PANNELLA – Veramente, Emma non ha altro che parenti. Ha otto fratelli e sei fratellastri e non so quante sorelle; ora se tu fossi solo un po’ pratico del mondo, sapresti che in una famiglia numerosa, benché i fratelli litighino sempre tra loro come cani e gatti, basta che una delle sorelle prenda marito perché tutti si rivoltino contro il povero cognato, e consacrino il resto della loro vita a convincere la sorella ch’esso è indegno di lei, perché ci sono sempre una quantità di stupide metafore e sottintesi che nessuno, fuori di loro, capisce. Metà del tempo non si riesce a capire di cosa parlino, durante i loro comitati. C’è da impazzire. Ci dovrebbe essere una legge che vietasse ai fratelli di una donna di entrare in casa sua dopo che ha preso marito. Son tanto sicura che è Giorgino Pagano, uno dei fratellastri, che ha rubato quelle poesie dalla mia scatola di lavoro, quanto son sicura d’esser qui.

CAPPATO – Credo che non riuscirà a capirne il senso, gli suonerebbero come fossero scritte in Esperanto.

PANNELLA – Ma che! Le capirà anche troppo bene. Il malefico ci vedrà un male molto maggiore di quello che mai vi fu. Brutto stregozzo allampanato che non è altro!

CAPPATO – (avvicinandosi a lei). Oh! Non essere così feroce! Non pensare a lui. (gli prende la mano e si siede sul tappeto ai suoi piedi, il tappeto che gli aveva regalato, il Tappeto di Cappato). Giacinto, ti ricordi la sera che mi sedetti qui ai tuoi piedi e ti lessi quelle poesie per la prima volta?

PANNELLA – Non avrei dovuto permettertelo: me ne accorgo ora. Quando penso che Giorgino può essere ora seduto ai piedi di Emma a leggergliele anche lui per la prima volta, mi pare di impazzire.

CAPPATO – Hai ragione. Sarebbe una profanazione.

PANNELLA – La profanazione poco m’importa; ma, che cosa ne penserà Emma? Che cosa farà? (ad un tratto respinge la testa di lui sul suo ginocchio). Mi sembra che tu non ti dia affatto pensiero di Emma. (scatta in piedi pi più e più agitato).

CAPPATO – (supino a terra perché esso gli ha fatto perdere l’equilibrio). Per me, Emma è niente e Giorgino men che niente.

PANNELLA – Te ne accorgerai presto se esso è men che niente. Se tu credi che un architetto esperantista non possa far male, solo perché non è altro che un pettegolo brutto e goffo, ti sbagli. (passeggia irrequieto per la stanza. Il giovane si alza lentamente, pulendosi le mani. Improvvisamente, esso corre verso di lui e si precipita nelle sue braccia). Oh! Quanto sono infelice! (singhiozza sul petto di lui).

[3 di 14. continua]


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