Non mi oso pensare! Armi chimiche e batteriologiche
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
L'Africa non aveva mai cessato di essere in cima anche ai pensieri di Georgi Paganov e la sua cricca comunista esperantista fin da quando, dopo mesi di infruottuosi tentativi con armamentari esotici, i cinesi lo avevano convinto che quella chimico-batteriologica avrebbe costituito la migliore delle distruzioni. Le bombe nucleari facevano più terrore, ma erano anche più costose da ottenere e complicate da riprodurre: troppi arabi erano stati già fregati dai russi che avevano scaricato loro per miliardi di eurodollari dei dispositivi resi praticamente inutilizzabili. Col denaro dei governi canaglia, a Varna, in piena Europa, Paganov aveva impiantato per gli scienziati del male un laboratorio chimico che non aveva nulla da invidiare a quelli delle più grandi multinazionali. Le ricerche della equipe asiatica si dimostrarono immediatamente fruttuose nella concezione di un'arma letale: trovarono il modo di diffondere il virus HIV attraverso zanzare geneticamente modificate, e l'Africa sub-sahariana si rivelò l'ambiente ideale per condurre un test su vasta scala.
Il terreno era già fertile perché fu dall'Africa che cominciò l'epidemia di Aids: affrontato lentamente dai governi dei paesi colpiti e aggravato dall'irresponsabile atteggiamento contro l'educazione sessuale della chiesa cattolica romana, il problema fu esasperato dalla povertà, la debolezza dei sistemi sanitari e soprattutto il basso status sociale delle donne. Al volgere del secolo un quarto della popolazione dell'Africa meridionale era infetta. La percentuale raddoppiò con l'introduzione delle zanzare dei criminali comunisti esperantisti. L'immunodeficenza condusse cento milioni di individui a morte prematura per polmonite, diarrea e tumori. Le aziende persero lavoratori, le fattorie agricoltori, le scuole insegnanti, la pubblica amministrazione classe dirigente. Interi paesi, il Botswana e il Malawi, rimasero quasi completamente spopolati, mentre in tutta l'area solo la società e l'economia relativamente più sviluppate del Sud Africa poterono a stento sopravvivere alla piaga. Non c'era cura, ma nei paesi sviluppati erano accessibili farmaci che rallentavano il tasso di indebolimento fino a livelli irrisori.
Fu questa la ragione per cui il satanico piano paganico fallì miseramente quando le zanzare aggredirono Israele, nel modo apparentemente di una migrazione che curiosamente risparmiò il Sudan. Ma il governo di Gerusalemme disinfettò l'intero paese al primo allarme. Paganov fu affranto, anche percheé ormai l'imminente scoperta di cure e vaccini per l'Aids avrebbe vanificato la minaccia. Tuttavia non si perse d'animo e ispirandosi alla setta apocalittica giapponese Aum Shinriyko di Shoko Asahara, che a metà degli anni 90 aveva seminato il terrore nella metropolitana di Tokio, istruì i cinesi di orientarsi in quella direzione. Dopo solo poche settimane di tentativi gli scienziati riuscirono già a creare la più virulenta forma di tossina conosciuta all'uomo, il Clostridium Botulinum che stava alla base del botulismo. Somministrato nel cibo è la sostanza più velenosa nel mondo della natura, sedici milioni di volte più forte della stricnina: un milionesimo di grammo è considerato una dose letale.
Tuttavia la tossina perdeva le sue capacità se esposta all'aria, e il primo esperimento di spruzzarla in un remoto villaggio dell'entroterra varnense nella vicina Dobrugia - Vedanov Alambrov, lo stesso dove era nato Marco Cappato -, fallì miseramente per fortuna dei suoi abitanti, che non seppero mai niente. I cinesi continuarono la ricerca per trovare una nuova sostanza e dopo aver ponderato diverse opzioni si orientarono sul Bacillus anthracus, meglio conosciuto come antrace, sviluppato come arma biologica letale durante la seconda guerra mondiale. Inalando le sue spore le vittime morivano di una morte orribile: inizialmente mostravano i sintomi di un semplice raffreddore, seguito da febbre alta e vomito, poi sul corpo si sviluppavano grosse bolle dolorose che facevano la pelle nera e dura, infine il cervello si espandeva e sanguinava, il corpo diventava blu per mancanza di ossigeno e la vittima scivolava nel coma.
