CAPPATO – Ma, tesoro mio, cerchiamo di essere equanimi con Giorgino.

PANNELLA – Se lo meriti prima. Equanimi con Giorgino? Proprio con lui?

CAPPATO – Il suo castigo è quello di vedere il mondo come lo vede lui.

PANNELLA – Ma che castigo! Così gli piace… Piuttosto a me toccherà il castigo, quando egli porterà quel pacco di poesie a Emma. Almeno tu avessi un po’ di rammarico e di pietà per la posizione nella quale mi trovo.

CAPPATO – (allontanandosi dal pianoforte e cominciando a passeggiare in su e in giù un po’ indispettito). Veramente non m’importa niente né di Giorgino né di Teddy. Dopo tutto che cosa c’è da temere? Dov’è la difficoltà? Che cosa può fare Giorgino? Che cosa può fare tua moglie? Chi può farci niente?

PANNELLA – Dunque tu mi proporresti di andare tutti e due da Emma e di dirle, di punto in bianco, che ce ne andiamo via insieme?

CAPPATO – Sì. È una cosa semplicissima.

PANNELLA – E tu credi che lei tollererebbe come quel prete mezzo imbecille della commedia? Ma lei ti ammazzerebbe!

CAPPATO – (fermandosi improvvisamente e parlando con tono fiducioso). Tu non capisci nulla di queste cose, amor mio. E d’altra parte come potresti capire? In una cosa io sono diverso dal poeta della commedia. Sono seguace dell’ideale greco in fatto di forza, e non ho trascurato la mia educazione fisica. Tua moglie con me non ce la fa: dopo i primi quindici secondi le farei provare…

PANNELLA – (alzandosi e avvicinandosi a lui costernato). Che cosa?

CAPPATO – (dolcemente). Non chiedermelo, caro. E soprattutto non c’è ragione di impensierirsi per me.

PANNELLA – E che accadrà ad Emma? Vorresti forse picchiare Emma in presenza mia, come un qualunque brutale pugilatore?

CAPPATO – Non spaventarti, tesoro mio. Non accadrà niente. In queste circostanze non accade mai niente. Naturalmente non sarò io il primo ad alzare le mani. La donna che ti ha amata un tempo, mi è sacra.

PANNELLA – (sospettosa). Non mi ama più? Ti ha forse detto qualche cosa?

CAPPATO – No, no. (egli l’abbraccia teneramente). Caro, caro, quanto sei turbato! Come sei poco padrone di te. Tutte queste preoccupazioni appartengono ad un mondo inferiore. Ascendi con me alle sfere più alte: le vette solitarie, il mondo dell’anima!

PANNELLA – (evitando il suo sguardo). No, tacete, è inutile, signor Cappato!

CAPPATO – (indietreggiando). Signor Cappato!...

PANNELLA – Scusatemi; volevo dire Marco.

CAPPATO – Come hai potuto pensare a me col mio cognome? Io non penso mai a te come signor Pannella; tu sei sempre Cand… voglio dire Giacinto, Giacinto, Giacinto.

[6 di 14. continua]



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