Brigida Bonino e Beatrita Bernardini
entrano dalla porta di sinistra. Brigida è una donna attempata, di bassa
statura e capelli grigi. Beatrita è una sottile figura di donna bruna, sui
ventisette anni. Indossa un abito assai ben tagliato, blu marino, e un cappello
di paglia nera, semplice ed elegante.
BRIGIDA
BONINO
La signora e
il signorino sono ancora al bagno. Non vi aspettavano. Avete forse scritto che
ritornavate, Miss Bernardini?
BEATRITA
BERNARDINI
No, sono
arrivata poco fa.
BRIGIDA (additando il seggiolone)
Accomodatevi,
intanto andrò ad avvertire il padrone che siete qui. (Beatrice siede). Il signorino Arcicrocicchio ha ricevuto la vostra
cartolina, colla veduta di Yougal! Sarete stanca del viaggio…
BEATRITA
Oh, no… Il
signorino ha fatto un po’ d’esercizi di piano durante la mia assenza?
BRIGIDA (ridendo)
Esercizi,
proprio! Figuratevi che adesso è mezzo impazzito dietro al cavallo del lattaio.
Avete avuto bel tempo laggiù, Miss Bernardini?
BEATRITA
Piuttosto
umido.
BRIGIDA (mestamente)
E anche qui a
giorni pioverà. (Si avvia verso lo
studio). Andrò ad avvertirli del vostro arrivo.
BEATRITA
Non
disturbarlo, Brigida. Se non tardano molto, posso star qui ad aspettarli,
finché tornano.
BRIGIDA
Ho visto
mentre entravate che c’era qualche cosa nella cassetta delle lettere. (Va alla
porta dello studio, discosta un poco il battente e chiama). Signor padrone, c’è
qui Miss Bernardini, per la lezione del signorino Arcicrocicchio.
Riccardo Cappatosoni entra dalla parte
dello studio e avanza verso Beatrita tendendole le mani. È un giovane alto, di
statura atletica, dall’aria un poco stanca. Capigliatura e mustacchi bruni e
fini. Porta occhiali. Indossa un abito di lana grigia.
RICCARDO
CAPPATOSONI
Benvenuta.
BEATRITA (si alza, gli stringe la mano arrossendo)
Buongiorno,
Mr Cappatosoni. Veramente io non volevo che Brigida vi disturbasse.
RICCARDO
Disturbarmi?
Per carità.
BRIGIDA
Signor
padrone, c’è qualcosa dentro la cassetta delle lettere.
RICCARDO (trae di tasca un piccolo mazzo di chiavi e
gliele dà)
Tieni. (a Miss Bernardini). Prego, sedetevi,
Orietta Berta sarà qui a momenti. (Brigida
esce dalla porta e rientra con due giornali)
RICCARDO
Lettere?
BRIGIDA
Soltanto
questi giornali italiani.
RICCARDO
Disponili,
per favore, sulla mia scrivania.
BRIGIDA (gli ridà le chiavi, porta i giornali nello
studio e scompare per la porta di destra)
RICCARDO
Già
cominciavo a pensare che non sareste più tornata. Sono passati dodici giorni da
che foste qui.
BEATRITA
Anch’io non
credevo di dover ritornare, invece eccomi qua.
RICCARDO
Avete
ripensato a ciò che vi dissi l’ultima volta?
BEATRITA
Molto.
RICCARDO
Io vi dissi
anche che non vi avrei mostrato ciò che vi ho scritto, se non quando me
l’avreste richiesto. Vi ricordate?
BEATRITA
E io non ve
lo richiederò.
RICCARDO (piegandosi in avanti e appoggiando i gomiti
sui ginocchi e giungendo le mani)
Avreste
piacere di leggere quelle mie pagine?
BEATRITA
Molto.
RICCARDO
Perché
parlano di voi?
BEATRITA
Sì, ma non
soltanto per questo.
RICCARDO
Perché le ho
scritte io? Per questo? Anche se ciò che vi troverete là dentro, vi sembrerà
qualche volta… crudele?
BEATRITA
(timidamente)
Questa è una
cosa che riguarda il vostro spirito, Mr Cappatosoni.
RICCARDO
Allora è il
mio spirito che vi attrae. Non è così?
BEATRITA (esitante, lo fissa un momento)
Per quale
motivo credete che io sia venuta qui?
RICCARDO
Molti motivi;
anzitutto la lezione di Arcicrocicchio. Poi noi ci conosciamo da tanti anni;
fin dalla fanciullezza. Roberto, voi, ed io: non è vero? Voi vi siete sempre interessata a me,
prima che io partissi, e anche durante la mia lontananza. Poi le lettere che ci
siamo scambiate intorno al mio libro. Adesso il libro è pubblicato. Forse voi
immaginate che nuove impressioni, nuove idee si vanno raccogliendo nel mio spirito;
forse sentite che potreste conoscerle. Non è questo il motivo?
