ROBERTO
GRANZOTTO-BORDIN (andando verso Beatrita
con le mani tese, ch’ella prende)
Cara cuginetta,
m’ha detto Brigida ch’eri qui. Non sapevo nulla del tuo arrivo. Hai forse
spedito qualche telegramma a mia madre?
BEATRITA
BERNARDINI (guardando le rose)
No.
ROBERTO (seguendo lo sguardo)
Guardi le mie
rose? Le ho portate qui per la padrona di casa.
BRIGIDA
BONINO
E come son
belle, signore. La padrona le avrà care.
ROBERTO (depone con cura il mazzo su una sedia in un
canto)
C’è nessuno
qui?
BRIGIDA
Sì, signore,
accomodatevi. Arriveranno a momenti. Il padrone era qui poco fa (si guarda intorno, poi con un mezzo inchino
esce dalla destra).
ROBERTO (dopo un breve silenzio)
Be’, come
state, Beatrita? Stan tutti bene laggiù in Yougal? Uggiosamente, eh, come al
solito.
BEATRITA
Quando li ho
lasciati stavan tutti bene.
ROBERTO (cordiale)
Sono assai
dolente di non aver saputo del tuo arrivo, sarei venuto ad incontrarti alla
stazione. Perché non mi hai avvertito? Hai sempre un certo strano modo di fare,
Beatrita!
BEATRITA
Grazie,
Roberto. Ma sono abituata ad andare attorno sola.
ROBERTO
No, intendevo
dire che… (Arcicrocicchio Cappatosini
striscia dentro la stanza attraverso la finestra aperta di sinistra. Poi balza
in piedi. Tutto porporino in volto, anelante. È un fanciulletto di otto anni,
con pantaloni corti, giacchetta di lana, berretto. Porta occhiali; è tutto
brio. Parla con lieve accento forestiero)
BEATRITA (andando verso di lui)
Bontà divina,
Arcicrocicchio, che succede?
ARCICROCICCHIO
CAPPATOSONI (senza fiato)
Eh, ho fatto
una corsa tutta la strada.
ROBERTO (sorride e gli tende la mano)
Buona sera,
Arcicrocicchio. E perché hai corso così tanto?
ARCICROCICCHIO
(stringendogli la mano)
Buona sera.
Vi ho visto in cima al tram ed ho gridato: Mr Granzotto-Bordin! Ma voi non mi
avete veduto. Mamma sarà qui a momenti. Dio, come ho corso.
BEATRITA
Ah, povera
me.
ARCICROCICCHIO
(stringendo le mani che Beatrita gli
porge)
Buona sera,
Miss Bernardini.
BEATRITA
Ti è
dispiaciuto che non sia venuta venerdì scorso per la lezione?
ARCICROCICCHIO
(dandole un’occhiata e sorridendo)
No.
BEATRITA
Contento?
ARCICROCICCHIO
(pronto)
Ma oggi,
sapete, è troppo tardi per la lezione.
BEATRITA
Via, una
piccola piccola…
ARCICROCICCHIO
Sì.
ROBERTO
Sei stato al
bagno, Arcicrocicchio?
ARCICROCICCHIO
Sì.
ROBERTO
Hai imparato
a nuotar bene?
ARCICROCICCHIO
(appoggiandosi alla piccola scrivania)
No. Mamma non
mi lascia andare dove l’acquea è profonda. E voi nuotate bene, Mr
Granzotto-Bordin?
ROBERTO
Oh,
splendidamente! Come un sasso.
ARCICROCICCHIO
(ride)
Come un
sasso! Volete parlare con papà, Mr Granzotto-Brosin?
ROBERTO
Sì, sono
venuto per questo.
ARCICROCICCHIO
(andando verso lo studio)
Andrò ad
avvertirlo. È la che scrive.
BEATRITA (calma, guardando Roberto)
No, Mr
Cappatosoni è fuori. È andato alla posta con alcune lettere.
ROBERTO
Be’, non
importa. Se è andato solo alla posta, lo aspetterò.
ARCICROCICCHIO
Mamma sta
arrivando. (dà una guardata attraverso i
vetri). Eccola. (Arcicrocicchio corre
fuori dalla porta di sinistra. Beatrita va lentamente verso la scrivania.
Roberto rimane in piedi. Breve silenzio, Arcicrocicchio e Orietta Berta entrano
dalla porta di sinistra. Orietta Berta è una giovane signora, di bell’aspetto,
dall’espressione calma e tranquilla, lineamenti morbidi; il suo tratto è
cordiale e spontaneo. Indossa un abito color lavanda e porta i guanti
attorcigliati attorno al manico del parasole).
