Non mi oso pensare! L'ideologia del candidato Kapezzonen
ogni riferimento a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale
In quello splendido tardo pomeriggio di sole la Transilvania non aveva nulla della sua lugubre fama, e un Olivier in grande buonumore orgogliosamente prese a guidarlo nel paese di cui aveva visitato ogni città in un lontano passato. Fu sorpreso e compiaciuto dalla quantità di trattori occidentali ancora in circolazione, per i quali vent'anni prima aveva provato una pudica vergogna nel promuovere il business di trattori usati di sua sorella minore. Non c'erano state bustarelle, ovviamente, ma era pur sempre grazie al suo prestigio di parlamentare e la conseguente stima di cui godeva tra i colleghi romeni che li aveva influenzati nell'acquistare quelle migliaia di trattori Dupuis, peraltro garantiti in buone condizioni. Dovevano essere proprio eccellenti le abilità meccaniche dei contadini nel cannibalizzare i pezzi di ricambio, se ce n'erano in giro ancora così tanti, con grande soddisfazione di Olivier che si sentiva bene per la buona azione in cui avevano guadagnato la sorella, l'agricoltura romena e soprattutto le tante povere bestie da soma che in Europa non avrebbero potuto scegliere di peggio per venire al mondo, i maledetti Balcani.
Michel avrebbe più tardi notato che ai larghi boulevard di Bucuresti, pullulanti di zingari come api impazzite, era rimasto ben poco di parigino, se mai quell'analogia fosse stata plausibile, e ben poco rimaneva della Trilogia balcanica di Olivia Manning. Più familiari gli risultarono i monumenti di marmo di Timisoara dipinti con disincanto dall'esiliato Richard Wagner nell'Uscita. Dei soli tre letterati di cui Michel conoscesse le opere sulla Romania, Daniela Crasnaru con i suoi 69 poemi d'amore sembrava avere conquistato un posto permanente nel cuore di Olivier. Passando dalla sua città natale di Craiova, Olivier gli parlò con entusiasmo dei suoi pomeriggi con la scrittrice e sua collega deputata indipendente, di come i loro incontri politici dei primi anni novanta deviassero immancabilmente dai binari per concludersi a discettere poeticamente di scale sonore, strade deliranti, orologi senza lancette per fare degli anni decenni e millenni dei decenni...
Erano indubbiamente andate a letto insieme, pensò Michel felicemente onorato che Olivier si sentisse a suo agio con lui al punto di avere finalmente aperto uno spiraglio sulla sua vita sentimentale, sempre tenuta rigorosamente riservata, tanto da avergli guadagnato la fama di misogino. Questa fama Dupuis perse d'un tratto con l'avvento del suo misterioso accompagnatore, per la libidine dei rotocalchi da dentista e parrucchiere che fino a quel momento l'avevano ignorato come un soggetto troppo scialbo rispetto all'avventuroso candidato avversario Kapezzonen. Tra i democratici l'unico infastidito dal circo era il marito politico Romano Prodi, che non era mai stato un granchè fotogenico neanche da giovane e trovava ora il suo nome relegato nel bollettino dei comizi tra decine di candidati insignificanti. Pannella invece gongolava per lo straordinario colpo di fortuna che aveva ammantato in un attimo il suo coccolo di fascino laddove una schiera di consiglieri d'immagine avrebbe fallito.
In conclusione al loro tour romeno abbandonarono la Transilvania asburgica per entrare nella ottomana pianura valacca, lasciandosi alle spalle la mitteleuropa ad ogni angolo di strada della quale campeggiavano i giganteschi manifesti con il volto sorridente e abbronzato di Kapezzonen. Era indubbiamente un bell'uomo, dai tratti somatici regolari e tipicamente teutonici, i fluenti capelli biondo-cenere e gli ochhi grigio-azzurri anch'essi sorridenti in piccole rughe che aggiungevano il fascino dell'uomo maturo al candidato del Partito popolare a presidente dell'Unione europea. Grazie a due ore di palestra quotidiana e agli svariati sport estremi che praticava sulle alpi, a 42 anni Kapezzonen aveva il fisico perfetto di un culturista, ancor più muscoloso di quello che in gioventù gli aveva consentito una invidiabile carriera di ciclista professionista con una impressionante serie di vittorie tra cui tre titoli mondiali. Al momento di ritirarsi aveva speso bene in politica la grande popolarità acquisita nel ciclismo agonistico, facendosi fautore di posizioni di estrema destra che trovavano ampio consenso nella sua regione nativa tradizionalmente conservatrice della Carinzia.
Kapezzonen era nato e cresciuto ad Arnoldstein, un villaggio di frontiera con l'Italia dove il padre era stato doganiere e tornava a casa dal lavoro inveendo di volta in volta contro il progressivo abbattersi delle barriere alla circolazione delle merci e delle persone. Dapprima dovettero accettare che i fumosi camion italiani scorazzassero liberamente inquinando le loro valli, poi dovettero perfino tollerare che proprio grazie ai traffici commerciali quei terroni di friulani sotto il confine fossero diventati più ricchi di loro, e infine le dogane furono abolite del tutto. Benché Kapezzonen padre non potesse dire di aver perso il lavoro - sarebbe andato in pensione comunque -, era però disgustato dal libero andare e venire degli italiani, poi quegli zingari schifosi degli sloveni e così via nel domino balcanico fino agli infedeli turchi che già infestavano la capitale un tempo gloriosa nella misura di un centinaio di migliaia.
