Scherzi da prete

Continuo nel mio (di-)vagare nei vari reparti dell'ospedale friulano di omessa località, un viaggio che cominciato dalla fine (l'obitorio del post precedente) procede a ritroso e quindi fa tappa nella vicina chiesetta interna al nosocomio, una piccola cappella rettangolare dove ai lati dell'altare sono ricavate delle stanzette che fungono da mini-sacrestia dalla quale appropriarsi indebitamente di indumenti e paramenti sacri quale fase preliminare dell'avventurosa operazione che confido i miei devoti seguaci vogliano anch'essi intraprendere in ogni struttura socio-sanitaria della repubblica. Si fa quindi una veloce tappa dentro a una di quelle stanzette presenti ad ogni piano in tutti i reparti e riconoscibili dalla scritta MAGAZZINO SPORCO sulla porta. Avremo modo più avanti di approfondire lo spinoso tema delle diverse interpretazioni attribuibili al significato delle scritte sulle porte dei reparti ospedalieri, ma per adesso l'importante è introdurvisi per dotarsi anche di un camice medico, bianco o verde secondo gusti personali e/o la moda del momento, basta che sia veramente molto sporco di sangue, mentre per quanto riguarda il terzo coordinato di abbigliamento necessario, ovvero capi troieschi scollati e semitrasparenti, minigonna e tacchi a spillo, ebbene questi non è necessario rubare poiché in quanto miei devoti seguaci di qualunque sesso anatomico li avete prelevati dall'armadio di casa e quindi si trovano già nel baule dell'automobile che avete parcheggiato presso il supermercato più vicino al reparto di alcologia residenziale, davanti al quale vi siete appostati per alcune settimane allo scopo di individuare la sgangherata coppia di pazienti maschio e femmina più brutti e soprattutto anziani dal fisico gracile (poi vedremo il perché), insomma i più devastati da mezzo secolo di alcolismo cronico più un infernale mese di astinenza, che a turno ogni settimana è quotidianamente autorizzata a varcare a piedi per non più di mezz'ora i confini del complesso ospedaliero con l'incarico di approvvigionare gli altri colleghi ricoverati di giornali, dentifrici, sigarette, gratta-e-vinci, grana padano, gratta padano e quant'altro incomprensibilmente non venga ai tapini fornito gratuitamente dal sistema sanitario nazionale.

Trattasi, me ne rendo conto, della fasi preliminari più noiose, ma finalmente è arrivato il momento di entrare in azione, e d'altra parte se hai così tanto tempo da perdere nel leggere questo blog ne faresti miglior uso nell'imitarmi ed entrare nel supermercato per attaccare bottone con i due malcapitati, vittime ma presto anche complici del diabolico piano, per circuirli esibendo casualmente l'ingente quantita di alcolici presente nel tuo carrello ed offrirti di riaccompagnarli in auto all'ospedale, con quei borsoni pesanti. Attenzione al momento più delicato: sono già trascorsi cinque minuti di penoso trascinamento dei derelitti in direzione del supermercato più altrettanti all'interno dello stesso e quindi - nonostante il periodo festivo sia propizio perchè l'apertura domenicale consente di operare nel giorno della settimana più indicato per la ragione che vedremo in seguito -, dei restanti venti minuti devi massimizzare la loro agognata ingestione spirituale in non più degli altri cinque che impiegherai per parcheggiare a destinazione. Fondamentale resistere alla tentazione che ti sorge spontanea di accelerare assunzione ed effetti con l'illusoria scorciatoia della somministrazione per via endovenosa: l'abuso di altre droghe quali i telefoni cellulari insegna che alla guida le mani devono stare ben salde sul volante anziché impegnate con siringhe e lacci emostatici. Invece è importante non badare a spese e andare sul pesante: superalcolici quali grappa qui in Friuli oppure, se possiedi esperienze in organizzazioni quali i servizi segreti o il Partito radicale e te la senti di condurre operazioni clandestine all'estero, vodka a est e whisky a ovest. Soprattutto mantieni la calma, non dimenticare che è domenica perciò c'è meno traffico ed è inoltre il giorno ideale per trovare più affollato il reparto di destinazione. E quale potrà mai essere, nel nostro percorso a ritroso che è partito dall'obitorio per passare dalla cappella e adesso puntare a... Geriatria? Sbagliato. Pronto soccorso? Men che meno: è sicuramente situato al pianterreno mentre tu hai bisogno di un ascensore per indossare gli abiti talari, infilare il ringalluzzito alcolista nel camice insanguinato e negli abiti troieschi la ringallinita intossicata, la quale uscirà per prima annunciando l'immediato arrivo del primario ai numerosi pazienti in attesa, particolarmente doloranti per l'urgenza di soccorso in un giorno che se non fosse festivo li avrebbe invece condotti agli studi privati del loro rispettivi professionisti abituali.

Ecco che hai finalmente capito dove ci troviamo - ovvero nel reparto che effettivamente rappresenta spesso il terzultimo passaggio prima del penultimo in chiesa e quello finale in obitorio -, e dove barcollante con bottiglia in mano tremebonda fa il suo trionfale ingresso nella sala d'aspetto il presunto dentista dell'ambulatorio di odontoiatria, seguito pochi secondi dopo dalla rassicurante figura religiosa della tua augusta persona dotata di aspersorio per l'estrema unzione e, nascosta incastonata nella croce appesa al collo, l'indispensabile microtelecamera per immortalare il conseguente caos e senza la quale sarebbe stato inutile prodigarsi con tanto impegno. Non ripetere pertanto l'unico errore che ho commesso io: dimenticare di accenderla. Pazienza, dagli errori si impara e a maggior ragione hai imparato tu, mio devoto seguace che, se hai rigorosamente rispettato la tabella di marcia dell'operazione, degli ultimi cinque minuti che tramite ascensore-spogliatoio disponi per sorreggendoli ricondurre al loro reparto perfettamente puntuali (anche se non esattamente sobri) i tuoi compagni igienisti anonimi, potrai dedicare qualche istante all'osservazione temporanea di un'altra di quelle indicazioni ospedaliere che tante perplessità filosofiche ci suscitano: stavolta sì, al pronto soccorso, quelle porte semiaperte con la scritta OSSERVAZIONE TEMPORANEA e che nel transitare velocemente davanti alle quali gettiamo dentro un'occhiata fugace, così rispettando con indubbia osservanza quello che è però arduo interpretare se come una semi-esortazione oppure un semi-divieto. E quale altro dubbio porci, infine, se non quello che in conclusione di questo post si pongono tutti i devoti seguaci, rispondendosi unanimemente che certo, è naturale, in considerazione di quanto si è letto qui dentro di recente, il reparto che mi dedicherò a visitare domani non potrà che essere il mio preferito: Psichiatria, o come viene più propriamente definito "Centro Salute Mentale", il cui acronimo lo rende particolarmente interessante anche sui piani giuridico e politico nell'eterno dibattito sulla sua valenza di organo costituzionale. Ma nel dilemma almeno una certezza c'è: come abbiamo testè appurato, di qualunque piano, reparto o palazzo si tratti c'è sempre in ogni caso un magazzino sporco.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

nonostante tu cerchi di annegarla se la cava bene a nuotare e a navigare la tua ispirazione! :))

ori

Michele Boselli ha detto...

grazie, ricambio citandoti nel prossimo reparto