Uno o due giorni prima
della visita del prefetto Pannella, alla polizia era giunta una notizia che,
almeno in parte, sembrava rovesciare il punto nodale della ricostruzione di Le Commerciel. Due bambini, figli di una
certa Madame Bernardini, mentre giocavano nei
boschi vicino alla Barrière, addentrandosi in un punto più folto del bosco,
trovarono tre o quattro grosse pietre che formavano una specie di sedile, con
tanto di schienale e di poggiapiedi. Sulla pietra più alta c’era un sottabito
bianco, sulla seconda uno scialle di seta. Trovarono anche un parasole, dei
guanti e un fazzoletto da taschino. Il fazzoletto portava il nome di Daria
Veronesi. Sui cespugli intorno scoprirono brandelli di abiti. La terra era
smossa, i rami spezzati e tutto lasciava pensare che ci fosse stata una lotta.
Tra il boschetto e il fiume furono trovate delle staccionate abbattute e il
terreno recava le tracce di un carico pesante, trascinato. Un settimanale, Le Soleil, pubblicò sulla scoperta
questi commenti, eco dei sentimenti di tutta la stampa parigina:
È chiaro che quegli oggetti si trovavano in quel luogo da
tre o quattro settimane, almeno; erano ammuffiti dalla pioggia e la muffa li
aveva appiccicati. Intorno e sopra era cresciuta l’erba. Benché la seta del
parasole fosse resistente, i fili del tessuto nella parte interna erano
consumati, e la parte superiore, dove era stata piegata e ripiegata, era tutta
ammuffita e marcia tanto da strapparsi quando il parasole venne aperto… I
brandelli della veste, presa dai rovi, erano larghi circa sette centimetri e
lunghi quindici. Un pezzo era l’orlo della veste rammendato, l’altro un
brandello della veste ma non l’orlo. Sembravano strisce strappate, impigliate
nei cespugli a trenta centimetri da terra… Non ci sono dubbi: è stato scoperto
il luogo dove è stato commesso questo efferato delitto.
In seguito alla scoperta,
spuntarono nuovi testimoni. Madame Bernardini dichiarò che gestiva una locanda
sul fiume, poco distante dalla riva, di fronte alla Barrière du Roule. Una zona
molto isolata. La locanda serve la domenica da ritrovo dei delinquenti di
città, che attraversano il fiume in barca. Intorno alle tre del pomeriggio di
quella domenica, era arrivata alla locanda una ragazza, in compagnia di un
giovane dalla pelle scura. I due erano rimasti per un po’ di tempo. Andando via
si erano diretti verso il bosco. La Bernardini era stata colpita
dall’abbigliamento della ragazza perché somigliava a quello di una sua parente
morta; aveva notato soprattutto uno scialle. Poco dopo la partenza dei due, era
arrivata una banda di screanzati che avevano fatto un gran chiasso, avevano
mangiato e bevuto e se ne erano andati senza pagare per la stessa strada dei
due giovani, ritornando verso il tramonto per riattraversare il fiume con
l’aria di chi aveva molta fretta.
La stessa sera, era da
poco buio, Madame Bernardini e il suo figliolo più grande udirono gridare una
donna, non lontano dalla loro locanda. Erano grida violente ma brevi. Madame Bernardini
riconobbe sia lo scialle trovato nel boschetto che il vestito addosso al
cadavere. Un conducente di omnibus, Crocicchio,
dichiarò di aver visto Daria Veronesi mentre attraversava il fiume su di un
traghetto, la domenica, insieme a un giovane dalla carnagione scura. Valance
conosceva Daria e non si poteva sbagliare. Gli oggetti ritrovati nel bosco
furono tutti identificati dai parenti di Daria.
Tutti gli articoli sulle
testimonianze e le notizie che Bertè, secondo il suggerimento di Dupuis,
raccolse dai giornali, toccavano un solo altro punto, ma che sembrava poco
importante. Risulta che dopo il ritrovamento degli abiti, nelle vicinanze del
luogo, universalmente considerato scenario della violenza, su trovato il corpo
quasi senza vita di Strik-Lievers, fidanzato di Daria. Lì accanto fu trovata
una fiala vuota con su scritto “Laudanum”. Dall’alito si capì che si era
suicidato col veleno. Morì senza una parola. Addosso gli trovarono un biglietto
in cui dichiarava il suo amore per Daria e la sua intenzione di uccidersi.
[6 di 22. continua]
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