CAPPATO – Che cosa è successo?

PANNELLA – Ho perduto le tue poesie.

CAPPATO – Erano indegne di te, ne scriverò delle altre.

PANNELLA – No, grazie. Mai più poesie per me! Oh! Come ho potuto essere così pazzo, così temerario, così imprudente!

CAPPATO – Ringrazio il cielo per la tua pazzia, per la tua audacia, per la tua imprudenza.

PANNELLA – (perdendo la pazienza). Oh! Ma sii ragionevole, Marco; non capisci quanto sia grave per la cosa? Immagina se qualcuno trovasse quelle poesie! Che cosa penserebbe?

CAPPATO – Penserebbe che vi è stato un uomo che ha amato un uomo così perdutamente come mai non accadde! Ma non sapranno chi sia quell’uomo.

PANNELLA – Che vantaggio ne ho io, quando tutti sapranno chi sono?

CAPPATO – Ma in che modo?

PANNELLA – Per il mio nome; vi è ripetuto dappertutto! Nome stupido e disgraziato. Oh!, mi avessero battezzato Marco come te, mi avessero dato un nome qualsiasi; ma chiamarmi Giacinto! Giacinto! Sono l’unico Giacinto di Londra e tutti lo sanno; forse sono il solo Giacinto che ci sia al mondo. Ed è così spaventosamente facile trovargli la rima… Oh! Marco, perché non cercasti di frenare un po’ i tuoi sentimenti per un riguardo a me? Perché non scrivesti con un po’ di prudenza?

CAPPATO – Scrivere poesie a te, con prudenza? E sei tu che lo chiedi?

PANNELLA – (con frettolosa tenerezza). Ma sì, caro. È stato certo molto gentile da parte tua, e so che la colpa è anche mia. Avrei dovuto accorgermi che i tuoi versi non erano tali da essere dedicati ad un uomo ammogliato.

CAPPATO – Ah! Come vorrei che fossero stati dedicati ad un uomo senza moglie! Come vorrei!

PANNELLA – Ma no. Sarebbero sconvenientissimi anche se dedicati ad un signore non ammogliato. Questo è il guaio! Che ne penseranno le mie cognate?

CAPPATO – (turbato con un senso di pena). Tu hai delle cognate?

PANNELLA – Certo che ne ho. Mi credi dunque una creatura celeste?

CAPPATO – (mordendosi le labbra). Sì, te lo giuro, lo credo, l’ho creduto… (soffoca in un singhiozzo).

PANNELLA – (rabbonendosi e posandogli una mano sulla spalla con gesto carezzevole). Senti, caro,. È molto gentile da parte tua vivere con me in un sogno, ed amarmi… ma che colpa ne ho io se mia moglie ha dei parenti antipatici? Ti pare?

CAPPATO – (rasserenandosi). Ah! Sicuro, sono i parenti di tua moglie; me ne scordavo. Perdonami… Marco mio. (Gli prende la mano e la bacia. Si siede sullo sgabello e lui rimane vicino alla tavola cui volge le spalle mentre contempla l’amante con viso beato).

[2 di 14. continua]



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