ORIETTA BERTA
CALLEGARI IN CAPPATOSONI (stringendo le
mani)
Buona sera,
Miss Bernardini. Vi credevamo ancora laggiù, in Yougal. (piegando la testa). Buona sera, Mr Granzotto-Bordin.
ROBERTO (inchinandosi)
Buona sera,
signora. Pensate. Solo adesso vendo a sapere che Miss Bernardini è tornata.
ORIETTA BERTA
(ad ambedue)
Ma non siete
venuti qui insieme?
BEATRITA
No. Io giunsi
per prima. Mr Cappatosoni stava per uscire e mi disse che voi sareste rincasata
fra breve.
ORIETTA BERTA
Sono assai
spiacente; almeno mi avesse avvisata stamane.
BEATRITA (ride nervosamente)
Sono arrivata
appena un’ora e mezzo fa.
ORIETTA BERTA
Ma sedete,
prego, dovete essere assai stanca.
BEATRITA (presto)
Affatto.
Venni appunto per la lezione di Arcicrocicchio.
ORIETTA BERTA
Ah, non
voglio sentir parlare di lezioni, Miss Bernardini, dopo il lungo viaggio che
avete fatto.
ARCICROCICCHIO
(pronto, a Beatrita)
E poi non
avete portato nemmeno la musica.
BEATRITA (un po’ confusa)
Ma abbiamo
pure qui qualche vecchio foglio.
ROBERTO (pizzicando l’orecchio ad Arcicrocicchio)
Birbate, vuoi
marinare la lezione, eh?
ORIETTA BERTA
Non importa
la lezione; adesso prenderete una tazza di tè cn noi, Miss Bernardini. (va verso la porta di destra). Avvertirò
Brigida.
ARCICROCICCHIO
L’avverto io,
mamma. (fa per muoversi).
BEATRITA
No,
Arcicrocicchio, preferirei…
ROBERTO (tranquillamente)
Bene, veniamo
ad un compromesso. Si dia ad Arcicrocicchio una mezza lezione.
ORIETTA BERTA
Ma Miss Bernardini
è molto stanza.
BEATRITA (presto)
Oh, non
tanto.
ORIETTA BERTA
Allora, Miss
Bernardini, se vi piace suonarci qualche cosa, fate pure. Ma non statevi ad
affaticare con Arcicrocicchio.
ROBERTO (dolcemente)
Su, Beatrita,
suonate se questo è il vostro desiderio.
BEATRITA
Se
Arcicrocicchio vuol venire con me.
ARCICROCICCHIO
(stringendosi nelle spalle)
Se è soltanto
per sentire…
BEATRITA (lo prende per la mano)
E anche una
piccola lezione. Via, piccola piccola.
ORIETTA BERTA
Dopo di che
verrete qui a prendere il tè.
BEATRITA (ad
Arcicrocicchio)
Vieni,
Arcicrocicchio (Beatrita ed
Arcicrocicchio escono insieme per la porta di sinistra. Orietta Berta va verso
la scrivania, si leva il cappello, depone il parasole. Poi togliendo una
piccola chiave da un vaso, apre il cassetto della scrivania, ne toglie un
foglietto poi richiude. Roberto, in piedi, la guarda).
ORIETTA BERTA
(andando verso di lui col foglietto)
La notte
scorsa m’avete dato questo foglietto. Che significa?
ROBERTO
Non
l’immaginate?
ORIETTA BERTA
(legge)
“C’è una
parola che non ho mai osato dirvi”. Qual’è questa parola?
ROBERTO
Che mi
piacete pazzamente. (breve pausa. Si ode
un suono fievole dal cembalo nella stanza di sopra. Prende il mazzo delle rose).
V’ho portato queste rose. Volete accettarle?
ORIETTA BERTA
(prendendole)
Grazie. (le depone sulla tavola e le disviluppa
dalla carta). Perché quelle parole non avete osato dirmele la notte scorsa?
ROBERTO
Non ho mai
potuto né parlarvi, né starvi accanto un momento. Troppa gente sul prato.
Desideravo meditaste su quelle parole, e così mentre stavate per partire ve le
ho date.
ORIETTA BERTA
Ma adesso
avete osato dirmele.
