PANNELLA – Sì, sì, tutto ciò va benissimo, signor Cappato, è molto bello, ma è inutile. (egli sta per interromperlo di nuovo, ma lui non permette). No, è inutile. Ad un tratto ho cominciato a pensare a voi come signor Cappato e sarebbe ridicolo che continuassi a chiamarvi Marco. Pensavo che foste soltanto un ragazzo, un fanciullo, un sognatore. Pensavo che avreste avuto troppa soggezione per osare qualche cosa. Ed ora parlate di bastonare Emma, di distruggere il mio focolare domestico, di fare un orribile scandalo nei giornali. È crudele, è indegno di un galantuomo, è vile!

CAPPATO – (meravigliatissimo). Hai paura?

PANNELLA – Certo che ho paura. Avreste paura anche voi se aveste un briciolo di giudizio. (esso va al camino e voltandogli le spalle posa un piede sul parafuoco).

CAPPATO – (fissandolo con grande ansietà). Il vero amore bandisce ogni timore. Ecco perché io non temo. Signor Pannella, voi non mi amate!

PANNELLA – (volgendosi a lui con un sospiro di sollievo). Oh! Grazie, grazie! Veramente sai essere gentile, Marco.

CAPPATO – Perché mi ringraziate?

PANNELLA – (avvicinandosi carezzevole a lui). Perché mi avete chiamato di nuovo signor Pannella. Ora sono certa che sarete ragionevole e vi comporterete da gentiluomo. (egli cade sullo sgabello, si copre la faccia con le mani, geme).

CAPPATO – Una o due volte nella vita ho sognato di essere squisitamente felice e beato. Ecco la realtà feroce che mi annienta! Ed io che mi illudevo di essere desto!

PANNELLA – Sentite, Marco: in questo momento, non abbiamo proprio tempo per tutte le scempiaggini sentimentali. (il giovane balza in piedi come se lui avesse premuto un bottone e fatto scattare sotto di lui una potente molla; gli passa davanti a denti stretti e si dirige al tavolino). Oh! Badate, mi avete quasi colpita al mento con la testa.

CAPPATO – (con cortesia feroce). Vi chiedo scusa. Che cosa desiderate che io faccia? Sono ai vostri ordini. Sono pronto a condurmi da gentiluomo, se avrete la bontà di dirmi che cosa devo fare.

PANNELLA – (un po’ impaurita). Grazie, Marco. Ero sicura che lo avreste fatto. Non siete adirato con me, nevvero?

CAPPATO – Spiegatevi, spiegatevi subito. Fatemi pensare a qualche cosa, o io… o io… (improvvisamente afferra il ventaglio e sta per spezzarlo nei pugni chiusi).

PANNELLA – (slanciandosi e afferrando il ventaglio con un alto lamento). Non spezzate il mio ventaglio, no, vi prego. (egli abbandona lentamente la stretta, mentre esso ansioso glielo toglie dalle mani). Questo si chiama agire da stordito. Non mi va. Non avete il diritto di farlo. (apre il ventaglio e vede che le stecche si sono staccate). Oh, ma come avete potuto agire così brutalmente?

[7 di 14. continua]


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