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– Scusi se la disturbo
Carissimo
John, […] quante volte ci capita di essere disturbati, specialmente
all’ora di pranzo o durante un pisolino, da poveri cristi di
precari che cercano di venderci olio di oliva, filtri per la
depurazione dell’acqua, completi matrimoniali, aspirapolvere
anti-batterici (per non menzionare luce, gas, telefono), e li
sentiamo esordire con “Buongiorno, scusi se la disturbo…”
Questa è la più grossa bestemmia del telemarketing, in quanto alle
orecchie dell’ascoltatore implica che lo si stia disturbando, e
così hai già rovinato tutto, giacché la fase più importante della
telefonata sono i primi trenta secondi, nei quali si deve stabilire
un’empatia per agganciare il potenziale cliente. Bisogna al
contrario trasmettergli la sensazione che gli si sta facendo un
favore, quindi mai e poi mai usare la parola disturbo, è tabù.
Ma
tra le principali regole di un telemarketing professionale quella
numero uno è un’altra: il BANT, che sta per Budget, Authority,
Need e Time. Budget significa accertarsi che l’azienda abbia
previsto nel bilancio un capitolo di spesa relativo all’oggetto che
gli si vuole appioppare, o comunque un capitolo per spese impreviste;
Authority che la persona con cui parli abbia appunto il potere di
autorizzare tali spese; Need che abbiano bisogno di questo nuovo
oggetto o di cambiare quello vecchio se ce l’hanno già; Time che
prevedano di dotarsene entro un ragionevole lasso di tempo, diciamo
non oltre i sei mesi.
Nel
caso delle piccole e medie aziende, spesso a conduzione famigliare,
le questioni di Budget, Need e Time sono di relativa importanza: se
sei convincente la necessità può essere indotta, e in assenza di un
consiglio di amministrazione i bilanci sono elasticamente a
discrezione del titolare, perciò la cosa fondamentale è
l’Authority, vale a dire riuscire a parlare con colui che gestisce
il denaro, il che implica superare lo scudo di queste figure
mitologiche che sono la centralinista e/o la segretaria, uno sport ad
ostacoli nel saltare i quali sono modestamente una campionessa, per
cui riesco quasi sempre a finire col parlare al commendator Brambilla
di TeleBrambilla.
Virginia
- “Vorrei parlare con il commendator Brambilla”
Segretaria
- “Se è per un’offerta ci mandi una mail a info@brambilla.tv”
Virginia
- “Glie l’ho già mandata direttamente alla sua mail personale e
volevo appunto sapere cosa ne pensa in quanto sono certa che sia
interessato”
Segretaria
- “Ah! Resti in linea, vedo se c’è”
Info?|?
Non scherziamo, nel telemarketing non si mandano mai le mail al
signor “info”. Ma come faccio a mandare una mail personale al
titolare, visto che non è certamente pubblicata sul loro sito web?
Tutti sanno che il padrone di TeleBrambilla si chiama Piersilvio
Brambilla, ma gli indirizzi di posta elettronica possono assumere
diversi formati: p.brambilla, psbrambilla, brambilla_piersilvio e
così via. Allora si fa una ricerca in Google per “@brambilla.tv”
e si troverà sempre di quell’azienda un salame che ha pubblicato
la sua email da qualche parte nel web: john.patel@brambilla.tv,
così
adesso sappiamo che il formato che usano è nome.cognome e prima di
chiamare possiamo mandare la nostra mail a
piersilvio.brambilla@brambilla.tv
.
Ma
torniamo alle mie vicissitudini. Dopo i due anni nel settore
termoidraulico, è a questo punto che, sempre lavorando da casa a
spese mie, torno in quello degli aspirapolvere, questa volta per
un’azienda seria con un nome storico che ha fatto parte del gruppo
industriale per il quale tu attualmente lavori, il quale ha però
scorporato la divisione degli aspirapolvere professionali. Mi rivolgo
infatti a una clientela business – uffici, negozi, alberghi e
ristoranti -, la qual cosa preferisco di gran lunga rispetto al
perseguitare i privati, verso i quali sono frenato da un senso di
colpa come se li stessi truffando, quando so che il prodotto è una
fregatura come gli aspirapolvere domestici dei tuoi concorrenti di
cui in precedenza.
Si
suppone invece che se parlo con un direttore d’azienda, che sia il
manager commerciale, finanziario, degli acquisti o il titolare
stesso, costoro sappiano il fatto loro e siano poco propensi a farsi
fregare. La fregatura invece la presi io, perché la multinazionale
degli aspirapolvere professionali aveva appaltato il telemarketing a
un delinquente che a distanza di un anno deve ancora finire di
pagarmi. Durante quest’anno la sua ditta è fallita, di conseguenza
la sua segretaria-amante lo ha piantato, gli si è incendiato un
capannone in Romania, è morto suo fratello e si è preso due cancri
al fegato e alla prostata. Non so se siano tutte scuse per rimandare
il pagamento, ma sul cancro tendo a credergli: per quanto non lo
augurerei neanche al mio peggior nemico (specialmente a uno che mi
deve dei soldi prima di tirare le cuoia), non mi stupirebbe se
l’avesse fatto qualcun altro di quelli che ha truffato.
Durante
questo ultimo anno ho lavorato solo una settimana, in un call centre
che vendeva completi di lenzuola e biancheria per la casa, finché si
sono ricordati di cosa facevo da queste parti prima di andarmene un
quarto di secolo fa: Politica con la P maiuscola. E siccome la
direttrice del call centre è la moglie di un assessore comunale (che
ne è anche socio) di un partito avverso, come l’hanno scoperto mi
hanno licenziata in tronco. Viva l’Italia. In attesa di rileggerti,
per ora ti saluto perché devo andare a un colloquio di lavoro.
Ovviamente in un call centre.
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