Alessandro Tessari, UNA FAVOLA NUCLEARE

1. PREMESSA

Più di una volta si è tentato di raccontare come si è incuneato il nucleare in Italia. Incuneato è la sola parola che renda bene l’assoluta mancanza di progetto che ha accompagnato la scelta nucleare nel nostro Paese e il suo risvolto clandestino e un tantino malavitoso. Clandestino, perché nessuno in Italia ha saputo mai chi avesse votato a favore di quella legge e soprattutto se qualcuno ad essa si fosse opposto. Malavitoso, perché per forzare la naturale diffidenza delle popolazioni contro i megaimpianti, si è fatto ricorso alla corruzione di Stato. Soldi in cambio del silenzio, in cambio della salute, all’insegna dell’omertà, della sistematica disinformazione e della manipolazione anche dei dati tecnico-scientifici.

Ogni volta, tuttavia, sono stato frenato dalla preoccupazione che nessuno avrebbe mai potuto credere che veramente le cose fossero andate così, tanto fantastico e inimmaginabile è stato ‘andamento della discussione parlamentare. È nata così in me l’idea di fare un resoconto in forma di favola. Ma perché non succeda, come con tante altre favole, , che si butti via il bambino per conservare l’acqua sporca, voglio precisare che ciò che nel testo viene riportato tra virgolette – pur sembrando la parte più fantasiosa del racconto – fa parte, letteralmente, del testo di legge di cui al titolo, consultando la Gazzetta Ufficiale n. 13 del 14 gennaio 1983.

Anche in Senato, come alla Camera, il progetto di legge è stato approvato in Commissione in sede legislativa, iter che si riserva ai piccoli provvedimenti per i quali si ritiene superflua la solennità e, soprattutto, pubblicità dell’aula. Siccome nell’ottava legislatura i radicali non avevano nessun parlamentare alla Commissione industria del Senato, il voto finale sulla legge in questione registrò l’unanimità dei consensi. Tra le due Camere in conclusione la legge fu varata con un solo voto contrario, quello radicale. Dedico questa favola ai compagni comunisti, soprattutto ai giovani ai quali è stato sempre stato tenuto nascosto non solo il ruolo trainante del PCI nel varo della legge di cui stiamo parlando, ma di tutte le leggi relative al Piano energetico nazionale, prima, durante e dopo l’incidente di Chernobyl.

Quando la FGCI scese coraggiosamente in piazza con i radicali per raccogliere un milione di firme per il referendum contro quella che tutti ormai definivano la “legge delle tangenti”, si trovò sommersa dalle ironie dei dirigenti comunisti e della stampa di partito che le contrapponevano come cosa “ben più seria” il referendum “consultivo” sul nucleare che nessuno ha mai capito a cosa servisse se non a spargere, come le seppie, una cortina fumogena sul fatto che mentre la FGCI e circa la metà dell’ultimo congresso comunista erano uscite allo scoperto contro il nucleare, l’altra metà, quella che conta, andava quatta quatta rivendicando in Parlamento un piano nucleare ancora più pesante di quello proposto dal Governo.

In ogni caso, se dopo la lettura di questa favola vi venissero dei dubbi su come sono andate le cose veramente e sospettaste che questa sia una birichinata radicale […] nella Commissione industria della Camera dove si è discussa e approvata la legge in questione, i relativi documenti sono del resto a disposizione di chiunque presso l’archivio della Camera come presso quello del Senato. Ultima notazione. La legge 10 gennaio 1983, n. 8, la legge delle tangenti ENEL in cambio delle centrali nucleari e non solo nucleari, è quella che i cittadini avrebbero potuto abrogare con i referendum antinucleari per non fare i quali la DC ha preferito far sciogliere il Parlamento. Ricordo gli argomenti dei tre referendum sul nucleare:

1) cancellando una parte della legge 10 gennaio 1983, n. 8, si mirava a restituire ai comuni il diritto di decidere se nel loro territorio si debbano fare centrali;
2) cancellando l’intera legge 10 gennaio 1983, n. 8, si impediva all’ENEL di ricorrere alla corruzione di Stato per imporre le centrali, specie quelle nucleari;
3) togliere all’ENEL la facoltà di realizzare impianti nucleari in Italia e all’estero. L’obiettivo di questo terzo referendum mira a scoraggiare l’ENEL dal costruire soprattutto le centrali al plutonio come quella del Superphoenix in Francia.

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