5 – Tappeti volanti

Se un vantaggio dell’essere nato nella terza decade del Sagittario, proprio come la mia amata Virginia, è di possedere una personalità dinamica e avventurosa quanto sensibile e immaginifica, d’altra parte l’unica fregatura è l’essere talmente vicini alle festività natalizie che molti amici e parenti vi trovano la scusa per farti un unico regalo per entrambe le occasioni. Però il 20 dicembre di quest’anno ho ricevuto un regalo speciale: gli auguri di Virginia, della quale non avevo notizie da vent’anni. In verità, da quando esistono i social network ne avevo rintracciato il profilo e seguito le di lei vicissitudini sul suo blog. A dimostrazione che, pur avendo nel frattempo felicemente messo su una bella famigliola, in tutto questo tempo non ho mai smesso di pensarla.

A giudicare dalla foto, la mia splendida coetanea è ancora molto affascinante, nonostante continui dichiaratamente ad abusare di sostanze legali e illegali, in un circolo vizioso al tempo stesso causa e momentaneo sollievo della depressione di questa donna ciclotimica tendente al bipolare, che ai periodi bui ha alternato i soliti lavoretti precari nei call centre di mezzo mondo. Il suo diario è aperto a tutti e così da qualche anno a questa parte ho potuto “spiarla” senza osare contattarla, o come si dice chiederle l’amicizia sul più noto di questi social network. Immaginate dunque la sorpresa quando stamattina ho acceso il computer e mi sono trovato davanti il suo messaggino di auguri. Ne sono rimasto sconvolto in un turbinio di emozioni contrastanti, emozioni come se fossero gomma che lei stava mescolando (un lavoro sporco e faticoso).

Mi sono rammaricato di non averglieli fatti io, gli auguri di compleanno, pochi giorni prima, ma sono stato felice sia stata lei a intraprendere il primo passo per riallacciare i rapporti. Ora, con la scusa che il nostro tema qui è il lavoro, vi riporto di seguito quanto mi ha scritto in proposito, depurato dalle parti sul nostro rapporto personale, anche perché sono preoccupato che mia moglie potrebbe leggere questo libro e di conseguenza io doverne subire la gelosia retroattiva.

Carissimo John, [censura] penso che dopo tanto tempo meriti una spiegazione. Era successo che avevo conosciuto una tale Sarah in una bella giornata di primavera. Una ragazza di vent'anni con i capelli corti e biondi che passeggiava lungo corso Garibaldi soffermandosi quasi ad ogni vetrina, gli occhi accesi saettanti curiosi a caccia di particolari colorati. Poi, sfinita, si era seduta su una panchina davanti a quella dove stavo io fumando una canna nel parco Sempione. Quando mi si avvicinò per chiedermi un tiro, io avevo una gran voglia di parlare, e cominciando a chiacchierare facemmo amicizia.

Non avendo però alcuna intenzione di confidarmi sul mio rapporto in crisi con te, ho cominciato con l’inventarmi una nuova identità, il che non è stato difficile, considerato che ero fumata dura. Pescando dal mio breve passato di studentessa all'accademia di Brera, mi sono dichiarata pittrice vagabonda di passaggio e ho insistito così a lungo e così bene in quella parte che Sarah si è fermata ad ascoltarmi rapita e affascinata. Il tempo è volato via veloce tra sogni, quadri, luci e colori tanto che, alla fine, entrambe siamo rimaste stupite nel constatare di aver trascorso insieme quasi tre ore.

Avevamo riso parecchio, ci eravamo raccontate quasi tutto, tanto per cominciare dal nostro pressante desiderio di scappare non si sa bene dove né da chi (beh, io lo sapevo: da te e da me stessa). Avevamo constatato che, per entrambe, questo desiderio nasceva dalla pancia e si sviluppava, più spesso durante le giornate di sole, espandendosi in tutto il corpo. Se lo si ignorava, si trasformava in malinconia. Fingendo fino a seppellirlo negli angolini più oscuri, diventava tristezza, depressione, nervosismo. Io, badando a non lasciarmi sfuggire particolari che era meglio non rivelare, avevo seminato qualche piccolo indizio circa i miei problemi con te, asserendo che proprio in quel momento stavo considerando il fattore fuga, anche se non sapevo esattamente come cominciare a muovermi. Mi sembrava di assistere ad una partita a scacchi dove ogni mossa era una sorpresa che accadeva all'improvviso e ribaltava la situazione. I pezzi si muovevano autonomamente e lei era una spettatrice tranquilla.

Il suo telefonino cominciò a pigolare intonando la Marsigliese. La chiamava il call centre di un partito politico, per una casualità lo stesso partito politico per il quale avevo a lungo militato, naturalmente per chiederle soldi. Io colsi la palla al balzo e mi feci passare l’operatrice per chiederle se avevano bisogno di nuove colleghe in quella campagna di autofinanziamento straordinario. Il giorno seguente, dopo essere uscita presto senza svegliarti e lasciandoti solo un bigliettino di addio, ero già nella capitale, prima tappa di un lungo viaggio che mi avrebbe portato a vendere tappeti volanti vagando per l’Europa, un girovagare del quale ti scriverò la prossima volta. Ciao, tua Virginia.



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