Alessandro Tessari, UNA FAVOLA NUCLEARE

5. MILLEDUECENTO MEGAWATT

Un urlo solitario squarcia la notte. Era notte perché la Commissione si era riunita alle 22 nella speranza di far cadere nel sonno l’ostruttore monologante. L’urlo scuote i commissari precettati per il turno della notte mentre erano intenti alla lettura dei romanzi che si erano portati da casa. Ma resto esclusa solo io! Urla la solitaria voce regionale. Ma perché mai? Gli fa eco, corale, la Commissione, consapevole di aver così bene distribuito la manna che era difficile che a qualcuno non ne toccasse. Ma la notte è rotta solo da singhiozzi di potenza inusitata. Almeno mille megawatt, si era indotti a pensare. Invece erano milleduecento, come poi si apprese.

Ma sei proprio sicura di non essere a bordo? Chiede in unisono solenne la Commissione. Risposta di pianto scrosciante. E le altre regioni che son come te?, insinua la Commissione. Le altre regioni sono fortunate, sbotta alla fine la voce straziante. Loro, le centrali, o ce le hanno nucleari o ce le hanno convertibili a carbone. I soldi quindi se li prendono comunque. E la tua com’è?, chiede la Commissione tranquillizzata dall’incipiente ragionevolezza della voce notturna. La mia, purtroppo, non è convertibile, ma proprio per niente.

I commissari roteano in giro le occhiate pronunciate. Qualcuno butta là: e se questo è un trucco, un cavallo di Troia… Macché cavallo di Troia!, risponde uno che si è appena svegliato ma mostra di avere idee precise in proposito. Quello è un figlio di troia, se passa lui non sappiamo come si allarghi le braccia. E più si allarga, voi mi capite, meno si acchiappa…

La regione, urlante, capisce: o adesso o mai più. Comincia a gridare che è lei sola, la negletta, e che non ci sono inganni nella richiesta assolutamente innocente, una richiesta perequativa. La Commissione, provata dalla lunga veglia, tutto sopporterebbe tranne che apparire sperequativa. Propone quindi di inserire nel testo: “per gli impianti termoelettrici alimentati ad olio combustibile non convertibili e non previsti per il funzionamento a carbone”.

Un commissario, dotato di straordinaria capacità logica, azzarda: ma così facendo, praticamente, è come se il contributo lo dessimo a tutti, la legge era nata per agevolare il nucleare: l’abbiamo allargata al carbone e adesso al petrolio. Forse si è perso il senso di intervento straordinario che doveva avere. La regione, che stava all’altro capo del telefono, capisce il pericolo che corre proprio quando sembrava che tutto stesse andando a posto e prorompe: se temete che il mio sia un trucco, ecco, potete specificare ancora… vi offro il mio identikit. Potete aggiungere: “di potenza nominale non inferiore a 1200 megawatt”. Se non vi basta ancora, se temete che non di me sola si tratti, aggiungete: “impianti entrati in esercizio dopo la data del 31 dicembre 1980”.

La Commissione, a questo punto, di fronte a prove così inoppugnabili di buona fede, rassicurata che si tratta di una regalia ad personam, accetta. Però aggiunge burbera: ma mi raccomando, che sia “un contributo una tantum”. Così resta stabilito.

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