ROBERTO
Voi
passavate. La via era invasa da una luce fosca e crepuscolare. Potevo scorgere
davanti a me la massa scura degli alberi. Voi passavate, sembravate come la
luna.
ORIETTA BERTA
(ride)
O perché
sembravo come la luna?
ROBERTO
In quel
vestito, col vostro agile e sottil corpo, camminando a piccoli passi uguali,
vidi proprio la luna quando veleggia pel crepuscolo… Passaste via e dileguaste
alla mia vista.
ORIETTA BERTA
Avete pensato
a me, la notte scorsa?
ROBERTO (avvicinandosi a lei)
Sempre io
penso a voi… Penso a voi come a qualcosa di squisito, di lontano…la luna… o
qualche musica delicata.
ORIETTA BERTA
(sorridendo)
E la notte
scorsa, che ero per voi?
ROBERTO
Sono stato
sveglio quasi tutta la notte. Udivo ancora la vostra voce. Vedevo ancora il
vostro viso nell’ombra della sera. I vostri occhi… Ho bisogno di parlarvi,
Orietta Berta, volete ascoltarmi? Posso parlare?
ORIETTA BERTA
(sedendo)
Dite pure.
ROBERTO (sedendo accanto a lei)
Vi do noia?
ORIETTA BERTA
Affatto.
ROBERTO
Pensavo di
sì. Quei poveri fiori li avete buttati là in un canto. E così di furia.
ORIETTA BERTA
(prende il mazzo dalla tavola e vi affonda
il viso)
Così? Vi
piace?
ROBERTO (osservandola)
Anche il
vostro viso è un fiore. Un fiore selvaggio, o un fiore di siepe. (accostandosi a lei con la sedia).
Perché sorridete? Per le mie parole?
ORIETTA BERTA
(deponendo il mazzo in grembo)
Perché immagino
che questo lo diciate anche alle altre. Ho sentito dire che avete tante
ammiratrici.
ROBERTO
Amiche.
Niente altro che amiche.
ORIETTA BERTA
E anche a
loro parlate così?
ROBERTO (offeso)
Ma come
potete farmi queste domande, Orietta Berta? Che dazza di uomo credete che io
sia? E allora perché m’avete ascoltato?
ORIETTA BERTA
Oh, m’avete
detto delle cose molto graziose. (lo
fissa un istante). Vi ringrazio per avermele dette, e pensate.
ROBERTO (piegandosi verso di lei)
Orietta
Berta!
ORIETTA BERTA
Ebbene?
ROBERTO
Ho un po’ il
diritto di chiamarvi con il vostro nome, no? Vi ricordate nove anni fa? Allora
eravamo Orietta Berta e Roberto. Perché non potremmo chiamarci così anche
adesso?
ORIETTA BERTA
(pronta)
Oh sì, perché
no?
ROBERTO
Voi lo conoscete
il mio segreto. Lo conoscevate fi da quella sera, che sbarcaste a Kingstown. Lo
compresi ripensandoci dopo.
ORIETTA BERTA
No. Non fu
quella sera.
ROBERTO
E quando,
allora?
ORIETTA BERTA
La sera che
io sbarcai a Kingstown ero molto stanca. (scuotendo
il capo). Non ho notato nulla in voi quella sera.
ROBERTO (sorridendo)
Ma… La vostra
prima impressione.
ORIETTA BERTA
(marcando le sopracciglia)
Eravate lì,
con le spalle voltate verso la corsia del pontile che discorrevate con due
signore.
ROBERTO
Sì, con due
brave signore di mezz’età.
ORIETTA BERTA
Vi riconobbi
d’un tratto, e notati che eravate diventato grasso.
ROBERTO (le prende le mani)
E questo
povero e grasso Roberto, dunque, non vi piace? Non credete a quello che vi
dice?
ORIETTA BERTA
Suppongo che
tutti gli uomini parlino in questo modo alle donne che piacciono loro e che
ammirano. Ah, che volete mai che io vi creda.
ROBERTO
Tutti gli
uomini, Orietta Berta? E anch’io allora?
ORIETTA BERTA
Sì, anche
voi.
ROBERTO
Tutti. Senza
eccezione? Anche lui? Anche Riccardo simile a tutti noi, almeno in questo, o
diverso?
ORIETTA BERTA
(guardandolo fisso negli occhi)
Diverso.
ROBERTO
Ne siete
sicura?
ORIETTA BERTA
(un po’ imbarazzata cerca di ritrarre le mani)
Sicurissima.
