Non mi oso pensare! Princess Takuhi
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
La barriera della residenza di Evxinograd si alzò al passaggio della limousine e dovettero arrestarsi dalla parfte opposta del piazzale antistante. Il palazzo reale era stato fatto costruire dal principe Alexander Batemberg nel 1882 e divenne residenza estiva del politburo, ogni membro del quale aveva la sua casa sulla spiaggia della grande tenuta, nota nache per produrre i più rinomati vini bianchi bulgari e per i giardini botanici degli orticoltori francesi chiamati alla fine ottocento alla corte di Ferdinand, successore di Alexander. Ogni edificio del lussuoso complesso sulla spiaggia - comprendente una clinica, un centro sportivo e una spiaggia più grande per il dittatore Todor Zhivkov -, era collegato da un bunker centrale di comando nel caso la guerra atomica tra Russia e America fosse scoppiata mentre gli alti papaveri facessero il bagno.
Non c'era molto da fare. Mauro parcheggiò Vittorio nel taxi sotto il sole cocente, pronto a seguire eventuali mosse del criminoso terzetto, e si dispose a camminare lungo la costa in direzione del centro di Varna, la città bulgara che amava di più per la sua atmosfera cosmopolita e la tranquillità degli abitanti, in stridente contrasto con gli isterici sofiantsi, indubbiamente dovuta all'influsso calmante del mare. Il mare dei ricordi lo condusse attraverso i giardini in fiore disegnati da un'orticoltore ceco che li aveva modellati su quelli dei viennesi Belvedere e Schonbrunn. Provò un'ondata di malinconia passando davanti all'ingresso della spiaggia municipale, dove tanti anni prima aveva fatto il bagno nudo con una ragazza nuda. Se l'avessero fatto oggi, pensò, probabilmente ne sarebbero usciti fluorescenti, con tutte le porcherie che vi erano state scaricate dal Don, il Dniestr, il Dniepr con Chernobyl e più recentemente il Danubio con Kozloduy. Le profondità del mare erano sempre state povere di ossigeno, lasciando a sostenere la vita dei pesci solo un sottile strato d'accqua in superficie che si era andato assottigliando inesorabilmente. I dellfini erano ormai quasi del tutto scomparsi se non dall'acquario, dove voltò a sinistra per dirigersi con passo più deciso verso il porto, meta della sua lunga passeggiata.
La Princess Takuhi, che prendeva il suo nome da una principessa armena sposa del miliardario americano che l'aveva venduta a Michel Boselli per prenderne una più grossa (di barca), si stagliava nelle sue slanciate linee sensuali lungo i suoi venti metri di lunghezza e cinque di altezza sulla linea di galleggiamento, più un altro metro e mezzo di pescaggio. Era una notevole combinazione di alta velocità e interni lussuosi che rendevano confortevole una lunga crociera, con un livello di sofistificazione che ci si sarebbe normalmente aspettati su una nave molto più grande. Poteva ospitare fino a sei persone in tre cabine, con una riserva d'acqua di mille litri e 3600 litri di gasolio su un peso totale di 25 tonnellate che potevano viaggiare a una velocità massima di oltre 40 nodi grazie ai due motori di 1500 cavalli ciascuno.
Era il momento di metterli alla prova, pensò Mauro mentre la portava dolcemente fuori dal porto accarezzandone delicatamente i comandi come le sue mani esperte avrebbero accarezzato le zone erogene di un'amante. Al momento dell'orgasmo, in mare aperto, aumentò gradualmente la potenza fino quasi al massimo, puntando a Nord la prua sollevatasi dall'acqua, e in meno di cinque minuti si ritrovò all'altezza di dove era partito a piedi qualche ora prima: la tenuta di Evxinovgrad vista dal mare a poco più di tre miglia di distanza. Ridotta al minimo la velocità prese un binocolo per spiarli con cautela, consapevole che anche il suo battello poteva essere osservato dalla riva. Poco più a Sud la spiaggia municipale, e poco più a Nord quelle altrettanto popolari di Sveti Konstantin, Golden Sands e Albena pullulavano di bagnanti proletari tedeschi e russi piccolo borghesi. In mezzo, nella spiaggia deserta di Evxinovgrad, si potevano occasionalmente distinguere in movimento da un edificio all'altro solo dei puntini grandi come formiche. Se davvero di formiche si fosse trattato - sorrise compiaciuto Suttora da un orecchio all'altro -, sarebbero state della rara specie delle formiche gialle. Formiche cinesi.