Lo stesso villaggio fu spruzzato una seconda volta, ma ancora con effetti di gran lunga inferiori al previsto: morirono molte piante e del bestiame, mentre gli abitanti incredibilmente fortunati riportarono solo dolori di stromaco e lamentarono una puzza disgustosa alle autorità, che brancolarono nel buio. Per niente scoraggiati, anzi convinti di essere sulla strada giusta, e decisi ad approdare ad un'arma efficace, gli adepti paganici si dedicarono al gas nervino Sarin, scoperto da chimici tedeschi ma non sviluppato in tempo utile per usi militari durante la guerra. Fu estremamente semplice procurarsene gli ingredienti, ma molto più difficile mettere a punto la ricetta giusta. In effetti, i cinesi non ci sarebbero forse mai riusciti se Paganov non avesse acquisito come nuovo adepto Nikolay Hramov, il quale ottenne la formula dai generali russi per poche centinaia di migliaia di eurodollari, l'equivalente di un piatto di lenticchie rispetto a quanto era preziosa per i loro piani apocalittici.
Per gli abitanti del piccolo villaggio, inconsapevoli cavie di un progetto agghiacciante, non ci fu una terza ondata di fortuna. Centocinquanta persone morirono e 700 persero la vista. Erano trascorsi dieci anni di esperimenti che finalmente avevano dato i loro frutti velenosi: i comunisti esperantisti possedevano l'arma letale e la struttura per produrne una tonnellata al giorno e, a differenza dell'antrace e il botulismo, disponevano anche di un antidoto per immunizzare se stessi. Il potenziale per scatenare l'attacco era ora a disposizione per essere usato quando il capo avesse deciso, era fiero di sè Paganov. Perché anch'egli aveva un capo, era a conoscenza e al servizio di un disegno più vasto di quanto sapessero i suoi dodici "apostoli" vicepresidenti comunisti esperantisti.
L'improvvisa sparizione di alcuni tra quest'ultimi era certamente destinata a suscitare allarme, ora che al cadavere di Szikora si erano aggiunti quelli di Roberto Granzotto, Poker e Schnur, macellati e sparpargliati in vari cassonetti dell'hotel Kasprowy, naturalmente ad opera dell'efferato Michel Boselli, che nell'affrontare quel lavoro aveva veramente dovuto sudare. Il triplice omicidio in meno di dieci minuti si poteva paragonare al triplo salto mortale di un acrobata del circo, e Boselli avrebbe a lungo ricordato quella sua opera come il suo capolavoro. Quando il lugubre lampione che aveva tutta l'aria di essere Paganov partì improvvisamente dall'albergo, a Suttora non restò altra scelta che metterglisi alle calcagna con Vittorio Boselli e spedire Michel ad eliminare i tre in modo alquanto inelegante ma necessariamente rapidissimo.
L'oscuro figuro che sospettavano essere Paganov partì dall'aeroporto di Cracovia su un aereo privato, c'era da scommetterci diretto a Sofia, e a Suttora e Boselli non rimase altro che prendere un charter per Varna, altrimenti avrebbero dovuto andare a Varsavia, dalla parte opposta, per trovare un volo di linea per la capitale bulgara. in coda alle fomalità di arrivo all'aeroporto di Varna, Suttora non potè credere ai suoi occhi e anche Boselli se non fosse stato miope, ma non potè comunque credere alle sue orecchie mentre Mauro gli raccontava come nella telecronaca concitata di un evento sportivo che l'aereo sulla pista atterrato venti minuti dopo il loro era quello partito da Cracovia venti minuti prima del loro, fatto che si spiegava con la minore velocità del turboelica rispetto al piccolo bireattore Ilyushin sul quale avevano viaggiato. Ad attendere Paganov, e che di Paganov si trattasse a questo punto era ormai una certezza, c'erano gli ultimi due uomini bianchi ancora vivi dell'infausto comitato comunista esperantista, il russo Hramov e il calabro-libanese Limmondo. La loro nera limousine schizzò via dalla pista bypassando i controlli delle autorità compiacenti e Suttora e Boselli ebbero appena il tempo di saltare su un taxi con il classico Segua quell'auto! per non lasciarsi sfuggire lo straordinario colpo di fortuna.
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