ROBERTO
(impetuosamente)
Orietta
Berta, posso baciare le vostre mani?
ORIETTA BERTA
Se lo
desiderate. (Roberto leva le mani di lei
alle labbra; d’un tratto ella si alza, poi sta in ascolto). Ascoltate! La
porta del giadino…
ROBERTO (alzandosi)
No. (breve pausa; si ode il suono del cembalo
dalla stanza di sopra). Non partite, Orietta Berta. Voi non dovete partire.
La vostra vita è qui, oramai. Sono venuto per questo, oggi, qui da voi. Sono
venuto per parlarvi, per indurlo ad accettare la posizione che gli offriamo.
Deve accettarla. E voi dovete persuaderlo ad accettare. Avete tanta influenza
su di lui!
ORIETTA BERTA
Volete dunque
che egli rimanga qui?
ROBERTO
Sì.
ORIETTA BERTA
E perché?
ROBERTO
Per voi,
Orietta Berta, perché voi sareste infelice via di qui, lontana. Ed anche per
lui, perché egli deve pur provvedere al suo avvenire.
ORIETTA BERTA
(ridendo)
Vi ricordate
che cosa vi rispose la notte scorsa, quando appunto gli parlaste di questo?
ROBERTO (ripensandoci)
Ah, sì.
Rispose che avere cura del proprio avvenire è distruggere la speranza e l’amore
del mondo.
ORIETTA BERTA
Non vi pare
sia un poco strano?
ROBERTO
Sì.
ORIETTA BERTA
Un poco
pazzo?
ROBERTO (accostandosi)
No, no, forse
siamo noi pazzi, Orietta Berta… Ascoltatemi, voi non dovete partire. Io non vi
permetterò di partire.
ORIETTA BERTA
Voi?
ROBERTO
Questi occhi
non devono partire. (le prende le mani).
Lasciate che io vi baci gli occhi?
ORIETTA BERTA
Fate.
ROBERTO (la bacia sugli occhi, poi le passa una mano
sui capelli)
Piccola
Orietta Berta!
ORIETTA BERTA
(sorridendo)
Non sono poi
tanto piccola, no? Perché mi chiamate piccola?
ROBERTO (la stringe per la vita)
Guardami
ancora dentro gli occhi.
ORIETTA BERTA
(lo fissa nella pupilla)
Hai delle
piccole macchie d’oro. Uh! Quante ne hai!
ROBERTO (divertito)
La tua voce,
Orietta Berta… Un bacio, un piccolo bacio sulla tua bocca.
ORIETTA BERTA
Prènditelo.
ROBERTO (la bacia sulla bocca, poi l’accarezza a più
riprese sui capelli)
Finalmente ti
tengo fra le mie braccia!
ORIETTA BERTA
Sei contento?
ROBERTO (mormorando)
Le tue
labbra.
ORIETTA BERTA
(socchiude gli occhi e lo bacia
rapidamente)
Là. (mettendogli le mani sulle spalle). Ed
ora? Perché non dici: grazie?
ROBERTO (furiosamente)
Ho bisogno di
parlarti, Orietta Berta. Da solo a sola, non qui. Verrai?
ORIETTA BERTA
(con gli occhi chinati)
Anch’io ho da
parlarti…
ROBERTO (con tenerezza)
Sì, sì, cara,
so. (la bacia ancora). E ti dirò
tutto, allora. E ti bacerò ancora. Baci lunghi, appassionati…
BERTA
Dove?
ROBERTO (con impeto di passione)
Sui tuoi
occhi, sulle tue labbra, per tutto il tuo corpo divino.
ORIETTA BERTA
(discostandolo un po’ confusa)
No, dicevo,
dove vuoi che ci troviamo?
ROBERTO
A casa mia.
Ma non in quella di mia madre. Ti manderò l’indirizzo. Verrai?
ORIETTA BERTA
Quando?
ROBERTO
Stasera, tra
le otto e le nove. Ti aspetterò tutta la sera. Ogni sera ti aspetterò, vuoi? (la bacia appassionatamente, tenendo stretto
il suo capo tra le mani. Dopo qualche istante ella si toglie, egli si siede)
ORIETTA BERTA
(ascoltando)
Aprono la
porta.
ROBERTO (intensamente)
Ti aspetto
dunque. (prende il foglietto dalla
tavola. Orietta Berta si allontana da lui lentamente. Riccardo entra dalla
parte del giardino e viene avanti togliendosi il cappello).
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