Cattive notizie dal Friuli

La prima è che con l'introduzione domani del nuovo orario invernale delle ferrovie è stato soppresso lo storico e romantico treno notturno Venezia-Budapest, via Udine e Vienna, al quale sono legati tanti miei bei ricordi. In verità era limitato alla capitale austriaca quando ci saltai sopra una sera di vent'anni fa per riprendere a tempo pieno l'avventura transnazionale appunto a Budapest e poi sulle strade (ferrate o meno) e dentro ai parlamenti, altri organi istituzionali e numerosi organi sessuali di (in ordine sia cronologico che di importanza nella mia esperienza dei favolosi anni novanta) Sofia, Skopje, Bucarest, Varsavia ed Ankara. Poi per quel treno venne il periodo del vagone ristorante ungherese in stile socialismo reale, dove trascorrere la notte attraversando le alpi con ottimo salame e pessimo tokaj per risparmiare rispetto ai moderni e puliti Schlafwagen austriaci, in stridente contrasto con le squallide cuccette italiane. A un certo punto scomparve il decadente vagone ristorante ungherese e si ridussero progressivamente le carrozze italiane, fino a farne un convoglio sostanzialmente austriaco, che presi per l'ultima volta un recente inverno, senza biglietto, giusto per dormire al caldo. La controllora austriaca era una bella ragazza turca molto comprensiva che non se la sentì di sbattermi fuori nel gelo della vibrante Tarvisio by night, e neppure mi lasciò dormire... Da allora, quando talvolta mi è capitato di trovarmi la sera nelle stazioni di Conegliano o Pordenone, ho aspettato quel treno per vedere se per caso fosse in servizio la bella mora e quindi si affacciasse da una porta del treno per prontamente zomparci, zomparle sopra. Ma apprendo ora con mestizia che causa soppressione del servizio non la rivedrò mai più...

E con non meno mestizia apprendo sempre dal Messaggero veneto di oggi (che si chiama così ma è il quotidiano di Udine) del suicidio per depressione di Antonella B., 27-enne di una località friulana della quale ho visitato ieri l'obitorio per ammazzare il tempo in attesa del mio psichiatra in un edificio ospedaliero attiguo. A chi avesse eventuali curiosità circa la mia macabra curiosità risponde lo psichiatra stesso dicendomi di non avere mai avuto pazienti così "dark", questo il termine che ha usato, e ciò all'insaputa del mio piano per farlo assassinare da un'infermiera del suo stesso reparto (servirmi di un altro paziente sarebbe troppo facile). Fatto sta che per adesso, finché è ancora vivo, ho ottenuto il triplice scopo di deprimerlo, ottenerne la prescrizione delle benzodiazepine, e lasciarlo incredulo quando gli ho detto come si chiama (non lo sapeva) la sua collega responsabile dell'obitorio, una squisita signora dai nerissimi capelli lunghi e il trucco pesante come Morticia della famiglia Addams, che mi ha accolto come una guida turistica nella visita alla sala esequie, solo due dei cinque posti della quale erano occupati da un 92-enne per il decesso del quale oso spingermi a presumere cause naturali e da una bella ragazza mora di 27 anni. Come Amy Winehouse, ho considerato con tristezza ma senza eccessivo turbamento e perciò ci ho dormito sopra abbastanza tranquillamente, perché non ne conoscevo ancora la causa della morte, appresa stamane dal giornale locale, né la particolarmente disturbante modalità dell'insano gesto (impiccagione), omessa dal trafiletto ma della quale mi ha informato un'autoctona 81-enne, conosciuta casualmente per strada e locale registro vivente dei suicidi dai tempi dalla guerra di Spagna. Così imparo anche che da queste parti consisterebbe nel Tagliamento il metodo più in voga per i tentativi di togliersi la vita, che per ovvi motivi godrebbero di una maggiore percentuale di successo se il fiume si chiamasse Tagliatesta. Ma quest'ultima, casomai vi fosse sfuggito, è una battutaccia da oligofrenici col mento lombrosianamente sfuggente ripescati vivi dalle tormentate acque.

Beh, seriamente, a questo punto ho provato disagio per avere in qualche modo violato l'esosfera privata della salma di Antonella, sia pure, beninteso, non certo per la morbosità di andare a vedere il cadavere di una suicida, in quanto non potevo sapere cosa (o meglio chi) mi attendesse ieri in obitorio. Ma se vogliamo ragionarci sterilizzando l'elemento emotivo legato alle sua giovane età e circostanze del decesso, anche nel caso dell'uomo accanto a lei, prematuramente stroncato a 92 anni, mettendomi nei suoi panni (cosa che vi assicuro non avere fatto) mi darebbe fastidio essere il mio cadavere esposto a famigliari e amici, figuriamoci a degli sconosciuti obituristi, sia pure non estranei, giacché per me Antonella, come Amy, non potrà mai più essere un'estranea e probabilmente ho scritto questo post per - rendendole omaggio (in inglese si direbbe pagandole rispetto) -, esorcizzare il mio disagio. Insomma, morali della favola: ragione di più per rafforzare la mia convinzione nella cremazione (almeno per quanto riguarda me dopo il trapasso e gran parte della classe politica italiana prima del trapasso) nonché indebolire la mia ostinazione nel leggere il Messaggero veneto di Udine. Concludo con un sorriso per ricompensare della pazienza di essere arrivati fino alla fine del post tutti quelli che stanno aspettando dalla metà del paragrafo precedente di sapere come si chiama la responsabile dell'obitorio: giuro, non è uno scherzo, il suo nome è Dolores. Una donna attraente e concisa nel suo mestiere di porgere le condoglianze agli afflitti congiunti (le basta presentarsi), alla quale ho lasciato il mio numero nel caso qualcuno si facesse vivo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ti cremano dopo averti esposto!
meglio, molto meglio non morire per ora.