BEATRITA
No.
RICCARDO
E quale
allora?
BEATRITA
Perché in
altro modo non avrei potuto vedervi. (lo fissa un istante e si volge
bruscamente)
RICCARDO
Perché in
altro modo non avreste potuto vedermi?
BEATRITA (d’un tratto confusa)
Non tornano. (si alza). È meglio che me ne vada.
RICCARDO (tendendo le braccia)
Ma voi
fuggite. Oh, rimanete, vi prego. Ditemi che avete inteso significare con quelle
vostre parole? Avete timore di dirmelo?
BEATRITA
Timore? No.
RICCARDO
Non avete un
po’ di confidenza in me? Non vi pare di conoscermi un poco?
BEATRITA
Difficile
conoscere uno che non sia noi stessi.
RICCARDO
Vi è
difficile conoscermi? Vi mandai da Roma i capitoli del mio libro, man mano che
li andavo scrivendo, e lettere, poi, lettere per nove lunghi anni.
BEATRITA
Ricordo. La
vostra prima lettera mi arrivò quasi un anno dopo la vostra partenza.
RICCARDO
E voi m’avete
risposto subito; e da allora m’avete seguito poi sempre nella mia lotta. (congiunge le mani in modo impetuoso).
Ditemi, Miss Bernardini, non sentiste che ciò che voi leggevate era scritto per
i vostri occhi? Che voi, voi sola me l’avete ispirato? Che io esprimevo in
quelle lettere, in quelle pagine, nella mia vita medesima, qualche cosa che era
pure nella vostra anima?e che voi non potevate o per orgoglio o per disprezzo…
BEATRITA
Non potevate…
RICCARDO (inclinandosi verso di lei)
Non potevate
perché non osavate… È questo il perché?
BEATRITA (assentendo)
Sì.
RICCARDO
Per timore
degli altri o per mancanza di coraggio?
BEATRITA (sommessamente)
Di coraggio.
RICCARDO
E così, voi
mi avete sempre seguito, avendo nel cuore l’orgoglio e il disprezzo.
BEATRITA
E la
solitudine (volge via la faccia, china il
capo fra le mani. Riccardo si leva, va lentamente alla finestra di sinistra,
poi ritorna verso di lei e le siede accanto)
RICCARDO
Lo amate
ancora?
BEATRITA
Non so.
RICCARDO
Era questo,
vedete, che mi rendeva così esitante verso di voi, allora. Anchorché io
sentissi che voi vi interessavate a me, che io ero qualcosa nella vostra vita…
BEATRITA
Sì, lo
eravate.
RICCARDO
Eppure questo
ci divideva. Sentivo di essere una terza persona. I vostri nomi li ho sempre
sentiti proferire insieme: Roberto, Beatrita.
BEATRITA
Eravamo primi
cugini. Nulla di strano che fossimo spesso insieme.
RICCARDO
Egli m’ha
raccontato della segreta promessa che vi siete scambiati. Roberto non ha
segreti con me. Immagino che lo sappiate.
BEATRITA (impacciata)
Quel che
avvenne fra noi da tanto tempo ormai è accaduto. Io ero una ragazza ingenua,
allora.
RICCARDO (sorride con malizia)
Ne siete
sicura? La cosa avvenne, vi ricordate? Nel giardino di mia madre (accenna al giardino), laggiù. E voi
saldaste, come si dice, la vostra fede con un bacio e gli donaste anche la
vostra giarrettiera. Permettete che vi ricordi tutto questo?
BEATRITA (con qualche ritenutezza)
Se credete
sia cosa degna di essere ricordata…
RICCARDO
Immagino non
l’abbiate dimenticato. (stringendosi le
mani quietamente). Non riesco a comprendere questa strana cosa. Pensai pure
che, dopo che io fui partito… Avete sofferto per la mia partenza?
BEATRITA
Sapevo bene
che un giorno o l’altro ve ne dovevate andare. Non sofrii. Mi trovai mutata
RICCARDO
Verso di lui?
BEATRITA
Ogni cosa era
mutata. La sua vita, il suo spirito. Sì, anche il mio spirito parve mutare,
dopo quel tempo.
RICCARDO (meditando)
Sì, io
compresi che voi eravate mutata quando ebbi la vostra prima lettera, dopo un
anno; e dopo la vostra malattia anche. Me lo dicevate nella vostra lettera
BEATRITA
Quella
malattia mi aveva ridotto quasi in punto di morte. Mi fece vedere la vita sotto
altro aspetto da quel di prima.
RICCARDO
E così, a
poco a poco, vi siete raffreddati l’un verso l’altro, non è vero?
BEATRITA (socchiudendo gli occhi)
Ma non così,
d’un tratto. Io vedevo in lui un pallido riflesso di quel che eravate; poi
anche quello svanì.
