Oggi studiavo i disastri ferroviari, ed è interessante notare come quattro su otto delle maggiori catastrofi per numero di vittime siano accadute durante le due guerre mondiali - in Francia e Romania nel 1917 e in Italia e Spagna nel 1944 -, come se allo stremo di civili e soldati si aggiungesse la sfiga supplementare dei più gravi incidenti ferroviari in ciascuno di questi quattro grandi paesi latini. Ma andiamo per ordine.

IL 13 GENNAIO 1917 sulla linea ferroviaria da Barlad a Iasi, che nel raggiungere Ciurea scende una quindicina di chilomentri ripidi, un treno con 26 vagoni e due locomotive trasporta soldati russi feriti e  gente che scappa dall'avanzata dei nemici, un migliaio di individui stipati nei vagoni i cui freni, per un insieme di concause, non funzionano, mentre i freni delle locomotive sono insuffienti a rallentare l'accelerazione in discesa. Per evitare che tamponasse un altro treno in sosta alla stazione di Ciurea, fu dirottato su un binario dal quale deragliarono 24 dei 26 vagoni, uccidendo quasi tutti: le stime oscillano tra 600 e mille vittime.

UNDICI MESI DOPO, il 12 dicembre 1917, un migliaio di soldati francesi tornano dal fronte italiano, dove hanno aiutato a recuperare terreno perso nella disfatta di Caporetto, sul treno 612 che li porterà a Chambery tramite il valico di Modane, dove vengono aggiunti due vagoni e gli ufficiali scendono per prendere il diretto per Parigi, mentre i soldati da Chambery si spargeranno nell'esagono per godere di quindici giorni di licenza natalizia.

IL TRENO DI 20 VAGONI, che è lungo 350 metri e pesa 526 tonnellate, comincia senza problemi la discesa da Modane alle 23.15, ma poco dopo prende eccessiva e crescente velocità, fino a raggiungere 135 km/h dove il limite è di 40, e deraglia a Saint Michel de Maurienne. Il treno sovraccarico avrebbe dovuto avere due locomotive per garantire la frenata, ma una delle due locomotive fu destinata a un treno di munizioni e l'ufficiale responsabile del traffico, il capitano Fayolle, minacciò di punizioni il machinista Girard, che conosceva bene il percorso e aveva inizialmente rifiutato di condurre il pericoloso convoglio lungo un dislivello di 330 metri.

IL RILUTTANTE GIRARD sarà uno dei pochi superstiti del deragliamento e conseguente incendio dei vagoni di legno italiani illuminati a candele, incendio che non si estinse fino alla sera dopo. Infatti senza che lui se ne fosse accorto, impegnato com'era a cercare di frenare (invertendo la marcia e gettando sabbia sui binari), il treno dietro di lui si era staccato dalla locomotiva, che riuscì finalmente a fermare. Fortunato anche un contingente britannico, pure di ritorno su un'altro treno dall'Italia in sosta a Saint Jean de Maurienne, che grazie alla prontezza dei capo-stazione fu fatto partire in tutta fretta per evitare che venisse tamponato. Con 461 corpi identificati (ma solo 183 soldati che si ripresentarono sui 978 ufficialmente a bordo), quello di Saint Michel de Maurienne resta ad oggi il peggiore disastro ferroviario francese, e anche il ricordo più tragico della grande guerra in quella vallata. 

ALTRA GUERRA, ALTRO GENNAIO, altro Paese e altro disastro. Alle 20.30 del 3 gennaio 1994 il treno passeggeri Galicia era partito da Madrid diretto appunto in Galizia, e viaggiava con un paio d'ore di ritardo per problemi ai freni. Quando non riesce a fermarsi ad Albares, il capostazione telefona subito a quello di Torre del Bierzo per avvertirlo, il quale fa partire subito un trenino di tre vagoni per liberare il binario e sperare non venga tamponato. Ma il treno impazzito si infila sparato nel Tunnel numero 20, subito dopo la stazione, quando l'altro treno non ne è ancora uscito, e ne distrugge due vagoni oltre a uno dei propri, con conseguente incendio in galleria.

COME SE NON BASTASSE, un treno carico di carbone stava percorrendo la linea nella direzione opposta, linea sulla quale l'incidente aveva messo ko il sistema di segnalazioni, e a nulla valse che il macchinista gli corresse incontro per fermarlo, finendone investito. L'incendio divampò per due giorni e rese impossibile l'identificazione delle vittime, che ufficialmente furono 200 ma alcune fonti sostengono 5-600, anche perché l'incidente fu messo a tacere dalla censura del regime di Franco. Il Tunnel numero 20 è stato definitivamente chiuso nel 1985 e nel 2002 dalla vicenda è stato tratto un documentario dallo stesso titolo.

VENIAMO INFINE ALL'ITALIA, dove la notte tra il 2 e 3 marzo 1944, centinaia di napoletani sono stipati illegalmente su un treno merci che li porta nelle campagne lucane in cerca di cibo da scambiare con caffè e sigarette portati dagli anglo-americani che stanno bastonando i nazifascisti, in circostanze storiche post-belliche di carenza di generi di prima necessità, tra i quali anche il carbone, fattore determinante nell'immane tragedia, e gli stessi trasporti sono razionati: solo due treni passeggeri alla settimana sulla Napoli-Potenza. 

INFATTI SCARSEGGIA, oltre al cibo, carbone di buona qualità dopo la fuga dei tedeschi, sostituito da fetente carbone americano che produce gas velenosi senza odore come il monossido di carbonio, causa della morte di circa 500-600 persone a Balvano, Basilicata, nella Galleria delle Armi. Questa volta il treno è in salita, le ruote scivolano sui binari umidi, il treno si blocca e non c'è un filo di vento per spazzare via il fumo delle locomotive a tutto vapore cercare una di risalire e l'altra spingere indietro per uscire dalla galleria, finché in pochi secondi i macchinisti svengono per le esalazioni e moriranno con i passeggeri. Per un approfondimento sul disastro di Balvano vedi Wikipedia.

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