BONINO – Non spingete il gioco troppo oltre, ragazzo mio. Tuttavia, vi accontenterò e vi dirò che se credete che queste poesie facciano pensare ad un’ora del giorno fredda e scialba, che non vi ha mai visto alzato da che siete nato, anziché ad un uomo in carne ed ossa, vi assicuro che non giustificate le vostre qualità letterarie, che io ammiro ed apprezzo, vi prego di notarlo, al pari di chiunque altro. Confessatelo. Avete scritto quelle poesie a mio marito. (una lotta interna proibisce a Marco di parlare). Ma sicuro che è così. (getta le poesie sulla tavola e va sul tappeto del camino dove si pianta saldamente aspettando con un risolino trattenuto la prssima mossa).

CAPPATO – (con formale diligenza). Signora Bonino, vi do la mia parola che vi sbagliate. Non occorre che io vi dica che il signor Pannella è uomo di onore immacolato, e che non ha mai avuto per me un pensiero men che puro. Il fatto che egli vi ha mostrato le mie poesie…

BONINO – Non è un fatto. Caddero nelle mie mani a sua insaputa. Egli non me le ha mostrate.

CAPPATO – E non è quella la prova della loro innocenza? Egli ve le avrebe mostrate subito, se avesse avuto il vostro medesimo sospetto, del tutto infondato, vi assicuro.

BONINO – (scossa). Cappato, siate leale. Non abusate dei vostri doni intellettuali. Intendete dire sul serio che sto rendendomi ridicola?

CAPPATO – (con calore). Vi assicuro sulla mia parola di gentiluomo, che non ho mai provato per il signor Pannella il minimo sentimento che non fosse quello di stima e di riguardo, che si nutre per una conoscenza simpatica.

BONINO – (mostrando per la prima volta il malumore). Davvero! (si allontana dal camino e si approssima lentamente a Marco squadrandolo dall’alto in basso).

CAPPATO – (affrettandosi a confermare l’impressione prodotta dalla sua menzogna). Avrei dovuto non pensar mai a scrivere poesie; è una cosa assurda.

BONINO – (smisuratamente rossa in viso). Perché assurda?

CAPPATO – (scrollando le spalle). Ma, il fatto è che non ammiro il signor Pannella… a quel modo.

BONINO – (esplodendo in faccia a Marco). Permettete che io vi dica che il signor Pannella è stato ammirato da uomini che valgono molto più di voi, piccolo cagnolino dalla testa impomatata, che non siete altro.

CAPPATO – (sbalordito). Non c’è bisogno che mi insultiate così. Vi assicuro sul mio onore…

BONINO – (troppo adirata per tollerare una risposta, e spingendo Marco sempre più verso il pianoforte). Voi non ammirate il signor Pannella! Voii non vi sognereste mai di scrivere poesie per il signor Pannella! Dunque mio marito non è abbastanza bello per voi? (con ferocia). Chi siete voi, di grazia, per darvi tali arie di superiorità?

[11 di 14. continua]

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