Alessandro Tessari, UNA FAVOLA NUCLEARE
4. COMUNI E REGIONI
Da qualche minuto un telefono continuava a strillare. Dalla cornetta uscivano ruscelli di lacrime alternati a torrenti di invettive: parlando solo di centrali in esercizio, i soldi li darete solo a quei due o tre comuni che hanno centrali mignon, bagattelle. A noi che ci stanno costruendo le megacentrali del piano energetico, non verrà in tasca una lira prima di cent’anni. Lo sanno tutti che in Italia le centrali non le vuole nessuno – continua la voce che ormai è un dies irae – ma proprio nessuno. Siamo realistici! I soldi, se ce li date, dateceli subito, perché le rogne le abbiamo già adesso: gli ecologisti, le proteste, i contadini, i blocchi stradali e tutta la canea antinucleare!
La maggioranza si consulta con le opposizioni le quali si consultano con la maggioranza. Ma come mai ci è sfuggito questo particolare, si domanda qualcuno battendosi la fronte. Il relatore recepisce solennemente l’istanza e corregge il testo che diventa: “un contributo per ciascun chilowattora di potenza nominale degli impianti in corso di costruzione”. Tutto questo parlare e decidere si svolge mentre l’ostruttore, cui nessuno bada, recita il suo monologo ostruzionistico. Il segretario della Commissione non aveva fatto in tempo a prendere in mano la penna quando da un telefono trillante, che nessuno si decideva a sollevare, esce uno spruzzo d’inchiostro che su un foglio bianco prende la forma di una supplica: vi siete dimenticati di me. Io ancora la centrale non ce l’ho, ma avrò presto l’autorizzazione ad averla. Vi supplico, mettete dentro anche me.
Il presidente, senza prestarvi la benché minima attenzione, lascia cadere la supplica untuosa tra le mani dell’amanuense mentre partecipa sorridendo a una battuta di spirito volteggiante in fondo alla sala. Il comma viene così perfezionato specificando che i contributi, dati per gli impianti in corso di costruzione, verranno estesi anche agli impianti “che saranno successivamente autorizzati”.
La settimana successiva, i lavori della Commissione iniziano male. Nel cielo, nuvolosi neri non fanno presagire nulla di buono. Si corre a chiudere le finestre con le tende svolazzanti. L’unico elemento tranquillizzante è la voce monotona dell’ostruttore che continua a parlare come se il mondo non esistesse. E fuori dai vetri delle finestre, il mondo rumoreggia. Da tutte le regioni d’Italia si minaccia una marcia su Roma. Si è saputo che, con disprezzo delle istanze regionali, i soldi verranno dati solo ai comuni e ai loro limitrofi. Noi non siamo limitrofe? Gridano le regioni. Le centrali insistono sul nostro territorio e noi insistiamo! Forse che il disturbo non tocca anche noi?
Il relatore, la maggioranza, la minoranza, la totalità, sempre ad eccezione dell’ostruttore, che tanto non si accorge di nulla, corrono ai ripari. Recepiscono subito con fermezza perché non si creda che cedono a pressioni di sorta. In fondo si tratta solo di modificare il titolo della legge che ora recita così: “Contributi a favore dei comuni e delle regioni sede di centrali…”
Nessun commento:
Posta un commento