18 – Epilogo

Sono trascorsi nove mesi di gestazione di questo racconto delle mie esperienze più significative di venditore porta a porta e sarebbe ora di partorire un epilogo, anche se, come è noto, i computer raddoppiano di velocità ogni 18 mesi e perciò in teoria sarebbero trascorsi solo 6 mesi, anche se poi bisogna ricordare che i computer raddoppiano di velocità ogni 18 mesi e quindi questi 6 mesi risulterebbero 4, senza però trascurare che i computer raddoppiano di velocità ogni 18 mesi e pertanto i quattro mesi si ridurrebbero in realtà a 94 giorni, 16 ore e 40 minuti, per tacer del fatto che i computer sui quali ho scritto queste mie epiche gesta raddoppiano di velocità ogni 18 mesi, dal che se ne adduce che potrei continuare così per tutto l’epilogo e finire per trasformare il parto in una eiaculazione.

Ma non ho il tempo neanche per quella: da Bergamo devo correre a Buccinasco, esattamente dalla parte opposta di Milano, per un appuntamento, una potenziale vendita. Il contact centre che adesso mi procura le lead me ne ha passata una lead che suona promettente: una giovane che spero carina come suona dalla voce. L’ho chiamata per confermare la visita, come sempre insistendo che alla dimostrazione fosse presente anche il marito, al che lei ha risposto con un generico “sì, ci sarà, ma è convivente”. Ora mi devo precipitare su quelle dannate, intasate, ingolfate e annebbiate autostrade tangenziali, senza neppure il tempo di leggere una mail di Virginia arrivata proprio in questo momento. Ve la copio-incollo di seguito e quanto a me la leggerò al mio ritorno questa sera.

Carissimo John, […] ti avevo lasciato accennandoti al colloquio di lavoro che ho avuto stamattina qui a Milano, dove sono arrivata ieri in anticipo per viaggiare gratis in treno senza multe, col mio metodo che conosci, avendo però l’accortezza di scegliere treni veloci che fermino solo nelle stazioni principali. Altrimenti partendo da Conegliano con un treno locale si rischia di scendere cinque chilometri dopo a Susegana, ancora a est del Piave, alle 10 del mattino e dover aspettare mezzogiorno il successivo locale per Treviso. Quivi giunti si eviterà la tentazione di tagliare direttamente per Vicenza, altrimenti si può rimanere incastrati per ore nel nulla di Cittadella. Insomma, per tagliare breve una lunga storia, un po’ per volta ieri sera sono arrivata in Centrale, assai assetata.

Per il vagabondo o la vagabonda professionista bere è un problema relativo: bisogna mettere da parte l’orgoglio ed elemosinare, senza la pretesa di chiedere un euro bensì solo pochi centesimi, e in una mezz’oretta davanti a un supermercato si mette insieme appunto un euro per un cartone di vino o due lattine di birra. Quanto all’altro mio bisogno tossico primario, fumare, mi conosci e ricorderai come anche questo mi riesca gratis, scroccando sigarette ai consumatori dei tavolini esterni dei bar, ma facendo bene attenzione a memorizzare la vittima, che nel frattempo potrebbe spostarsi da un bar all’altro: il doppio scroccaggio comporta triplo bestemmiaggio.

Vabbé, sai già come come viaggio, bevo e fumo a costo zero. E aggiungo, per il vagabondo acculturato, anche leggere il giornale in biblioteca, dove stare al caldo almeno di giorno. Tutte cose delle quali l’organismo umano potrebbe fare a meno per lunghi periodi, ma non il dormire: la privazione del sonno, per mancanza di luoghi o per timore di essere derubati dai “colleghi” dei propri pochi averi, a lungo andare è causa di arresto cardiaco. Per evitare il quale ho chiesto ospitalità a Sarah, anche per lavarmi in modo da presentarmi bene al colloquio stamattina, che temo sia andato male come quasi sempre succede quando ti salutano con il classico “le faremo sapere”. Per consolarmi adesso provo a telefonarti così, se vuoi, finalmente ci si rivede. Ciao, tua Virginia.

- Virginia, apri tu per favore? Sono in bagno!

Lo sapevo già che era in bagno, a farsi bella per un misterioso visitatore, e al suono del campanello mi ero già diretta alla porta. Quando l’ho aperta sono rimasta di sasso, e l’uomo davanti a me altrettanto senza parole, a guardarci allibiti per forse quasi un mezzo minuto che è sembrato un’eternità. Beh, “eternità” no, non esageriamo, diciamo che sono sembrati lunghi come i vent’anni che non ci si vedeva, vent’anni rivissuti durante i venti secondi di sguardo incrociato nelle espressioni ammutolite. Vent’anni in venti secondi, e la prima cosa che a questo salame esce dalla bocca è:

- Ma tu lo sai che, la velocità dei computer raddoppiando ogni diciotto mesi, dopo vent’anni è come se non ci vedessimo da un solo ciclo mestruale?

Avesse detto una fase lunare, sarebbe stato più romantico e sarei rimasta a guardarlo inebetita, ma la trivialità mi risvegliò e lo feci accomodare, mentre Sarah usciva dal bagno tutta bella addobbata in scollatura e tacchi alti. Esaurite le formali presentazioni, John diede inizio alla sua migliore dimostrazione, o dovrei dire prestazione, e per ore ci demmo dentro in tre. Altro che idraulici, postini o quelli che consegnano la pizza: i migliori attori porno provengono dal settore aspirapolvere, con tutti quei loro tubi telescopici e flessibili… Sì, perché se il lavoro mobilita, la disoccupazione impolvera.

FINE



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