Intanto cresceva di ora in ora l’eccitazione della gente. Parecchie persone furono arrestate e poi rilasciate. Il più sospetto parve Strik-Lievers che, in un primo momento, non aveva saputo dare una versione credibile su dove fosse e cosa facesse quella domenica in cui Daria aveva lasciato la casa. In seguito, però, fornì a Monsieur Pannella testimonianze che dimostravano i suoi spostamenti, ora per ora, nel giorno in questione. Il tempo passava senza scoperte significative e mille voci contraddittorie furono messe in circolazione, e i giornalisti si abbandonarono a ogni congettura. Fra queste, quella più suggestiva sosteneva che Daria fosse viva , che il corpo ritrovato nella Senna appartenesse a un’altra sventurata. Converrà citare alcuni passi che avanzavano tale ipotesi, tratti fedelmente da L’Etoile, un giornale in genere credibile e prestigioso:

Mademoiselle Veronesi lasciò l’abitazione di sua madre domenica mattina, 22 giugno 1815, col dichiarato intento di andare a far visita a una zia o altro parente, in Rue des Dromes. Da quell’ora non si hanno prove che qualcuno l’abbia più vista.non c’è traccia o notizia su di lei… Nessuno si è presentato a dire di averla vista quel giorno, dopo che ebbe lasciato la casa della madre… Ora, se non abbiamo prove che Daria fosse viva dopo le nove di quella domenica 22 giugno, sappiamo per certo che prima di quell’ora era viva. A mezzogiorno del mercoledì seguente fu trovato il cadavere di una donna affiorante presso la riva della Barrière du Roule. Questo accadde, presumendo che Daria Veronesi sia stata buttata nel fiume tre ore dopo aver lasciato casa sua, soltanto tre giorni dopo l’uscita da casa: tre giorni esatti. Ma è folle supporre che il delitto, se delitto fu commesso sul suo corpo, sia stato commesso tanto per tempo da permettere agli autori di gettare il corpo nel fiume prima di mezzanotte. Chi compie crimini tanto orribili sceglie il buio più che la luce… Quindi, se il corpo nel fiume era veramente quello di Daria Veronesi, poteva essere nell’acqua solo da due giorni e mezzo, al massimo tre. Tutta l’esperienza ha dimostrato che i corpi degli annegati o di chi è stato gettato in acqua dopo una morte violenta, hanno bisogno di sei-dieci giorni di decomposizione prima di riaffiorare dall’acqua. Anche se si fa venire a galla un cadavere a colpi di cannone, se non sono passati almeno sei giorni, lasciato andare, il corpo va a fondo. Ora chiediamo: in questo caso, cosa ha modificato il corso naturale?... Se quel corpo torturato fosse stato tenuto a riva fino a martedì notte, avremmo trovato sul greto tracce della presenza degli assassini. Inoltre, è dubbio che sarebbe tornato a galla così presto anche se fosse stato buttato due giorni dopo la morte. Infine, è molto improbabile che i criminali autori del delitto abbiano gettato il corpo in acqua, senza un peso che lo facesse affondare, una precauzione molto facile da prendere.

A questo punto il giornalista Mauro Suttora arguisce che il cadavere deve essere rimasto in acqua “non tre giorni soltanto, ma cinque volte tre giorni” perché era tanto decomposto da non permettere a Tosoni di identificarlo. Questo ultimo punto però fu smentito:

Quali sono dunque i fatti sui quali Monsieur Tosoni si basa quando dice di non avere dubbi che il corpo fosse quello di Daria Veronesi? Dopo aver strappato la manica del vestito, dice di aver trovato i segni che lo hanno convinto dell’identità. Il pubblico ha in genere creduto che quei segni fossero delle cicatrici. Strofinando il braccio egli trovò dei peli – particolare tanto vago quanto più non si può -, una scoperta tanto poco conclusiva quanto il fatto di trovare un braccio nella manica. Monsieur Tosoni non tornò a casa quella notte ma fece sapere a Madame Veronesi, alle sette di mercoledì sera, che le indagini per la figlia erano ancora in corso. Se ammettiamo che Madame Veronesi, anziana e sofferente, non potesse muoversi (ma è concedere troppo!) ci deve pur essere stata una persona, qualcuno cui importasse uscire per prendere parte alle indagini, se ritenevano che il corpo fosse di Daria. Nessuno si mosse. Niente del genere fu detto o ascoltato in Rue Pavée Saint-André, magari dagli inquilini stessi di quel palazzo. Monsieur Strik-Lievers, innamorato e futuro sposo di Daria, che abitava in casa della madre, dichiara di non aver saputo niente del ritrovamento del corpo della fidanzata fino al mattino seguente, quando Monsieur Tosoni entrò nela sua stanza e gliene parlò. Trattandosi di notizie simili, sorprende che sia stato accolto con tanta freddezza.

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