RICCARDO (con impeto trattenuto)
Perché
quell’accento accorato? La cosa non può essere stata tanto tragica.
BEATRITA (calma)
Oh, niente
affatto tragica, e riebbi vita e salute senza poterne usare. Sono
convalescente.
RICCARDO (garbato)
E nulla ha
potuto darvi pace?
BEATRITA
Se la nostra
religione avesse conventi, sarebbe là che la troverei.
RICCARDO (scuote il capo)
No, Miss
Bernardini, non la trovereste nemmeno là. Voi non potete donarvi interamente e
liberamente.
BEATRITA
Cosa
difficile donare sé stessi interamente, liberamente, ed essere felici.
RICCARDO
Anche voi
sentite che tale felicità è la migliore, la più grande che ci sia consentita.
BEATRITA (con fervore)
Sì, credo che
lo sentirei.
RICCARDO (piegandosi indietro, le mani intrecciate al
capo)
Oh, se
sapeste quanto soffro in questo momento! E anche per cagion vostra. Ma, più di
tutto, per cagion mia (con amara
veemenza), e come vorrei che mi fosse concessa ancora quell’asprezza
d’animo di mia madre morta! (Beatrice si
alza, lo guarda intensamente, poi va verso la porta del giardino. Ma si volge,
lo fissa ancora e s’avvicina a lui standogli accanto, con una mano sullo
schienale del seggiolone).
BEATRITA
Ha chiesto di
voi prima di morire?
RICCARDO
Chi?
BEATRITA
Vostra madre.
RICCARDO (la fissa intensamente)
Dunque
s’andava dicendo eh? Ch’ella m’avesse mandato a chiamare prima di morire e
ch’io non ci fossi andato
BEATRITA
Sì.
RICCARDO (freddamente)
No, non mi
mandò a chiamare. Morì sola, senza avermi perdonato, non confortata dai riti
del Partito.
BEATRITA
Mr
Cappatosoni, perché parlate in questo modo?
RICCARDO (si leva e passeggia nervosamente)
Eh, lo
immagino, ciò ch’io soffro in questo momento direte ch’è il mio castigo.
BEATRITA
E la sua
morte non v’ha commosso profondamente?
RICCARDO
Fin ch’ella
visse, sempre si tenne lontana da me, da Orietta Berta, dal nostro bambino. E
perciò aspettai la sua fine. Ed essa è venuta.
BEATRITA
Oh, non
parlate così!
RICCARDO (impetuosamente)
Forse che le
mie parole possono offendere il suo povero corpo che sta corrompendosi nel
sepolcro? Pensache ch’io non abbia avuto pietà del freddo e sterile amore
ch’ella mi portava? Io lottai, lottai contro il suo spirito fino all’ora della
sua morte. (si preme le mani contro la
fronte). E ancora adesso il suo spirito combatte contro il mio, qua dentro.
BEATRITA
Oh, non
parlate così!
RICCARDO
Mi cacciò di
casa. Per cagion sua fui ridotto a vivere per anni ed anni in esilio, quasi
povero. E non volli accettare il denaro ch’ella mi mandava a mezzo delle
banche. E aspettai anche, oh, ch’ella non morisse, ma che alfine mi giungesse
da lei un segno ch’ella m’avesse compreso, io ch’ero suo figlio, sua propria
carne e sangue; e che mai non venne.
BEATRITA
Nemmeno dopo
Arcicrocicchio?
RICCARDO (rudemente)
Il mio
bambino! Il figlio del peccato e della vergogna. Ma vi pare? (si ode bussare alla porta)
BEATRITA
Qualcuno ha
bussato. Sono essi che ritornano
RICCARDO
No, on è
Orietta Berta. Orietta Berta ha le chiavi. Dev’essere lui.
BEATRITA
Lui, chi?
RICCARDO
Roberto. Non
voglio vederlo. Ditegli che sono andato alla posta.
BEATRITA
Non
desiderate vederlo?
RICCARDO
Per ora no.
Questi nostri discorsi m’hanno turbato. Ditegli se vuole aspettare.
BEATRITA
Ritornerete?
RICCARDO
Forse. (esce svelto dalla parte del giardino.
Beatrita fa atto di seguirlo, ma s’arresta dopo pochi passi. Brigida entra
dalla porta di destra ed esce da quella di sinistra. Si sente aprire la porta
dell’atrio ed essa rientra, dopo qualche istante, con Roberto Granzotto-Bordin.
È un uomo fra i trenta e i quaranta, di statura mezzana e piuttosto tarchiato.
Il suo viso è sbarbato e di nobili tratti. Capelli ed occhi rossi. Carnagione
pallida. Portamento e linguaggio piuttosto dimessi. Porta un abito blu scuro, e
tiene in mano un gran mazzo di rose ravvolte nella carta velina).
2 di 12. continua
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