Per la prima volta Olivier Dupuis aveva sorpassato il candidato della destra Kapezzonen! Uno dei sondaggi la dava in vantaggio sull'avversario di un decimo di punto percentuale e, nonostante le altre rilevazioni demoscopiche la dessero in svantaggio più o meno ampio, Pannella al telefono suonava molto soddisfatto. Con il delinearsi in contorni sempre più netti di un blocco di elettori dei paesi latini in sostegno a Dupuis e Prodi in contrapposizione all'asse turco-germanico dietro al ticket Kapezzonen-Burleskonner, la partita decisiva per muovere l'ago della bilancia verso l'uno o l'altro degli schieramenti si giocava proprio negli indecisi paesi dell'Europa centro-orientale dove la lussemburghese aveva in modo così lungimirante investito più tempo ed energie. Infatti era esausta, ma a una settimana dal voto doveva tenere duro, la esortò imperativamente Pannella: ogni singolo elettore di quella regione poteva risultare decisivo nel determinare il destino del continente. Il leader concluse la telefonata con le piccole variazioni apportate alle ultime tappe del suo tour elettorale dalla squadra di tecnici e funzionari che la precedeva per organizzare i comizi, e curiosamente le chiese di Michel. Strano, pensò Olivier, perché Marco non si era mai molto interessato della sua vita sentimentale, ma forse non era poi così strano considerata la sostanziale assenza, di una sua vita sentimentale. In ogni caso ne fu piacevolmente sorpresa: era come se un padre l'autorizzasse, l'incoraggiasse a uscire con un ragazzo. Si sentì un po' sciocca e felice allo stesso tempo.
Partirono con Michel da Zakopane prima del previsto: gli ordini erano che gli elettori slovacchi non dovessero ricavare l'impressione di essere stati trascurati, perciò attraversarono interamente da nord a sud il paese in direzione della capitale Bratislava. Michel rimase piacevolmente sorpreso da quella piccola repubblica che non conosceva se non dal punto di vista dei magiari, che quella terra boscosa avevano a lungo dominato. Certo, l'industriale Bratislava nel complesso faceva schifo mica poco, ma Olivier, fonte inesauribile di cultura slava, gliela fece scoprire e apprezzare conducendolo per la città tramite le pagine dei Democratici di Janko Jesensky e del Sapore del potere di Ladislav Mnachko. Del primo lo portò in una sala d'essai a vederne la versione cinematografica e siccome lui capiva solo la metà lei gli traduceva sottovoce, abbracciati stretti stretti, l'ironico ritratto della democrazia reale, dell'ipocrita classe media e dei meschini politicismi, così straordinariamente ancora attuali e moltiplicati su scala planetaria.
Del secondo, controverso scrittore comunista che aveva denunciato le persecuzioni staliniane e nel 1967 aveva preso posizione, costringendosi all'esilio, contro la linea ufficiale nel conflitto arabo-israeliano, gli parlò a lungo nei fumosi locali dall'aria di capitalismo decadente dove lo condusse tracciandogli le similitudini con quelli che l'autore aveva descritto nelle sue opere. Michel pendeva dalle sue labbra. Dietro le insegne al neon di questi locali le ragazze di Bratislava fumavano voluttuosamente facendo compagnia con bottiglie di scadente vino francese agli uomini d'affari occidentali intristiti da decenni di noiose fiere commerciali, alberghi anonimi e prostitute truffaldine. Una delle ragazze ballava sul palco imitando Madonna, con due coni di plastica color zinco come copriseno, le calze a rete e le scarpe bianche squallidamente spelacchiate.
Il mattino sostarono brevemente a casa a Budapest e fu qui che mentre lei faceva la doccia lui vi si intrufolò armato di lama e crema da barba e la depilò per non dover più sputazzare pelazzi, dopodiché si possedettero, usarono, annusarono e baciarono in ogni dove, prima di ripartire subito in direzione sud per la Transilvania attraverso la Puzsta, dove lui deviò poche centinaia di metri dalla strada principale verso una rada boscaglia e quivi la prese da dietro sul cofano dell'auto.
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