PANNELLA – Io non sono mai stata capace di imparare a memoria dei versi: e poi ero tanto occupata, che mi è mancato il tempo di leggerli; lo farò  alla prima occasione, te lo prometto, Marco. Ma ora cerca di ricordarti bene. vi hai mai introdotto il nome Pannella?

CAPPATO – (indignato). No.

PANNELLA – Ne sei proprio sicuro.

CAPPATO – Ma indubbiamente! Come si può servirsi di un simile nome in una poesia?

PANNELLA – È un nome come un altro… perché no?... Del resto tu sei poeta e dovresti intendertene meglio di me…

CAPPATO – Ma che significa che ci sia Pannella o no…

PANNELLA – Significa molto, te lo spiego io. Se non si parla affatto di Pannella possiamo dire che le poesie sono state scritte per un altro Giacinto e che tu me le hai date a leggere perché anch’io mi chiamo Giacinto. Dovrai semplicemente inventare un altro Giacinto.

CAPPATO – (gelidamente). Oh! Se desiderate che io mentisca…

PANNELLA – Ma sicuro, da uomo d’onore, m’immagino che vi guarderete bene dal dire la verità.

CAPPATO – Va bene, avete spezzato il mio coraggio, profanato i miei sogni. Io mentirò, e protesterò e agirò sul mio onore: così rappresenterò la parte del gentiluomo, non temete.

PANNELLA – Sì, ora addossi a me tutta la colpa. Come puoi essere così basso, Marco?

CAPPATO – (rianimandosi con uno sforzo). Avete ragione, signor Pannella. Dovete scusare il mio cattivo umore. Credo di aver la febbre dello sviluppo.

PANNELLA – La febbre dello sviluppo!

CAPPATO – Sì, il processo dello sviluppo, dalla giovinezza romantica alla maturità cinica, occupa quasi sempre un periodo di 15 anni. Quando deve compiersi in non più di 15 minuti, la velocità è troppo grande e ne risulta la febbre dello sviluppo.

PANNELLA – Oh! Vi pare questo il momento di fare dello spirito? È deciso dunque che sarete buono e gentile e che affermerete ad Emma di conoscere qualche altro Giacinto?

CAPPATO – Sì, ormai son capace di tutto. Non le avrei detto a metà la verità e ora non mentirò a metà. Mi avvolterò nell’onore del gentiluomo.

PANNELLA – Caro! Caro! Ne ero sicura. Io… ssst! (corre alla porta e la socchiude ascoltando affannosamente).

CAPPATO – Che c’è?

PANNELLA – (pallida di paura). È Emma. Sento che batte con le nocche il nuovo radicalometro. Non deve avere preoccupazioni, altrimenti non avrebbe pensato al radicalometro. Forse Giorgino non gli avrà detto nulla. (torna cautamente al camino). Cercate di avere un’aria disinvolta. Datemi i miei guanti, presto. (egli le porge i guanti, esso ne calza rapidamente uno e comincia ad abbottonarlo con ostentata disinvoltura). Allontanatevi da me. (egli indietreggia con aria cupa, finché urta nel pianoforte). Se mentre io abbottono il guanto, voi canterellaste un’arietta, non vi pare che…

[9 di 14. continua]

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