembrava aver gradito. Invece subito dopo si raffredda gelida come niente fosse successo e rivestendosi mi studia attentamente i documenti, che sa benissimo essere falsi (voleva verificare fossero stati forgiati bene), squadrandomi più volte prima di lasciarmi entrare nel retro. Un altro, quello della cancelleria consolare, dalla quale esco poco dopo col Semtex arrivato via corriere diplomatico. Chissà se la rivedrò, mi chiedo mentre ti scrivo sul ferry che non può attraversare il fiume nel modo più diretto ma lo deve risalire in circa mezz'ora, per cui riesco a intravvedere in lontananza l'impianto di Kozloduy.

Nella struttura di contenimento di un reattore ad acqua pressurizzata, questa scorre attraverso il reattore che la scalda ad una temperatura molto elevata per essere pompata in uno scambiatore di calore dove diventa vapore alimentante una turbina che genera corrente elettrica, poi questo vapore si condensa nuovamente in acqua che rientra nel ciclo. Con abbondanza di ottimo Semtex originale di Pardubice ho confezionato tre cariche distinte, dotate ciascuna di tre timer sincronizzati per provocare nello stesso istante danni al reattore numero 4 - l'ultimo ancora in funzione -, a un condotto dell'acqua pressurizzata e infine al canale dell'acqua di raffreddamento proveniente dal fiume.

Ho lasciato il posto di frontiera e sto viaggiando verso l'Ungheria a velocità sostenuta ma entro il limite, per non rischiare di essere fermato. L'ho fatta franca anche stavolta. Sono proprio un bastardo, penso rassegnandomi alla depressione. Sarebbero morti ugualmente, mi consolo con cinismo: moriremo tutti. Forse c'è un dio o degli extraterrestri o insomma qualche forma di vita oltre la morte e sarò giudicato per questa porcheria incommensurabile. O forse no, la morte è assenza e semplicemente non esisterò per essere punito. Penso ai milioni di vittime innocenti, alle svariate Tatiana transitate nel mio letto tanti anni fa. A quelle aperte a tutto per un visto occidentale e a quelle tenerissime che si vergognavano e neppure io avevo la vigliaccheria di penetrare per inoculare il seme del mio marciume...

Ciao Vittorio, salutami Tabar ma non Marco: sai bene come io disapprovi questa vostra omosessualità immorale. Tuo Michel

Sprofondato nella poltrona con la bocca spalancata ma incapace di proferir parola, lo sguardo perso nel vuoto oltre la finestra, Vittorio Boselli era sconvolto dal contenuto della lettera che gli frusciava nelle mani tremebonde. Era dunque il suo lontano parente il colpevole del peggiore disastro ambientale di tutti i tempi. Per denaro, probabilmente l'usuale milioncino di eurodollari, l'assassino mercenario che puntualmente lo teneva informato dei suoi omicidi politici aveva stavolta provocato la sofferenza immane di milioni di vittime innocenti. Vittorio vedeva ora nel lontano cugino l'incarnazione del Male, il demonio dei più inquietanti romanzi apocalittici, mentre davanti agli occhi sfuocati dalle lacrime di rabbia ricorrevano le immagini della catastrofe che da due settimane occupavano i telegiornali: tutta la seconda metà della valle danubiana, un'area lunga mille chilometri e larga cento, era stata pesantemente contaminata dalla fuga radioattiva seguita all'esplosione di Kozloduy. L'intero ecosistema del delta del Danubio, unico in Europa, era stato distrutto per sempre. Tutta la pianura valacca resa incoltivabile per secoli a venire, ridotte alla fame e a morte prematura milioni di persone ancor più sfortunate delle decine di migliaia decedute nei primi cinque giorni. Le città di Giurgiu e Ruse, unite dal ponte dell'amicizia sul fiume morto, evacuate e deserte. Nella capitale romena Bucuresti un'altra generazione falciata dal cancro come, in misura minore, quella di 28 anni prima da Chernobyl.

Vittorio aveva sempre letto con interesse i dettagliati resoconti, conditi di considerazioni pseudo-filosofiche, che il sicario gli aveva inviato dopo ogni delitto, talvolta con disgusto per il cinismo omicida, talaltra con soddisfazione per la punizione inflitta al potente letteralmente nel mirino, come nel caso di un dittatore del terzo mondo che affamava il suo popolo in combutta con le multinazionali, la cui prematura dipartita aveva salutato con soddisfazione e intimo orgoglio per esserne messo a parte dallo stesso Autore. Ma questa volta Michel aveva osato l'inaudito. Era andato oltre la semplice eliminazione di individui appartenenti al genere umano per intervenire sulla natura e l'aveva fatto in modo pesantissimo lasciando conseguenze irreparabili sugli altri animali. Boselli realizzò immediatamente di non potersi adattare a questo: sentiva di dover fare qualcosa per opporsi al Mostro e alterare positivamente il corso degli eventi per annichilire il Malefico e accettare di sporcarsi le mani per prevenire una nuova catastrofe. Ma, operativamente, come avrebbe potuto fare?

3 commenti:

Unknown ha detto...

L'eccitante, non é la relazione gay ma la descrizione fatta very Wellby:-)

Michele Boselli ha detto...

grazie!, bel complimento detto da un esimio letterato poliglotta. da considerare che questo fu scritto pre-Welby quando ancora non conoscevo il sommo poeta. il prossimo capitolo potrebbe risultare un pochino noioso, ma poi la trama s'infiamma

Fran ha detto...

Sono sbalordita da cotanto capolavoro.

e CONGRATS a Duipuis!!1