Kapezzonen figlio, invece, pur abusando anch'egli di tutta quella retorica xenofoba e demagogica che gli valse un ottimo decollo elettorale all'esordio della carriera politica, col tempo addolcì i toni per non essere emarginato e i suoi numerosi voti congelati nello spettro politico, e cominciò a vedere le cose assai diversamente: come l'occasione storica per ricostruire la Grande Germania con un altro nome e in un modo più subdolo. In particolare, tra i dettagli del piano della germanizzazione dell'Europa, la secessione dall'Italia del Triveneto, dove gli ingenti fondi di finanziamento dei movimenti indipendentisti arrivavano dal potente gruppo Matrioschka di Monaco di Baviera al conglomerato industriale che faceva capo alla famiglia friulana dei Tonza-Strassholden, asservita agli Asburgo per secoli, e alla sua matriarca autoritaria, la vampiresca contessa Chrispa Tonza-Strassholden, insieme alla quale Kapezzonen si lanciava frequentemente in lunghe, segretissime quanto appassionate sessioni di sado-masochismo.
Le idee perverse dei due andavano purtroppo ben oltre i gusti sessuali. Una volta conquistata democraticamente la presidenza europea, per prima cosa Kapezzonen avrebbe nominato ministro dell'interno il suo fedelissimo Armando Krocikkio, l'unico collaboratore di cui si fidasse ciecamente, per controllare le nomine ai vertici della polizia federale e che questa si guardasse bene dal disturbare le camicie verdi, le milizie di estrema destra che avrebbero potuto finalmente uscire allo scoperto per fare pulizia degli immigrati asiatici e africani. Contemporaneamente si sarebbero organizzate opportune provocazioni per poter accusare l'opposizione politica e mettere il bavaglio alla stampa dissenziente con decreti speciali per limitare i diritti civili: nessun cittadino sarebbe sfuggito alla sorveglianza della posta elettronica, ma la maggioranza della popolazione l'avrebbe appoggiato quando si fossero visti zingari, barboni e drogati sparire dalle strade, destinati ai campi di lavoro forzato e alla sterilizzazione insieme ai malati di mente e gli alcolisti.
L'appoggio non avrebbe potuto che rafforzarsi nel tempo grazie alle politiche economiche volte a debellare i fantasmi che più impaurivano l'uomo della strada, disoccupazione e inflazione. Mentre il controllo di quest'ultima sarebbe stato raggiunto pressoché immediatamente con un più rigido controllo statale dell'economia, per la piena occupazione si sarebbe resa necessaria una politica più articolata. La gioventù iscritta al partito sarebbe stata favorita nell'ottenere il primo posto di lavoro, così da indebolire gli elementi resistenti all'indottrinamento per destinarli a finire sulle strade e conseguentemente nei campi di lavoro non retribuito. Nel contempo sarebbe stata reintrodotta a livello federale la coscrizione obbligatoria al servizio militare e allettanti contributi sociali sarebbero stati stanziati per incoraggiare le donne a lasciare il lavoro agli uomini per stare a casa a prendersi cura della famiglia, il rafforzamento del quale istituto non avrebbe potuto che essere salutato positivamente dalle chiese, soprattutto quella cattolica, elemento chiave di costruzione del consenso perché la repressione non avrebbe potuto certo spingersi fino al clero.
In politica estera sarebbe bastato fare attenzione a non ripetere gli errori del passato per non rovinare tutto come quel pazzo dilettante 75 anni prima. Per non irritare gli Stati Uniti sarebbe stato sufficiente lasciare in pace inglesi ed ebrei. Dei primi a Kapezzonen non poteva fregar di meno, si tenessero la loro ridicola famiglia reale tedesca e continuassero pure a guidare dalla parte sbagliata sulla loro isoletta. Coi secondi restava invece un conto in sospeso che andava regolato, c'era la sensazione fastidiosa di un bel lavoro lasciato a metà, ma la storia ancora troppo recente gli impediva di farlo secondo i metodi collaudati dal suo predecessore. Esistevano metodi più subdoli, che da anni il fido Krocikkio era incaricato di esplorare con alterni successi. Se una soluzione finale si fosse prospettata, non sarebbe venuta prima del consolidamento del Quarto Reich, il rafforzamento anche interno della dittatura e del culto della personalità. A soli 42 anni e in ottima salute poteva permettersi di aspettare affinché la vittoria fosse totale e assaporarla lentamente come una di quelle dolcissime e interminabili torture che gli infliggeva Chrispa sul testicolo. La Grande Germania stava per risorgere sotto mentite spoglie con mezzo miliardo di soggetti di cui Kapezzonen sarebbe stato il Fuehrer.
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