Tale era,
vedete, il fondamento della convenzione: il medico, per sé e per i suoi aventi
causa, promette e si impegna ad uccidere regolarmente tutti i pazienti affidati
alle sue cure. Ma perché? Qui si trova la bellezza del caso: “Et ut pollincturi
amico suo traderet pollegendos”. Il pollicinctor, come sapete, era una persona
che aveva la funzione di vestire e preparare i corpi dei morti per i funerali.
Il fondamento originale della transazione appariva di ordine sentimentale: “Era
mio amico, dice il medico assassino parlando del pollicinctor, mi era caro”. Ma
la legge, signori, è severa e rigorosa, la legge non presterà orecchio a questi
motivi patetici. Perché un contratto di tal genere si sostenga legalmente, è
essenziale che sia dato un compenso. Ora, qual era il compenso? Fin qui tutto
il vantaggio è dalla parte del pollicinctor, sarà pagato bene per i suoi
servizi, mentre il generoso, il magnanimo dottore non guadagnerà niente. Qual
è, ripeto, l’equivalente che il medico dovrà, per legge, accettare, a ciò sia
stabilita la ricompensa senza la quale nessun contratto è valevole? State a
sentire: “e reciprocamente il pollicinctor darà al medico a titolo di grazioso
dono, le bende che riuscirà a sottrarre ai cadaveri, mentre esercita le sue
funzioni”.
“Ora il caso
è chiaro. Tutto si regolava su un principio di reciprocità che avrebbe
garantito per sempre il loro traffico”. Il dottore era anche chirurgo. Non
poteva uccidere tutti i suoi pazienti. Qualcuno doveva essere lasciato intatto.
Per questo occorrevano bende di tela. Disgraziatamente i Romani portavano la
lana; per questo facevano il bagno così spesso. Tuttavia a Roma c’era ancora
della tela, ma era mostruosamente cara; e le bende per fasciare di tela, nella
quale la superstizione li obbligava a fasciare i cadaveri, dovevano servire
perfettamente al chirurgo. Per conseguenza il medico acconsentì a fornire in
continuità al suo amico una serie di cadaveri, purché egli, il detto amico,
s’impegnasse una volta per tutte a fargli avere in cambio la metà degli
articoli che poteva ricevere dagli amici degli interessati, uccisi o da
uccidere. Il dottore raccomandava invariabilmente il suo prezioso pollinctor
(che noi potremmo chiamare becchino); il becchino, con ugual rispetto per i
diritti sacri dell’amicizia, raccomandava uniformemente il dottore. Come Tosoni
e Manera essi erano i modelli d’una amicizia perfetta: in vita erano degni di
amarsi, e è sperabile che sulla forca non siano stati separati.
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continua]
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